Coronavirus, è polemica sul piano "segreto". Speranza chiarisce
Il piano "segreto" per contrastare l'epidemia di coronavirus prevedeva tre scenari, uno dei quali così drammatico da essere stato tenuto nascosto
Il Corriere della Sera ha fatto luce su un documento di 55 pagine, redatto da tecnici e scienziati per far fronte all’emergenza coronavirus in Italia già da prima che l’epidemia facesse il suo corso. Questo piano prevedeva tre scenari su come si sarebbe potuta evolvere l’epidemia, uno dei quali sarebbe stato così drammatico da essere stato tenuto segreto per non scatenare il panico tra i cittadini.
Coronavirus, in cosa consiste il documento secretato
Andrea Urbani, direttore generale della Programmazione sanitaria, ha rivelato al Corriere della Sera che nel terzo scenario si sarebbero potuti verificare “tra i 600mila e gli 800mila” decessi. Una cifra esorbitante, che ha quindi condotto alla decisione di non divulgare la previsione per “non gettare nel panico la popolazione”.
Piano “segreto” sul coronavirus, scoppia la polemica
Ma queste giustificazioni non sono bastate al leader leghista Matteo Salvini, che in diretta Facebook ha dichiarato: “Se è vero che questo piano ‘segreto’ è stato tenuto nascosto non solo agli italiani ma anche ai sindaci e ai governatori sarebbe di una gravità inaudita. Se fosse vero qualcuno ne dovrà rispondere”.
A Salvini ha fatto eco anche il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, che sui social ha affermato: “Il governo era al corrente dei rischi della pandemia ma li ha tenuti segreti. L’ha detto il direttore generale del ministero della Sanità, Urbani, parlando di un piano riservato. Sono rivelazioni gravissime: è la verità?”.
“Chiedo chiarimenti al presidente del Consiglio Giuseppe Conte“, ha concluso il governatore.
Piano “segreto” sul coronavirus, la replica di Speranza
Alle polemiche ha replicato il ministro della Salute Roberto Speranza, come riporta l’Ansa: “È un merito aver approfondito i possibili scenari e le eventuali azioni da mettere in atto già dal 12 febbraio quando in Italia c’erano 3 casi e il centro europeo per la sorveglianza ed il controllo delle malattie, considerava bassa la possibilità di diffusione del contagio”.
Lo studio era stato richiesto dalla task force istituita per l’emergenza, ed è stato prodotto dalla Direzione della programmazione sanitaria del ministero, insieme all’Istituto superiore di sanità e l’Inmi Spallanzani.
“Lo studio – ha precisato il ministro – è stato uno degli strumenti utili alla definizione delle misure adottate dal 21 febbraio”. Un faro guida che ha dunque permesso al premier Conte di prendere le decisioni per contenere l’epidemia.