Coronavirus, la rivelazione di Crisanti: "Ho violato le regole"
Il virologo Andrea Crisanti ha rivelato la strategia grazie alla quale l'emergenza coronavirus in Veneto è stata arginata
Andrea Crisanti, virologo e professore ordinario italiano di microbiologia all’Università di Padova, ha rivelato la strategia grazie alla quale l’emergenza coronavirus in Veneto è stata arginata. Crisanti ha spiegato al Corriere della Sera che ciò è stato possibile andando inizialmente contro le indicazioni dell’Oms, dell’Iss e quindi della Regione.
Crisanti: “Ho violato le regole sui tamponi”
“Ho fatto tamponi sugli asintomatici quando non si poteva – ha svelato Crisanti – perché mi sembrava chiaro che erano veicolo di contagio… se mi adattavo al gregge il Veneto sarebbe andato in rotta di collisione con il virus, come Lombardia e Piemonte”.
Crisanti ha ripercorso le tappe della gestione dell’emergenza in Veneto. Già a gennaio, il virologo ha scritto una lettera a tutti gli studenti, docenti e ricercatori padovani di rientro dalla Cina, contenente l’appello: “Anche in assenza di sintomi contattare questo numero di telefono e fissare un appuntamento per indagini di laboratorio”.
Crisanti ha giustificato così la sua intuizione: “Alcuni segnali mi avevano convinto che si trattava di un’importante fonte di contagio. Bisognava fare in fretta e io potevo procedere perché mi stavano arrivando da Londra i reagenti dei tamponi, comprati il 29 usando una parte dei fondi a mia disposizione all’Imperial College”.
Il virologo ha quindi rivendicato la decisione: “Lo riconosco, non ho rispettato il protocollo e ho fatto bene. Peccato solo che sia arrivata quella lettera di Mantoan che ha fermato il campionamento perché avremmo potuto controllare l’epidemia sul nascere. Si sarebbero trovati molto positivi in quei giorni”.
Crisanti e lo scontro con Mantoan
La strategia di Crisanti è entrata infatti in contrasto con l’approccio di Domenico Mantoan, direttore generale della sanità regionale e presidente dell’Agenzia italiana del farmaco. Mantoan era infatti intenzionato a seguire le indicazioni dell’Oms che imponevano il tampone solo ai sintomatici.
“Si è appreso che state valutando di estendere i controlli per il Covid – si legge nella lettera riportata dal Corriere della Sera – anche ai soggetti asintomatici provenienti dalla Cina. Si chiede di conoscere sulla base di quali indicazioni ministeriali, o internazionali, si sia ipotizzata tale scelta di sanità pubblica…”.
Crisanti ha giustificato allora le sue scelte con una mezza verità: “Ci siamo finora limitati ad effettuare la diagnosi in persone sintomatiche o paucisintomatiche ma non rinnego il parere che sarebbe opportuno fare il test anche a persone provenienti da aree endemiche e con storia di esposizione a persone infette”.
Ma oggi Crisanti ha ammesso: “Diciamo che ho edulcorato la lettera per tranquillizzare Mantoan. Il risultato però è stato che da quel momento i tamponi sugli asintomatici si sono comunque bloccati, almeno fino a che l’epidemia è esplosa a Vo’, dieci giorni dopo”.
Il caso di Vo’ Euganeo e il sistema “Cruscotto”
Ed è il focolaio di Vo’ Euganeo che fa convergere le strategie della Regione con quelle fino a quel momento messe in campo da Crisanti: tutti gli abitanti del piccolo comune veneto, indistintamente, vengono sottoposti al tampone. E il paese diventa zona rossa.
In questa fase la Regione ha forzato la legge sulla privacy per ricostruire una rete di persone e luoghi frequentati dai contagiati, al fine di contenere tempestivamente il virus. “Abbiamo messo insieme i dati dell’anagrafe sanitaria, per avere gli indirizzi dei contagiati e dei conviventi, quella dei dipendenti del sistema sanitario e da ultimo il database di Veneto Lavoro, l’agenzia regionale che raccoglie i dati di tutti i dipendenti delle aziende e dei datori”, ha spiegato l’ideatore del sistema “Cruscotto”.
L’unione di questi due approcci ha quindi arginato l’emergenza in Veneto, contravvenendo alle indicazioni ufficiali delle autorità sanitarie e non senza entrare in contrasto con la tutela della privacy.