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POLITICA ESTERA

Donald Trump colpevole nel processo Stormy Daniels, perché non andrà in carcere nonostante la condanna

Condannato il presidente eletto Donald Trump ritenuto colpevole dei reati legati ai suoi rapporti con la pornostar Stormy Daniels

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Mirko Vitali

GIORNALISTA

Giornalista esperto di politica e attualità, attento anche ai temi economici e alle dinamiche del mondo dello spettacolo. Dopo due lauree umanistiche e il Master in critica giornalistica, lavora e collabora con diverse testate e realtà editoriali nazionali

Donald Trump, il presidente eletto degli Stati Uniti d’America, è stato condannato dalla Corte di New York che lo ha ritenuto colpevole dei reati legati ai suoi rapporti con la pornostar Stormy Daniels. Il tycoon, però, non andrà in carcere in quanto si è deciso di dispensarlo dalla pena. Dal 20 gennaio, cioè da quando diventerà nuovamente e ufficialmente l’inquilino della Casa Bianca, sarà il primo presidente Usa a ricoprire la carica dopo essere stato riconosciuto colpevole di un reato.

Processo Stormy Daniels, Donald Trump condannato ma niente carcere

Il giudice Juan Merchan ha spiegato, subito dopo la lettura della sentenza di condanna per il caso Stormy Daniels, che la decisione di non infliggere alcuna pena a Donald Trump è stata determinata dal suo imminente ritorno alla Casa Bianca.

“Sono stati i cittadini di questa nazione a decidere che lei debba godere di protezioni come la clausola di supremazia e l’immunità presidenziale”, ha riferito il giudice parlando al presidente eletto al quale alla fine ha augurato “buona fortuna per il secondo mandato”.

Il giudice ha formulato una sentenza di “rilascio incondizionato”. Altrimenti detto Trump è stato sì ritenuto colpevole di tutti i 34 capi d’imputazione, ma non si vedrà comminata alcuna sanzione.

Sia il carcere sia le altre pene pecuniarie o interdittive sono state giudicate impraticabili. Trump era accusato di aver dato 130.000 dollari a Stormy Daniel per comprare il silenzio della pornostar sulla relazione con lei intrattenuta.

La reazione di Trump alla condanna

“L’evento di oggi è una farsa spregevole” è stata la reazione a caldo sul social Truth di Donald Trump.

“Apprezzo il tempo e lo sforzo della Corte suprema nel cercare di rimediare alla grande ingiustizia che mi è stata fatta: per il bene e la santità della presidenza, farò appello contro questo caso e sono fiducioso che la giustizia prevarrà”, ha aggiunto il tycoon in riferimento alla decisione di non infliggergli alcuna misura nonostante la condanna.

“I patetici e morenti resti di questa caccia alla streghe contro di me non ci distrarranno”, ha concluso Trump.

Il giudice: “La protezione del presidente non riduce la gravità del crimine”

Il giudice Merchan, nel leggere la sentenza, ha invece ricordato che tra i “poteri della presidenza degli Stati Uniti non c’è quello di cancellare il verdetto di una giuria”.

“Le protezioni garantite al presidente non sono un fattore attenuante – ha proseguito il giudice -. Non riducono la gravità del crimine né ne giustificano in alcun modo la commissione”.

Prima del verdetto, Trump ha chiesto di sospendere la lettura della sentenza. La Corte suprema degli Stati Uniti si è opposta. Così l’udienza si è aperta a New York, con il presidente eletto non presente in aula, ma collegato da remoto dalla sua residenza di Mar-a-Lago.

La richiesta di emergenza presentata dai legali del tycoon è stata respinta con un voto di 5-4.

Fonte foto: ANSA/IPA

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