Kevin Spacey, maxi cifra da versare alla produzione di House of Cards: pesante tegola economica sul divo
Kevin Spacey dovrà pagare 31 milioni di dollari alla produzione di 'House of Cards': la notizia rimbalza dagli States
Kevin Spacey dovrà versare una maxi cifra alla produzione di ‘House of Cards‘. Si parla di 31 milioni di dollari. Lo riferiscono i media americani. L’attore ha interpretato il ruolo principale, Frank Underwood, nella fortunata serie tv mandata in onda da Netflix. Secondo la produzione la star hollywoodiana ha violato i termini del contratto con la MRC, che avrebbe una clausola salatissima circa la policy contro le molestie sessuali.
La MRC ha tagliato i ponti con Spacey dopo che l’attore è stato travolto dalle accuse sessuali nel 2017, provvedendo ad eliminare il suo personaggio dall’ultima stagione della serie; ‘taglio che è giunto proprio in seguito alle tante accuse da predatore sessuale piovute addosso alla star.
Kevin Spacey e le accuse da predatore sessuale: dall’olimpo di Hollywood all’emarginazione
Kevin Spacey è stato la prima celebrità del mondo di Hollywood ad essere travolta dallo scandalo MeToo nel 2017. Il primo a denunciarlo è stato Anthony Rapp, attore che ebbe una parte in Star Trek, il quale dichiarò di essere stato molestato dal divo.
In quell’occasione, Kevin Spacey fu costretto a dichiarare apertamente e per la prima volta il suo orientamento sessuale, facendo coming out.
Dopo Rapp, sono giunte altre accuse, una delle più gravi è stata quella di un giovane, William Little, un cameriere diciottenne di un bar di Nuntucket, che aveva portato a supporto anche delle prove. Il giovane, però, ritirò la denuncia in un secondo momento, fatto che fece cadere le accuse verso Spacey.
L’attore è stato accusato di avere abusato di più di trenta uomini nel corso degli anni, stando alle dichiarazioni trapelate dopo lo scoppiò dello scandalo.
Di recente sono emerse nuove accuse di violenze, ma non c’è mai stata una conferma e tutte le accuse sono state smentite dal divo che, nel frattempo, è stato protagonista di una ‘cancel culture‘ che lo ha emarginato ad Hollywood.