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Perché Andrea Beretta ha ucciso Antonio Bellocco: la lite in auto, le coltellate e la "verità" sullo sparo

Le novità sull'uccisione di Antonio Bellocco. Il capo ultras della Curva Nord, Andrea Beretta, è stato interrogato: questa la sua versione sullo sparo

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Simone Gervasio

GIORNALISTA

Giornalista professionista, napoletano trapiantato a Milano, si occupa di cronaca, attualità, cultura pop e sport. Dopo una laurea in Comunicazione e un master in Giornalismo, ha lavorato per diversi siti e redazioni. Oltre al web, ha avuto esperienze anche in tv e in radio

Emergono novità sulla morte di Antonio Bellocco e sulla posizione di Andrea Beretta, l’amico-rivale accusato di averlo ucciso. I fatti risalgono alle 10:51 di mercoledì 4 agosto quando, in via Besozzi, a Cernusco sul Naviglio, i due rappresentanti della Curva Nord dell’Inter sono stati protagonisti di una lite nella Smart della vittima. Dopo la colluttazione, sono partiti un colpo di pistola e delle coltellate. Ad averne la peggio è stato Bellocco e ora alcuni nodi del delitto stanno venendo al pettine.

Andrea Beretta fermato per l’omicidio di Antonio Bellocco, le ultime

Proseguono infatti le indagini dei pm della Direzione distrettuale antimafia, Sara Ombra e Paolo Storari, per far luce sull’operato di Andrea Beretta.

Questi è al momento rinchiuso nel carcere di Opera, dove è stato interrogato dal gip Lorenza Pasquinelli.


La Smart teatro della lite e dell’omicidio

Omicidio a Cernusco sul Naviglio tra ultrà: cosa ha detto Andrea Beretta

Il capo ultrà dell’Inter s’è avvalso della facoltà di non rispondere, confermando comunque la sua versione rilasciata ai pm quando è stato fermato.

Beretta è assistito dal legale Mirko Perlino e, anziché rispondere al giudice, ha voluto rilasciare delle dichiarazioni spontanee.

Tra le altre cose, l’uomo ha ribadito di non essersi sparato da solo, come avevano provato ad ipotizzare i carabinieri del nucleo investigativo Moscova tenuti a indagare sul caso.

Lite tra ultras dell’Inter, poi gli spari, le coltellate e la morte di Antonio Bellocco: la ricostruzione

L’ipotesi avanzata dai pm era nata dopo una prima analisi di quanto successo nella mattinata del 4 settembre nell’hinterland milanese, una dinamica dei fatti ancora da accertare ma che non convinceva gli inquirenti. Gli esami balistici per far luce su di essa sono ancora in corso.

Il delitto è avvenuto all’esterno della palestra Testudo, di norma frequentata dagli ultrà interisti. Da questa erano usciti Beretta e Bellocco dopo essersi scambiati saluti e parole cordiali, come confermano i presenti. Giunti nell’auto del secondo, era scattata la lite.

Beretta avrebbe incalzato Bellocco sulle voci secondo cui i suoi sodali stessero pensando di ammazzarlo, voci confermate, come ha dichiarato il capo ultras, dal secondo. L’ammissione avrebbe fatto precipitare le cose. Bellocco avrebbe estratto la pistola, facendo nascere la colluttazione. Sarebbe quindi partito uno sparo che ferisce il capo alla gamba sinistra. Solo in questo frangente Beretta avrebbe colpito il rivale alla gola con un coltello a serramanico, prima di farlo ancora dopo aver aperto lo sportello passeggero davanti a un Bellocco ormai esanime.

Cosa non convince della versione del capo ultras, la verità sullo sparo

Questa la versione rilasciata da Beretta e al vaglio degli investigatori che avevano ipotizzato che lo stesso avesse simulato una legittima difesa sparandosi all’altezza dell’anca.

Secondo il capo ultras, ora posto sotto fermo, il colpo sarebbe stato esploso nel momento in cui l’uomo era caduto dalla Smart. Per quanto riguarda un’altra delle cose che non torna agli investigatori – ossia il fatto che l’arma di Bellocco fosse scarica – Beretta ha parlato di come nella pistola ci fosse un solo proiettile poiché il caricatore era uscito durante la colluttazione.

La pistola infatti era stata ritrovata, senza il colpo in canna, mentre il caricatore con il resto dei proiettili si trovava sull’asfalto a qualche metro di distanza.

Chi è Andrea Beretta, il capo degli ultrà dell’Inter

Le forze dell’ordine continuano quindi a cercare di far luce sul delitto di Cernusco sul Naviglio a sviscerare la versione di Andrea Beretta.

L’uomo, 49 anni, capo della Curva Nord interista e residente a Pioltello, si muoveva a Milano con una carta d’identità falsa nonostante fosse stato sottoposto a sorveglianza speciale. Come ha spiegato ai carabinieri, veniva in città solo per frequentare i locali della vita notturna ma, come riporta Corriere.it, le sue incursioni milanesi sono passate ora al setaccio.

Allontanatosi dal mondo del calcio dopo aver ricevuto un Daspo decennale, il fermato Andrea Beretta restava a capo della curva interista. Le indagini non si stanno limitando però al solo territorio italiano ma spaziano anche all’estero, soprattutto in Svizzera. L’auto della vittima infatti aveva targa svizzera e molti altri esponenti ultras nerazzurri usavano vetture tedesche e austriache.

Chi era Antonio Bellocco, la vittima del delitto di Cernusco sul Naviglio

Antonio Bellocco, morto a 36 anni dopo la lite in auto, era un rampollo di ‘ndrangheta, figlio del boss Giulio, deceduto nel carcere di Opera mentre scontava il regime del 41 bis. Apparteneva alla omonima cosca con base a Rosarno: il suo clan è noto per essere dedito al narcotraffico, al traffico di armi, all’estorsione e al controllo delle attività imprenditoriali lungo la piana di Gioia Tauro.

Lo stesso aveva ricevuto una condanna per mafia. Nel 2010 furono eseguiti 17 arresti a Rosarno, oltre ad Antonio Bellocco finì in manette lo zio Carmelo, altro storico boss della ‘ndrina. Nel 2022 ancora Antonio finì al centro dell’operazione “Blu Notte”, quando furono arrestate 63 persone legate al clan.

Nell’ultimo anno, il 36enne era entrato nel direttivo della Curva Nord, come riporta Ansa. Il suo avvento aveva causato tensioni anche con lo stesso Andrea Beretta, divenuto leader della Curva Nord dopo l’uccisione nel 2022 di Vittorio Boiocchi che l’aveva preceduto nel ruolo, un crimine quello che potrebbe essere collegato a quest’ultima vicenda.

Il movente: perché è stato ucciso Antonio Bellocco

Si continua ad indagare anche sul motivo dell’uccisione. Beretta aveva parlato di contrasti nati con Bellocco sulla spartizione degli introiti della curva legati a biglietti e merchandising. I frutti infatti venivano divisi tra i due e Marco Ferdico, il portavoce della Nord. Proprio la vicinanza tra Bellocco e Ferdico – anche lui “Daspato” – potrebbe essere uno dei motivi della lite

Da tempo la Curva Nord sarebbe coinvolta in traffici illeciti che spazierebbero dalla gestione della vendita illegale dei biglietti ai parcheggi di San Siro, fino allo spaccio di droga.

Tra i tanti affari in ballo, c’era anche la gestione dello store della Curva Nord, “Milano Siamo Noi”, di Pioltello Limito e dei suoi introiti.

Fonte foto: ANSA

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