Renato Brunetta è indagato per falso e finanziamento illecito: sospetti su vendita di quote di una società
Renato Brunetta indagato a Roma per una operazione sospetta avvenuta quando era ministro del governo Draghi
L’ex ministro Renato Brunetta risulta indagato per i reati di falso e finanziamento illecito ai partiti. L’indagine della procura di Roma riguarda la cessione per 60 mila euro delle quote di una società di prodotti sanitari all’allora suo vice capo di gabinetto.
Renato Brunetta indagato
Secondo quanto riporta Repubblica, Renato Brunetta è indagato dalla procura di Roma per falso e finanziamento illecito ai partiti. Al centro dell’inchiesta la cessione delle quote di una società avvenuta quando l’ex parlamentare di Forza Italia era ministro della Pubblica amministrazione nel governo guidato da Mario Draghi.
L’inchiesta è arrivata alle battute finali: lo storico esponente (ormai ex) di Forza Italia ha ricevuto l’avviso di garanzia di conclusione delle indagini alcune settimane fa. Nei prossimi giorni dovrebbe quindi arrivare la richiesta dei pm del rinvio a giudizio.
Renato Brunetta è attualmente presidente del CNEL
L’inchiesta
Nel mirino della procura di Roma c’è la cessione di quote di una società avvenuta lo scorso anno, negli ultimi mesi del governo Draghi. All’epoca Brunetta era socio, insieme alla moglie del suo vice capo di gabinetto, di un’azienda che commercializza prodotti sanitari.
Brunetta avrebbe venduto le sue quote al suo vice capo di gabinetto, un ufficiale dei carabinieri anch’esso indagato, per una cifra intorno ai 60 mila euro. Secondo i carabinieri del nucleo investigativo di via In Selci che hanno condotto le indagini si tratterebbe di un’operazione sospetta.
L’ipotesi dell’accusa è che Brunetta abbia modificato alcuni documenti per nascondere il passaggio del denaro.
La difesa di Brunetta
Renato Brunetta, che non fa più parte di Forza Italia, è dal 20 aprile 2023 presidente del CNEL, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro.
L’ex ministro respinge le accuse, sostenendo che la vendita sarebbe un regolare atto fra privati e che il denaro ricavato non avrebbe finanziato attività politica.
“È stata una vendita regolare conclusa con chi aveva il diritto di comprare, la compagna del vice capo di gabinetto vantava un diritto di prelazione”, ha detto Brunetta Repubblica.
“La vendita – ha spiegato – è stata conclusa a un prezzo congruo, i reati di corruzione e illecito finanziamento sono stati archiviati dal Tribunale dei ministri che ha sottolineato come l’intera vicenda sia, in realtà, un semplice rapporto tra privati“.