Emanuela Orlandi e la perizia fonica sulle voci di Mario e dell'Americano: a parlare era Marco Accetti
La voce di Marco Fassoni Accetti è la stessa di 'Mario' e 'l'Amerikano'? Una perizia potrebbe portare a una svolta sul giallo di Emanuela Orlandi
Prima Pierluigi, poi Mario e infine l’Americano: queste le voci protagoniste della prima fase del caso di Emanuela Orlandi di cui il 10 maggio 2024 sono iniziati i lavori della commissione parlamentare d’inchiesta, ma nelle cui sfumature dal 2013 si è insinuato Marco Fassoni Accetti il cui timbro vocale è ora oggetto di una perizia. Un puzzle nel puzzle, come sempre accade quando si parla della 15enne cittadina vaticana scomparsa nel nulla il 22 giugno 1983 in pieno centro a Roma. Secondo una nuova analisi, le voci del sedicente Mario e dell’Americano – o meglio, ‘l’Amerikano‘ con la ‘k’, appellativo che rimanda al titolo del film del regista greco Costa-Gavras uscito nelle sale nel 1972 – corrisponderebbero con una percentuale altissima proprio a Marco Accetti.
La nuova perizia
Parliamo di “nuova perizia” in quanto le tre voci citate in apertura sono oggetto di analisi da ben 41 anni, gli stessi che separano il nostro presente dal giallo Orlandi. A questo giro l’iniziativa è arrivata da Giancarlo Germani, avvocato di Marco Fassoni Accetti, con l’incarico affidato al consulente tecnico Marco Arcuri.
Arcuri, per ottenere un riscontro immediato, ha chiesto a Marco Accetti di pronunciare le stesse frasi con le quali l’interlocutore misterioso ribattezzato dalla stampa dell’epoca ‘l’Amerikano’ si espresse nel corso delle telefonate sia verso casa Orlandi che verso l’abitazione dei genitori di Mirella Gregori, la coetanea di Emanuela scomparsa da Roma il 7 maggio dello stesso anno, poco più di un mese prima della cittadina vaticana.
Una di queste frasi de ‘l’Amerikano’ fa ormai parte della memoria collettiva. “Ascolti bene, abbiamo pochi momenti“, disse il personaggio X al telefono con la famiglia Orlandi il 5 luglio 1983, quando dall’altra parte del cavo c’era lo zio Mario Meneguzzi che per ovvie ragioni si fece carico dello strazio di dover dialogare con i presunti rapitori della ragazzina.
L’interlocutore precedente a ‘l’Amerikano’ fu il sedicente ‘Mario’, che telefonò agli Orlandi il 28 giugno 1983 e dialogò con Mario Meneguzzi per almeno venti minuti. Secondo la perizia di Marco Arcuri, di cui ‘Corriere della sera’ ha pubblicato alcuni estratti, le voci de ‘l’Amerikano’ e del sedicente ‘Mario’ apparterrebbero a Marco Fassoni Accetti.
Arcuri ha anche riscontrato “un abbassamento della tonalità della voce di Accetti di circa 30 hz rispetto al 1983″, un dato che farebbe rima con la coerenza dal momento che da quelle telefonate al nostro presente sono trascorsi 41 anni. Non solo: l’indice di compatibilità tra le voci di ‘Mario’, ‘l’Amerikano’ e Accetti raggiungerebbe l’86%.
Del resto lo stesso Accetti non ha mai smesso di attribuirsi un ruolo importante nella sparizione delle due ragazzine, e specialmente per il caso Orlandi è addirittura apparso nella serie Netflix ‘Vatican Girl‘ presentandosi come “colui che ha creato il caso Orlandi”. Per questo motivo è stato spesso accusato di mitomania, attribuzione che il suo avvocato respinge con forza: “Sarebbe davvero un curioso caso di mitomania, visto che ha aspettato 30 anni per parlare. Ciò che racconta va verificato e toccherà alla magistratura chiarire le responsabilità”.
