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CRONACA ESTERA

Per il Washington Post il sabotaggio del gasdotto Nord Stream 2 è stato opera dell'Ucraina: la rivelazione

Ci sarebbe un colonnello ucraino già arrestato per abuso di potere dietro al sabotaggio del gasdotto Nord Stream 2: lo rivela il Washington Post

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Cristiano Bolla

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista esperto di cinema, televisione, nuovi media e spettacolo, scrive anche di cronaca e attualità. Laureato in Scienze e Tecnologie delle Arti e dello Spettacolo con Master in Drammaturgia e Sceneggiatura, ha lavorato per diverse produzioni prima di muovere i primi passi nelle redazioni di testate giornalistiche di Torino e Milano. Attualmente collabora anche con importanti riviste di settore.

Ci sarebbero alti funzionari militari dell’Ucraina dietro al sabotaggio del gasdotto Nord Stream 2 dello scorso settembre 2022: a rivelarlo è un’inchiesta del Washington Post, secondo la quale il responsabile sarebbe un colonnello già in carcere per abuso di potere. Coinvolto anche un generale.

L’inchiesta del Washington Post inchioda l’Ucraina

La rivelazione è destinata a scuotere profondamente l’opinione pubblica relativamente alla guerra tra Russia e Ucraina in corso dal febbraio 2022, perché riguarda uno degli episodi più controversi del conflitto.

Dietro al sabotaggio del gasdotto Nord Stream 2 di settembre, per il quale i governi di Kiev e Mosca si sono rimbalzati a vicenda la responsabilità per mesi e mesi, ci sarebbe in realtà l’Ucraina.

Una visuale area del gasdotto dopo l’esplosione avvenuta il 26 settembre 2022

Più nello specifico, un alto e decorato ufficiale legato alla sua intelligence, stando a quanto ricostruito dal Washington Post tramite funzionari ucraini ed europei che hanno parlato in forma anonima.

Chi ci sarebbe dietro al sabotaggio del Nord Stream 2

Secondo la ricostruzione, il responsabile sarebbe il colonnello delle forze speciali ucraine Roman Chervinsky: sarebbe stato lui a gestire la logistica e il supporto ad un team di circa 6 persone, che con l’ausilio di una barca a vela affittata e attrezzature da sub avrebbero fatto esplodere il gasdotto.

Il colonnello, che risulta già in carcere a Kiev per abuso di potere per aver agito in un complotto destinato a incoraggiare un pilota russa a disertare in Ucraina,  non avrebbe agito da solo: secondo le fonti, avrebbe preso ordini diretti dal generale Valery Zaluzhny, il comandante in capo delle forze armate di Kiev.

Si tratta dello stesso alto ufficiale che nei giorni scorsi è finito al centro di voci secondo le quali il presidente Zelensky avesse intenzione di rimuoverlo dal suo incarico. Ipotesi poi smentita, ma ora il nome è spuntato nell’inchiesta del Washington Post: avrebbe progettato lui il tutto, tenendo all’oscuro lo stesso Zelensky.

Il generale Zaluzhny nega ogni coinvolgimento nella vicenda

“Tutte le speculazioni sul mio coinvolgimento nell’attacco al Nord Stream sono state diffuse dalla propaganda russa senza alcuna base” ha dichiarato in una dichiarazione ufficiale rilanciata dallo stesso Washington Post e dal Der Spiegel (che ha investigato insieme ai colleghi americani) il diretto interessato Valery Zaluzhny.

La rivelazione tuttavia va a riaprire una ferita che Kiev sta facendo di tutto per rimarginare o quantomeno tenere nascosta: tra il governo e l’estabilishment militare ci sarebbero palesi frizioni che rendono ancora più complicata la gestione del conflitto con la Russia.

Negli ultimi mesi, diversi altri media avevano rilanciato l’ipotesi che dietro al sabotaggio del gasdotto Nord Stream 2 ci fosse l’Ucraina: ipotesi sempre bollate come filo-russe da Kiev, che comprensibilmente non voleva essere associata ad un disastro che ha provocato gravi danni alla rete che rifornisce gran parte dell’Europa.

Fonte foto: ANSA

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