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Il vaiolo delle scimmie è in Thailandia: il primo caso certificato in Asia è stato portato da un europeo

Nuovo caso di vaiolo delle scimmie registrato fuori dall'Africa. Dopo la Svezia, tocca ora alla Thailandia: a portare qui il virus un 66enne europeo

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Simone Gervasio

GIORNALISTA

Giornalista professionista, napoletano trapiantato a Milano, si occupa di cronaca, attualità, cultura pop e sport. Dopo una laurea in Comunicazione e un master in Giornalismo, ha lavorato per diversi siti e redazioni. Oltre al web, ha avuto esperienze anche in tv e in radio

Il vaiolo delle scimmie è arrivato in Thailandia. Qui è stato registrato il primo caso in Asia della variante Clade 1b: a portarla nel continente è stato un paziente europeo che aveva viaggiato in Africa.

Vaiolo delle scimmie fuori dall’Africa: ecco il secondo caso, è in Asia

È un uomo europeo di 66 anni ad aver introdotto il virus in Asia. Il Dipartimento per il controllo delle malattie thailandese ha confermato che dai test di laboratorio condotti su di lui è stata appurata una positività a Mpox Clade 1b. I suoi contatti però avrebbero dato riscontro negativo.

Si tratta del secondo caso mondiale accertato fuori dall’Africa dopo il primo che si era verificato in Svezia.

Quello della Thailandia è il primo caso in Asia

Chi è l’uomo che ha contratto l’Mpox in Thailandia: come sta

Si sa ovviamente poco dell’uomo 66enne che è stato trovato positivo al vaiolo delle scimmie.

Era arrivato a Bangkok il 14 agosto e nei giorni successivi aveva accusato alcuni sintomi che l’hanno spinto a fare i controlli dai quali ha scoperto di essere infetto.

Le autorità sanitarie locali hanno individuato 43 contatti stretti del paziente ma, come detto, nessuno di essi è stato contagiato. Resteranno sotto osservazione fino a quando non saranno trascorsi 21 giorni dalla scoperta del caso.

Vaiolo delle scimmie dall’Africa alla Thailandia e all’Europa: casi, numeri e pericolosità

La Thailandia, così come aveva fatto la Svezia, si è subito messa all’opera per prevenire la diffusione di questa variante che è la più contagiosa e pericolosa dell’infezione, una forma mutante separata del virus principale.

I viaggiatori diretti in Thailandia da 42 Paesi ritenuti a rischio dovranno registrarsi in anticipo e sottoporsi a uno screening all’arrivo in aeroporto.

Di recente l’OMS Europa ha rassicurato che l’”Mpox non è un nuovo Covid” e comunicato come in Europa si registrino circa 100 nuovi casi ogni mese: l’infezione uccide circa 1 adulto ogni 20 contagiati.

Il vaiolo delle scimmie non è un nuovo Covid: le differenze

La veloce diffusione del virus in Africa aveva spinto l’Organizzazione mondiale della sanità a dichiararla un’emergenza sanitaria di rilevanza internazionale.

I soggetti maggiormente a rischio sono le donne e i bambini: l’Mpox è sì una malattia virale che si diffonde dagli animali all’uomo, ma si trasmette anche attraverso il contatto fisico, soprattutto attraverso il sesso e in particolar modo quello anale.

La malattia provoca diversi sintomi tra i quali febbre, dolori muscolari e lesioni cutanee ma, come ha ribadito il direttore del Dipartimento tailandese per il controllo delle malattie, Thongchai Keeratihattayakorn, ha una diffusione molto meno rapida del Covid.

La storia dell’Mpox: dalla scoperta al presente, dove è concentrato

Il virus fu scoperto nel 1958 in Danimarca, in scimmie allevate a scopo di ricerca.

Ora la nazione in cui è più virale è la Repubblica Democratica del Congo, dove sono stati registrati almeno 16mila casi, di cui 548 mortali. Un caso è stato riscontrato anche in Spagna ma si tratta di un sottotipo del virus, già noto in Europa, meno aggressivo, diverso da quello per il quale si è scomodata l’Oms. Nessun caso invece è stato registrato in Italia.

L’Organizzazione mondiale della sanità ha inoltre voluto sensibilizzare i viaggiatori diretti in Paesi con focolai confermati di infezione da virus Mpox Clade I in merito al rischio di contrarre la malattia: il consiglio è di stare lontano da assembramenti, stare lontano dall’avere contatti con persone delle quali non si conosce la situazione sanitaria e, insomma, di cercare di non mettersi in viaggio verso determinati Paesi. Tra quelli da evitare, secondo i l’ultimo bollettino del 16 agosto scorso, oltre alla Repubblica Democratica del Congo ci sono Burundi, Repubblica Centro Africana e Congo.

Fonte foto: GETTY

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