Michela Boldrini morta dopo un incendio in un resort in Kenya: chi era la turista italiana di 39 anni
La donna, in vacanza con il cugino, doveva ripartire il giorno dopo. I due hanno tentato di recuperare i documenti ma sono stati avvolti dalle fiamme
Non ce l’ha fatta Michela Boldrini, la turista italiana di 39 anni che da 6 giorni era ricoverata in terapia intensiva all’ospedale Aga Khan di Mombasa, in Kenya. La donna, di origine bergamasca, era rimasta gravemente ustionata nell’incendio che ha colpito il resort italiano ‘Barracuda Inn di Watamu’ martedì 21 febbraio. Portata in ospedale in condizioni già gravi, il suo stato si è aggravato velocemente, fino alla morte.
L’incidente in vacanza
La donna, una 39enne di Sarnico, si trovava in vacanza in Kenya insieme al cugino, un uomo originario della Valtellina, e sarebbe dovuta ripartire il giorno successivo a quello dell’incidente.
Un rogo scoppiato improvvisamente all’interno del resort, è stato da subito alimentato dal forte vento e, in brevissimo tempo, ha distrutto l’intero edificio.
Boldrini e il cugino, vista la partenza imminente, prima di fuggire volevano tentare di recuperare i documenti di viaggio nelle loro camere, quando le fiamme non si erano ancora impossessate del tutto della struttura.
In pochissimi secondi, però, si sono ritrovati circondati dal fuoco, riportando entrambi gravissime ustioni.
Il ricovero in ospedale
Michela Boldrini e il cugino erano due dei tre turisti italiani che sono stati ricoverati nell’ospedale di Mombasa per le ferite riportate dall’incendio scoppiato nel resort. L’altra è una donna di origine napoletana.
Gli altri turisti italiani presenti al Barracuda Inn di Watamu, in tutto 180, erano riusciti a sfuggire alle fiamme spostandosi nella spiaggia vicina.
Date le preoccupanti condizioni fisiche, la 39enne era stata ricoverata fin dall’inizio in terapia intensiva, dove il suo stato di salute ha continuato ad aggravarsi ogni giorno di più.
L’arrivo della madre in Kenya
Nella mattina di mercoledì 1 marzo, la madre di Michela Boldrini è atterrata nella città keniana. La donna viene assistita dall’Ambasciata d’Italia che, attraverso il Consolato onorario, ha seguito fin dall’inizio la vicenda in contatto con le autorità locali.
Nei giorni immediatamente successivi all’incidente, parenti e amici avevano lanciato un appello per trovare il sangue compatibile con quello di Boldrini e poterle salvare la vita.