Ruby Ter, Berlusconi assolto in primo grado: tutte le tappe del processo e la storia di Karima El Mahroug
I giudici del Tribunale di Milano hanno decretato che “il fatto non sussiste”: dalle cene ad Arcore all’accusa di corruzione, tutta la vicenda
Il lungo e articolato rapporto tra l’ex premier Silvio Berlusconi e la magistratura italiana, dopo aver rappresentato una parte importante della carriera politica e imprenditoriale del fondatore di Forza Italia, sta per vivere un nuovo capitolo. Se si considerano solamente i filoni principali – escludendo quindi i molteplici procedimenti nati nel corso degli anni in occasione dello spostamento degli stessi da una procura ad un’altra per questioni di competenza territoriale – la storiografia giudiziaria annovera un totale di ben 36 processi a carico dell’ex Cavaliere.
Di questi, sono 4 quelli ancora in corso (uno giunto alla fase del dibattimento e 3 ancora in fase di indagine preliminare), mentre dei 32 arrivati a conclusione solamente uno – quello rinominato Mediaset per i reati di frode fiscale, falso in bilancio e appropriazione indebita – ha portato ad una sentenza di condanna definitiva a 4 anni di reclusione, pena che Berlusconi ha già scontato negli scorsi anni avvalendosi della conversione ai lavori di pubblica utilità. Ora però, con la sentenza di primo grado del processo Ruby Ter che assolve l’ex premier, il bilancio complessivo necessita di un aggiornamento.
- Processo Ruby Ter, assolto Silvio Berlusconi: come si è arrivati fin qui e chi è davvero Ruby Rubacuori
- Processo Ruby Ter, assolto Silvio Berlusconi: la storia di Karima El Mahroug e l'avvio del primo procedimento
- Processo Ruby Ter, tutte le tappe: dai festini ad Arcore all'assoluzione piena per Berlusconi, fino all'apertura dell'ultimo fascicolo
- Processo Ruby Ter, un iter lungo sei anni: l'assoluzione di Berlusconi nel filone principale e l'accusa di aver corrotti i testimoni
- Processo Ruby Ter, le ultime vicende processuali fino alla condanna di Silvio Berlusconi
Processo Ruby Ter, assolto Silvio Berlusconi: come si è arrivati fin qui e chi è davvero Ruby Rubacuori
Tutto nasce dal primo processo sul caso Ruby con il fascicolo aperto dalla Procura di Milano nel dicembre del 2010. I fatti risalgono al 27 maggio dello stesso anno, quando l’allora diciassettenne Karima El Mahroug – ragazza di origine marocchina poi soprannominata Ruby Rubacuori – viene fermata nel capoluogo lombardo e accompagnata presso la Questura cittadina di via Fatebenefratelli per essere sottoposta ad un’identificazione.
Gli agenti che l’hanno scortata all’interno degli uffici sospettano un suo diretto coinvolgimento in alcuni casi di furto avvenuti nei quartieri circostanti; inoltre, al momento del fermo, la giovane si trova sprovvista di qualsiasi documento che permetta di riconoscere la sua identità.
Processo Ruby Ter, assolto Silvio Berlusconi: la storia di Karima El Mahroug e l’avvio del primo procedimento
La notizia giunge a Silvio Berlusconi tramite una telefonata ricevuta da Michelle Conceicão, prostituta brasiliana che ospitava Ruby nel proprio appartamento situato nel capoluogo lombardo. La escort ritiene di dover informare l’allora presidente del Consiglio con la speranza che possa intervenire di persona per risolvere la scomoda questione della coinquilina.
Cosa che poi avviene, in quanto lo stesso Berlusconi telefona al capo di gabinetto della Questura meneghina (il dottor Pietro Ostuni) chiedendo che Ruby venga affidata a Nicole Minetti – a quei tempi consigliera regionale in Lombardia per il Popolo delle Libertà – invece che ad una comunità per minorenni. Preso atto del volere del premier, gli agenti affidano dunque la diciassettenne all’esponente azzurra.
Il caso però finisce sul tavolo della Procura di Milano, che il 21 dicembre 2010 iscrive Silvio Berlusconi nel registro degli indagati per il reato di concussione. Secondo la pubblica accusa avrebbe infatti abusato della propria posizione di capo dell’esecutivo esercitando un’indebita pressione sui funzionari della Questura per il rilascio di Ruby. I procuratori sospettano anche che il leader di Forza Italia abbia agito in quel senso al fine di coprire il reato più grave di prostituzione minorile.