Chi sono ‘Mario’ e ‘l’Amerikano’
Come detto in apertura, ‘Mario’ e ‘l’Amerikano’ sono due delle voci che hanno svolto un ruolo importantissimo nella prima fase delle indagini sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. Diciamo “prima fase”, perché i sedicenti sequestratori posero come dead line il 20 luglio 1983, giorno entro il quale sarebbe dovuta avvenire la liberazione dell’attentatore del Papa Mehmet Alì Agca, motivo per il quale sarebbe stata rapita Emanuela Orlandi.
Ancora, diciamo “due delle voci” in quanto esiste un terzo interlocutore. ‘Pierluigi’, infatti, fu il primo a telefonare agli Orlandi dopo la scomparsa di Emanuela e lo fece in ben tre occasioni a partire dal 25 giugno 1983. ‘Pierluigi’ riferì di aver incontrato due ragazze a Campo de’ Fiori, zona centralissima della Capitale, e di aver parlato con una certa ‘Barbara‘ che gli avrebbe riferito di essere fuggita di casa per scappare da una vita piatta. In tutte e tre le occasioni, tuttavia, le conversazioni tra ‘Pierluigi’ e la famiglia Orlandi non furono registrate.
‘Mario’, dallo spiccato accento romanesco, si presentò come un amico di ‘Pierluigi’ e riferì agli Orlandi che quest’ultimo non aveva alcun ruolo nella scomparsa di Emanuela, ma che in casa ospitava due ragazze, una belga e una veneta che rispondeva al nome di ‘Barbara/Barbarella’, che di sé raccontava una storia analoga a quella riferita dallo stesso ‘Pierluigi’ nella prima telefonata agli Orlandi. Va detto che ‘Mario’, all’inizio della conversazione, fece ascoltare una voce registrata in cui una presunta Emanuela ripeteva la sua posizione scolastica: “Scuola: Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II”.
‘L’Amerikano’, quindi, intervenne dapprima con una telefonata alla Sala Stampa Vaticana con un messaggio rivolto ad Agostino Casaroli, allora Segretario di Stato Vaticano, riferendo che ‘Pierluigi’ e ‘Mario’ erano appartenenti dell’organizzazione, poi con le chiamate in casa Orlandi anche quando il testimone, un mese dopo la scomparsa, passò all’avvocato Egidio. Anche ‘l’Amerikano’ fece ascoltare gli Orlandi la stessa registrazione con la presunta voce di Emanuela. Ovviamente, il misterioso interlucotore dispose che la liberazione della ragazzina sarebbe avvenuta solamente a seguito di quella di Alì Agca, con il 20 luglio come termine dell’operazione.
Chi è Marco Accetti
Marco Fassoni Accetti, fotografo già condannato per omididio stradale per la morte del piccolo Josè Garramon, entrò a gamba tesa nel caso Orlandi nel 2013, quando consegnò un flauto che diceva appartenere a Emanuela. Secondo il suo racconto, con la sua volontà di esporsi stava esercitando il “diritto di un cittadino a ricredersi, rivedendo gli errori fatti in gioventù, per contribuire alla verità”.
Accetti ha sempre detto di aver avuto un ruolo fondamentale nella scomparsa di Emanuela Orlandi, partecipando attivamente al rapimento addirittura al fianco di Enrico De Pedis e la Banda della Magliana ma anche in qualità di telefonista, visto che si è più volte accollato le telefonate dell”Amerikano’ come del resto dimostrerebbe la perizia di Marco Arcuri, che gli attribuisce anche la voce del sedicente ‘Mario’.
In un incontro televisivo si ritrovò faccia a faccia con Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, che lo sfidò a riportare dettagli de ‘l’Amerikano’ non noti alla stampa né ai media in generale. Ancora oggi, tuttavia, Accetti è considerato un mitomane.