Cecilia Sala libera, retroscena sull'incontro Trump - Meloni sulla scarcerazione di Abedini: cos'è emerso
Il Wall Street Journal svela che Meloni avrebbe chiesto a Trump comprensione per il rilascio di Abedini, necessario per la liberazione di Cecilia Sala
A poche ore dall’ondata di gioia per il ritorno in Italia di Cecilia Sala dall’Iran, emergono retroscena sul viaggio lampo di Giorgia Meloni in Florida per incontrare Donald Trump: la premier avrebbe chiesto la comprensione del presidente eletto esternandogli la necessità di dover liberare Mohammad Abedini Najafabadi, l’iraniano arrestato a Malpensa, per il bene della connazionale.
- Cosa si sarebbero detti Meloni e Trump
- La posizione della Casa Bianca
- Di cosa è sospettato Abedini
- Possibile mossa di Carlo Nordio
Cosa si sarebbero detti Meloni e Trump
In questa storia, sia Iran che Usa negano ufficialmente che vi sia un legame fra l’arresto di Abedini e quello di Cecilia Sala.
“Giorgia Meloni – scrive il Wall Street Journal – sapeva che il rilascio di Abedini come parte di uno scambio di prigionieri rischiava di irritare gli Stati Uniti, incluso il presidente entrante Donald Trump, che dovrebbe rinnovare la sua politica di ‘massima pressione’ sull’Iran”.
La giornalista Cecilia Sala e l’ingegnere Mohammad Abedini Najafabadi
“Meloni – prosegue il Wsj – è volata in Florida sabato per incontrare Trump e spiegargli che liberare Sala era un interesse nazionale italiano e che l’Italia avrebbe dovuto respingere la richiesta di estradizione degli Stati Uniti per Abedini. I dirigenti italiani sono tornati dalla Florida fiduciosi che Meloni si fosse assicurata la comprensione di Trump”.
La posizione della Casa Bianca
“Il caso di Cecilia Sala è stata una decisione del governo italiano ed è Roma che deve rispondere a domande specifiche”. Così ha dichiarato il consigliere per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, rispondendo ai giornalisti.
“È stata una decisione italiana, dall’inizio alla fine”, ha ribadito Kirby che ha ricordato come l’Iran ricorra alla cosiddetta “diplomazia degli ostaggi” per ottenere concessioni dagli altri governi.
“Il lavoro fondamentale svolto dai giornalisti, compreso quello di Cecilia Sala, per informare il pubblico spesso in situazioni incredibilmente pericolose come questa, dovrebbe essere protetto da qualsiasi governo”, ha aggiunto Kirby.
Di cosa è sospettato Abedini
La premier Meloni si è ritrovata fra l’incudine iraniana e il martello statunitense. Da una parte Teheran pretendeva l’immediata scarcerazione dell’ingegnere fermato a Malpensa, e ancora oggi in custodia cautelare nel carcere di Opera.
Dall’altra parte, il Dipartimento di Stato americano chiedeva l’immediata estradizione di Abedini, sospettato di contrabbandare materiale elettronico finalizzato alla realizzazione di droni da guerra.
Droni come quelli utilizzati in un attacco in Giordania nel gennaio dello scorso anno, in cui rimasero uccisi tre militari statunitensi.
Possibile mossa di Carlo Nordio
Secondo il quotidiano statunitense, il rilascio dell’iraniano potrebbe avvenire già nei prossimi giorni, per ordine del ministro della Giustizia Carlo Nordio.
Nordio potrebbe sfruttare il comma 2 dell’articolo 718 del codice di procedura penale, secondo il quale “la revoca” delle misure cautelari “è sempre disposta se il Ministro della Giustizia ne fa richiesta”.
Attualmente, la Procura di Milano si oppone alla richiesta di arresti domiciliari avanzata dal legale di Abedini. La prossima udienza è prevista per il 15 gennaio.