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Vittorio Sgarbi e il quadro "Il Giardino delle Fate": nuova indagine per pressioni su funzionari del ministero

Il quadro "Il Giardino delle Fate" di Vittorio Zecchin costa a Sgarbi una nuova indagine: il critico rischia un'incriminazione per induzione indebita

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Mauro Di Gregorio

GIORNALISTA

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Approdato a QuiFinanza e Virgilio Notizie dopo varie esperienze giornalistiche fra Palermo e Milano. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Per Vittorio Sgarbi si apre un nuovo filone d’indagine nell’ambito della tormentata vicenda del quadro di Vittorio Zecchin intitolato “Il Giardino delle Fate”: la procura di Roma starebbe accertando eventuali pressioni indebite del critico d’arte nei confronti di alcuni funzionari del ministero della Cultura. Sgarbi avrebbe cercato di indurli a non esercitare il diritto di prelazione sul quadro.

Telefonate ai funzionari del Mibac

L’opera venne poi acquistata dalla compagna di Sgarbi, Sabrina Colle, per 148.000 euro nell’ottobre 2020.

Al centro dell’indagine ci sarebbero alcune telefonate intercorse fra il 2020 e il 2021. All’epoca Vittorio Sgarbi ricopriva il ruolo di deputato del Gruppo Misto ed era quindi un pubblico ufficiale. La notizia è stata diffusa dal Fatto Quotidiano.

Alla fine, Sgarbi riuscì a ottenere il quadro che venne acquistato dalla compagna. Secondo i pm, il ministero della Cultura avrebbe manifestato un interesse per l’acquisto della tela. Il Nucleo di polizia economico-finanziaria di Roma ha sentito come testimoni due funzionari ministeriali.

I due avrebbero parlato di diverse telefonate ricevute da Sgarbi, dai toni insistenti e concitati. I funzionari sostengono di avere infine rinunciato al quadro dipinto nel 1913 da Vittorio Zecchin, non esercitando il diritto di prelazione garantito al Mibac, per “sfinimento”.

Sgarbi indagato per induzione indebita

Come riporta il quotidiano i pm starebbero valutando per Sgarbi l’ipotesi di induzione indebita, un reato che a norma dell’articolo 319 quater del codice penale prevede come pena massima la reclusione fino a 10 anni e 6 mesi.

L’altro filone

L’acquisto de “Il Giardino delle Fate” è già costato a Sgarbi e alla compagna una richiesta di rinvio a giudizio per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Secondo l’accusa, Sgarbi avrebbe mascherato l’acquisto e Sabrina Colle avrebbe fatto da prestanome.

La versione di Sgarbi

La vicenda si protrae da tempo. Sgarbi ha assicurato che la sua compagna non sarebbe una mera prestanome, ma la vera destinataria del dipinto. A suo tempo il critico spiegò al Fatto Quotidiano che “il dipinto è stato donato” alla sua “fidanzata da Corrado Sforza Fogliani, come risulta da bonifico”.

Fonte foto: ANSA

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