Processo Ruby Ter, tutte le tappe: dai festini ad Arcore all’assoluzione piena per Berlusconi, fino all’apertura dell’ultimo fascicolo
Prima di arrivare alla sentenza di primo grado del processo Ruby Ter occorre dunque fare un breve riepilogo delle tappe che hanno visto protagonista Silvio Berlusconi nel suo filone principale. Dopo l’apertura delle indagini nel dicembre 2010, gli inquirenti scoprono l’esistenza di diversi festini a luci rosse che si sarebbero svolti nella residenza di Arcore dell’ex premier. Serate a cui avrebbero partecipato alcune showgirl del mondo dello spettacolo e le stesse Ruby e Nicole Minetti, che si sarebbero rese disponibili a fornire prestazioni sessuali ai convitati in cambio di soldi e raccomandazioni professionali.
Gli avvocati del leader di Forza Italia sostengono che la telefonata in Questura sarebbe stata effettuata nella convinzione che Karima El Mahroug fosse la nipote dell’allora presidente egiziano Hosni Mubarak: l’intento dunque sarebbe stato quello di scongiurare un incidente diplomatico con l’Egitto. Una versione confermata (tra mille polemiche e un aspro confronto politico) anche dal Parlamento. Il 5 aprile 2011 infatti la maggioranza dei Deputati alla Camera vota per portare il processo davanti alla Corte Costituzionale, sostenendo che la questione fosse di competenza del Tribunale dei Ministri, in quanto l’ex premier avrebbe agito in quel modo proprio in virtù del ruolo ricoperto da capo del governo (richiesta poi rigettata).
Processo Ruby Ter, un iter lungo sei anni: l’assoluzione di Berlusconi nel filone principale e l’accusa di aver corrotti i testimoni
Si arriva così alla sentenza di primo grado, emessa dai magistrati di Milano nel giugno del 2013: Silvio Berlusconi (che nel frattempo ha lasciato Palazzo Chigi) viene condannato a 7 anni di carcere e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici per i reati di concussione e prostituzione minorile. I suoi legali però non si arrendono, fanno ricorso e nel processo d’appello del luglio 2014 l’ex Cavaliere viene assolto con formula piena da entrambe le accuse: in particolare, l’ex premier non avrebbe potuto sapere che Ruby era effettivamente minorenne e – nonostante sia stata acclarata la prostituzione – lui non avrebbe assunto alcun atteggiamento intimidatorio, né avrebbe fatto alcuna induzione indebita nei suoi confronti.
Ed è su queste conclusioni che, nel 2015, nasce il Ruby Ter: le indagini della Procura meneghina si incentrano sull’ipotesi che Berlusconi abbia corrotto i testimoni che in aula si sono pronunciati a suo favore, scagionandolo. 10 milioni di euro versati alle ragazze (e ad altri complici) per mentire sulle serate ad Arcore. Un nuovo procedimento che, in questi 6 anni, ha visto coinvolti a vario titolo 33 indagati, tra cui diverse personalità vicine all’ex premier come i suoi avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo e l’attuale capogruppo di Forza Italia al Senato, Licia Ronzulli (tutti poi assolti).
Processo Ruby Ter, le ultime vicende processuali fino alla condanna di Silvio Berlusconi
Tra il 2016 e il 2017 il processo subisce diversi provvedimenti di stralcio per competenza territoriale, fino alla divisione a 4 che ancora oggi sussiste. Le accuse principali rimangono in capo alla Procura di Milano, ma 3 filoni paralleli nascono a Torino, Roma e Siena: in questi ultimi due Silvio Berlusconi è stato assolto nell’ottobre del 2021, nella città piemontese non si è ancora arrivati ad una richiesta di condanna, mentre i giudici del capoluogo lombardo nel maggio 2022 hanno concluso le indagini chiedendo 6 anni di reclusione per l’ex premier per corruzione in atti giudiziari.
Il 15 febbraio 2023, dopo otto mesi di attesa, la sentenza di primo grado è finalmente arrivata: Silvio Berlusconi è stato assolto dall’accusa di corruzione in atti giudiziari. Come lui anche Karima El Mahroug e tutti gli altri imputati nel filone milanese. Nel frattempo, nei giorni precedenti, il governo di Giorgia Meloni aveva revocato la costituzione in parte civile che era stata decisa nel 2017 dall’allora premier Paolo Gentiloni: la scelta era stata dettata dalla convinzione che la vicenda avrebbe attirato discredito internazionale nei confronti della presidenza del Consiglio italiana.