Covid, quali sono i sintomi della variante Xe: chi colpisce di più e perché non bisogna abbassare la guardia
La nuova variante Covid Xe e nasce dalla combinazione tra Omicron 1 e Omicron 2: ecco quali sono i soggetti più a rischio e come riconoscerla
La nuova variante del Covid-19 da tenere sotto controllo si chiama Xe. Dagli esperti è stata definita una combinazione tra le varanti Omicron 1 e Omicron 2. Ma quali sono le caratteristiche di Xe e quali sono i soggetti più a rischio? I casi accertati della nuova variante non sono ancora molti, e gli studiosi non hanno ancora analizzato campioni significativi di pazienti. Tuttavia, dalle prime osservazioni la variante Xe sembra distinguersi soprattutto per una maggiore contagiosità, stimabile in circa il 10%. Per confermare questo dato gli esperti sono in attesa di nuovi studi osservazionali, ma l’evoluzione della variante sarebbe in linea con le ipotesi di sviluppo del Covid-19, ovvero un virus che diventa sempre più trasmissibile ma che dà sintomi meno gravi.
- Variante Covid Xe, chi sono i soggetti a rischio
- La variante Xe si distingue per una contagiosità maggiore
- Variante Xe, quali sono le differenze con Omicron
Variante Covid Xe, chi sono i soggetti a rischio
Quali sono i soggetti più a rischio con l’arrivo della variante Xe del Covid-19? I primi dati dicono che i soggetti con una copertura vaccinale ridotta sono più propensi a contrarre la nuova variante. Quindi i bambini e gli adulti che non hanno completato il ciclo di vaccinazione con la dose booster.
Infatti, come più volte sottolineato dai virologi, aver contratto il Covid-19 non garantisce l’immunità dalla malattia, e il rischio di reinfettarsi è in aumento. Senza dimenticare che, dopo la guarigione, si rischia di accusare il cosiddetto “long Covid”. Per questo è fondamentale portare a termine il ciclo vaccinale.
La variante Xe si distingue per una contagiosità maggiore
In base ai primi dati diffusi dall’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) rispetto a Omicron 2 la variante Xe avrebbe un tasso di contagiosità superiore del 10% e sintomi simili a quelli tipici del Covid che abbiamo imparato a conoscere nei mesi scorsi. In particolare tosse, raffreddore e febbre.
Tuttavia, la stessa Oms ha specificato che finché non verranno riscontrate significative differenze nella trasmissibilità e nelle caratteristiche della malattia “inclusa la gravità” la variante Xe verrà considerata come parte del ceppo Omicron.
I circa seicento casi segnalati finora nel Regno Unito, dove la variante Xe è stata scoperta, rappresentano una casistica troppo ridotta per avere dati attendibili. In Italia, per il momento, i casi sono ancora molto pochi e tutti di importazione.
Le mascherine sono uno dei principali strumenti di protezione dal contagio
Variante Xe, quali sono le differenze con Omicron
Nel caso in cui Xe venisse considerata una variante a sé, si tratterebbe della sesta finora individuata. Dalla fine del 2020 a oggi, infatti sono state isolate e studiate altre cinque varianti del Covid-19:
· Alfa
· Beta
· Gamma
· Delta
· Omicron
La variante Alfa è stata scoperta nel Regno Unito a settembre 2020 ed è stata ritenuta particolarmente minacciosa dagli esperti a causa delle numerose mutazioni genetiche. Identificata in Sud Africa, la variante Beta si distingue per un decorso grave e per la capacità di reinfettare i pazienti. La variante Gamma, scoperta in Brasile, è considerata quella più minacciosa perché, oltre a dare sintomi gravi, ha una capacità di trasmissione 1,5 volte superiore al ceppo originario.
La Delta è stata individuata in India e si è dimostrata capace di bucare lo scudo vaccinale. Infine la variante Omicron, scoperta in Sud Africa nel novembre 2021 e attualmente dominante in Italia e in Europa, si distingue per essere meno aggressiva pur avendo un altissimo indice di trasmissibilità.
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