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Delitto Caccia, si riaprono le indagini sulla morte del magistrato: raccolte le dichiarazioni di Schirripa

Riaperte le indagini sull'omicidio del magistrato Bruno Caccia: fu ucciso da un commando nel 1983 fuori dalla sua abitazione a Torino

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La Procura generale di Milano ha riaperto le indagini sull’assassinio di Bruno Caccia, il magistrato ucciso da un commando nel 1983 a Torino. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti c’era stata la mano della ‘ndrangheta.

Sul caso, per cui gravano ancora vari aspetti da chiarire, era aperto da diverso tempo un fascicolo relativo ad accertamenti supplementari. Da anni la famiglia della vittima, all’epoca a capo della Procura cittadina, chiede che venga fatta piena giustizia.

L’omicidio del magistrato Bruno Caccia

Il magistrato, nato a Cuneo nel 1917, dopo essere stato nominato Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Torino iniziò a indagare sui terroristi delle Brigate Rosse portando agli arresti di Renato Curcio e Alberto Franceschini.

riaperte indagini delitto cacciaFonte foto: ANSA
Il magistrato Bruno Caccia in una foto d’archivio

Provò inoltre a far luce sui traffici della ‘ndrangheta in Piemonte. Venne ucciso fuori dalla sua abitazione la notte del 26 giugno 1983, intorno alle 23.30.

Uscito per portare a spasso il cane, fu affiancato da una macchina con due uomini a bordo che gli spararono oltre dieci colpi di arma da fuoco.

Raccolte le dichiarazioni di Schirripa

Secondo quanto si apprende il procuratore generale Francesca Nanni ha raccolto nelle ultime ore le dichiarazioni di Rocco Schirripa, che per l’omicidio è stato condannato in via definitiva all’ergastolo il 20 febbraio 2020.

L’uomo, un ex panettiere calabrese oggi 69enne, è stato arrestato nel 2015 ed è ritenuto uno degli esecutori materiali dell’omicidio.

Prima di lui, nel 1992, era stato condannato in via definitiva al carcere a vita il presunto boss Domenico Belfiore, in quanto considerato il mandante dell’agguato mortale.

La vicinanza “inconfutabile” tra Schirripa e Belfiore

Nell’ultima sentenza della Suprema Corte viene sancito che tra i moventi dell’omicidio di Caccia figura “l’azione di antagonismo giudiziario“, che il procuratore stava conducendo “verso l’espansione calabrese illecita nell’area piemontese e torinese”.

Viene comunque anche sottolineato che “per la partecipazione a un delitto non serve, in contesti siffatti, un movente personale, specie se si considera che la vicinanza tra Schirripa e Belfiore era un elemento inconfutabile“.

Il fascicolo D’Onofrio

Come ricorda ‘Repubblica’, nel 2018 la procura generale di Milano aveva preso in carico un fascicolo su Francesco D’Onofrio, ex militante dei Colp, una formazione eversiva di estrema sinistra dalla quale si era dissociato nel 1987.

Gli investigatori della Dda avrebbero raccolto elementi che farebbero pensare a un ipotetico legame con la criminalità calabrese e a un suo eventuale ruolo nel delitto Caccia.

Dal canto suo, D’Onofrio ha sempre negato di appartenere alla ‘ndrangheta e ha respinto qualsiasi tipo di coinvolgimento.

schirripa-delitto-caccia-indagini-riaperte Fonte foto: ANSA
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