Omicidio di un 26enne a Paternò, fermato a Milano il presunto assassino in fuga: stava lasciando l'Italia
Bloccato a Milano il presunto responsabile dell'omicidio di un 26enne senza fissa dimora a Paternò: si tratta di un connazionale in fuga in Francia
È stato fermato a Milano il 36enne sospettato dell’omicidio di un connazionale marocchino a Paternò, in provincia di Catania. L’uomo era in fuga dal pomeriggio del 4 febbraio, quando avrebbe accoltellato a morte il 26enne senza fissa dimora davanti a un distributore della periferia della cittadina siciliana. Il presunto assassino sarebbe stato sul punto di salire su un treno alla stazione meneghina per scappare in Francia, quando è stato bloccato dalle forze dell’ordine dopo un tentativo di nascondersi tra la folla.
L’omicidio
Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, il 36enne avrebbe ucciso il giovane di nazionalità marocchina al culmine di una discussione. I due si sarebbero dati probabilmente appuntamento nell’area di parcheggio di un distributore di benzina di Via Verga, alla periferia Sud di Paternò, intorno alle 14 di domenica 4 febbraio. Nelle stesse ore una lite tra fidanzate a Roma è finita a coltellate, con una delle due in gravi condizioni e la compagna arrestata.
Lì, tra la vittima e l’omicida, sarebbe scoppiata una lite che avrebbe portato il sospettato ad accoltellare all’improvviso il 26enne con due fendenti, al petto e al fianco, per poi fuggire via a bordo di uno scooter.
I rilievi della Scientifica dei carabinieri nella tendopoli di contrata Ciappe Bianche
La prima coltellata sarebbe stata sufficiente a provocare la morte del ragazzo senza fissa dimora, che avrebbe cercato di allontanarsi finendo senza vita al centro della strada.
Il corpo è stato notato dopo alcuni minuti da alcuni passanti che hanno subito avvertito il 112, facendo scattare le ricerche dei carabinieri della compagnia di Paternò.
Le indagini
L’indiziato dell’omicidio di Paternò sarebbe un cittadino marocchino irregolare sul territorio nazionale e sconosciuto nelle banche dati delle forze dell’ordine, che avrebbe trovato lavoro come bracciante agricolo nelle campagne della provincia catanese.
Il 36enne sarebbe uno dei circa 300 migranti impiegati nella raccolta degli agrumi che fanno base nella tendopoli di Contrada Ciappe Bianche, alle porte di Paternò, frequentata anche dalla vittima.
Dalle campagne paternesi sono partite le indagini dei carabinieri, coordinate dal sostituto procuratore di Catania Magda Guarnaccia, mentre in parallelo scattava la caccia all’uomo.
La fuga
Il 36enne in fuga è stato prima rintracciato in Campania, per essere poi localizzato in direzione del Nord Italia, fino a quando non è arrivato a Milano nella serata del 5 febbraio.
In collaborazione con i colleghi di Paternò, i carabinieri del Nucleo investigativo del capoluogo lombardo hanno individuato il 36enne alla stazione centrale, in attesa di un treno diretto a Ventimiglia pronto a partire da lì a dieci minuti, con l’intenzione di scappare in Francia.
Identificato dai militari dell’Arma, avrebbe cercato di nascondersi tra la folla sul binario, fino a quando non è stato bloccato. L’indiziato aveva ancora addosso gli stessi vestiti che portava nel momento dell’omicidio, come gli investigatori hanno potuto rilevare dall’analisi delle immagini delle telecamere di videosorveglianza del distributore.
Secondo quanto ricostruito finora dagli inquirenti, la lite dalla quale sarebbe scaturito l’omicidio sarebbe stata causata da un debito che l’assassino avrebbe dovuto alla vittima per questioni legate al lavoro.