Alberto Genovese verso lo sconto di pena: non ricorre contro la condanna e sfrutta la riforma Cartabia
I legali di Alberto Genovese hanno deciso di non ricorrere in appello contro la condanna in primo grado: si va verso lo sconto previsto dalla riforma Cartabia
I legali di Alberto Genovese, l’imprenditore condannato in primo grado a 8 anni e 4 mesi di reclusione con l’accusa di violenze sessuali su due ragazze stordite con un mix di droghe, hanno deciso di non ricorrere in appello e di sfruttare lo sconto di pena previsto dalla riforma Cartabia. La riduzione, non ancora effettiva, potrebbe portare Genovese a dover scontare poco meno di 7 anni.
Sconto di pena per Genovese
Genovese, che lo scorso 19 settembre è stato condannato a otto anni di reclusione, ha deciso di non ricorrere in appello alla condanna. I suoi legali, Luigi Isolabella e Davide Ferrari, hanno infatti deciso di sfruttare la riforma Cartabia per ottenere uno sconto della pena.
Infatti, in caso di assenza di impugnazione in secondo grado come deciso dagli avvocati dell’imprenditore, scatta automaticamente lo sconto di pena. A renderlo effettivo sarà il giudice che ha emesso la sentenza per l’ex fondatore di start up digitali.
Cosa prevede la riforma Cartabia
Lo sconto di pena verso il quale hanno deciso di andare i legali di Genovese è frutto delle recenti norme della riforma Cartabia. Nello specifico si tratta di una riduzione prevista nel caso in cui l’imputato non abbia impugnato la sentenza di condanna.
La riduzione in arrivo sarebbe di un sesto sulla pena inflitta in primo grado, alla quale poi verrà aggiunto il peso del cosiddetto ‘prefesofferto’, ovvero il periodo di oltre due anni trascorso in regime cautelare tra carcere e gli arresti domiciliari in una clinica per disintossicarsi.
Attesa sull’ordine di carcerazione
Ora Genovese attende solo novità dai suoi legali, sia sul fronte sconto che su quello della carcerazione. La partita infatti si gioca ora in tribunale, dove i legali Luigi Isolabella e Davide Ferrari dovranno cercare di convincere il giudice del tribunale di Sorveglianza a non far rientrare in carcere il loro assistito.
Arrestato il 6 novembre 2020 e da tempo ai domiciliari in una clinica dove si trova per disintossicarsi, Genovese spera di non dover fare ritorno dietro le sbarre. Ma la violenza sessuale è reato ostativo alla concessione delle misure alternative al carcere, dunque l’impresa per i legali dell’imprenditore 45enne si fa ardua.