Covid, effetti delle zone: cosa c'è da cambiare secondo Crisanti
Il microbiologo Andrea Crisanti è intervenuto per fare il punto sul corso della pandemia in Italia e gli effetti delle zone di rischio
La pandemia di coronavirus prosegue il suo corso in Italia, parzialmente mitigata dalle misure imposte dal governo e presto, si spera, anche dalle somministrazioni dei vaccini anti-Covid. Il microbiologo Andrea Crisanti, intervenuto a “Buongiorno” su Sky TG24, ha fatto il punto della situazione, analizzando gli effetti delle misure.
Crisanti: “Le zone rosse funzionano”
Crisanti ha detto: “Qualcosa abbiamo imparato da queste misure. Abbiamo imparato che le zone rosse in qualche modo funzionano. Non scordiamoci che la Lombardia viaggiava a un ritmo di 10mila casi al giorno. Adesso sono stati ridotti a 1000, 1500, o 2000, che sono comunque numeri elevatissimi”.
Le criticità delle zone gialle
Quanto alle misure nelle zone gialle, il direttore di microbiologia e virologia all’Università di Padova ha invece sottolineato che scoprono il fianco al coronavirus e “funzionano meno bene” anche a causa di “misure di contenimento e di sorveglianza sbagliate”.
Crisanti ha fatto l’esempio del Veneto, la regione che nelle ultime settimane è stata colpita più duramente dai contagi e dove, secondo l’esperto, “sono state applicate misure di sorveglianza basate sui tamponi rapidi che di fatto non sono adatti a questo scopo e hanno permesso che la maggior parte delle Rsa del Veneto si infettasse”. I tamponi rapidi, infatti, hanno una sensibilità e un’affidabilità inferiore rispetto a quelli molecolari.
Crisanti: “Bisogna cambiare i 21 parametri”
Il monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità e ministero della Salute, che di fatto definisce l’assegnazione delle regioni d’Italia alle tre fasce di rischio, si basa sull’analisi di 21 parametri; criteri che però, secondo Crisanti, “dovrebbero essere cambiati” per dare maggiore importanza a Rt e numero di casi giornalieri.
“I ventuno parametri dobbiamo immaginarli come una specie di catena che intrappola il virus – ha illustrato Crisanti – la forza di questa catena è determinata dalla forza dell’anello più debole. Se i posti in terapia intensiva e in ospedale hanno un peso importante, creano un effetto paradosso. Più posti in ospedale permettono al virus di circolare”.