Strage di Altavilla Milicia, la verità nelle carte dei pm: cos'è successo nella villetta degli orrori
La verità sulla strage di Altavilla Milicia in un hard disk da 8 terabyte. Cosa emerge dalle carte dei pm, dalle torture alle uccisioni
Nei primi giorni di giugno alcuni articoli pubblicati prevalentemente dalla stampa locale hanno parlato di un hard disk da 8 terabyte contente “la verità sulla strage di Altavilla Milicia“. Si trattava di una serie di elementi informatici ottenuti dagli inquirenti dalle indagini sulla mattanza consumatasi nel corso delle prime settimane di febbraio del 2024, quando in casa di Giovanni Barreca si è consumata una vera e propria mattanza mossa, secondo le testimonianze incrociate, dalla volontà di effettuare un esorcismo sulle vittime. Tre, le persone cadute sotto il rituale: Antonella Salamone, moglie di Barreca, e i figli Kevin (16 anni) e Emmanuel (5). Quattro, infine, le persone in carcere: lo stesso Barreca, reo confesso, sua figlia 17enne, e i coniugi palermitani Sabrina Fina e Massimo Carandente. Ora il contenuto di quell’hard disk è negli atti depositati dai pm della procura di Termini Imerese. Negli atti, i fatti che hanno portato alla strage.
- La strage di Altavilla Milicia in un hard disk da 8 terabyte
- L'uccisione e il rogo del cadavere di Antonella Salamone
- La morte di Emmanuel e Kevin
- "Sono andata nel panico"
La strage di Altavilla Milicia in un hard disk da 8 terabyte
Nelle carte depositate dai pm ci sono i risultati di tre mesi di indagini sulla strage di Altavilla Milicia (Palermo). La Procura di Termini Imerese non ha mai smesso di indagare su quanto accaduto tra le mura dell’ormai nota villetta degli orrori. I pm sono stati in grado di ricostruire la vicenda incrociando i dati informatici (celle telefoniche, chat, chiamate), i rilievi dei Ris e le autopsie condotte sulle vittime. Stando a quanto riporta ‘La Sicilia’, secondo gli investigatori Sabrina Fina e Massimo Carandente sarebbero stati i registi della mattanza.
A cominciare da loro, si arriva alle scritte rinvenute sulle pareti della villetta. In questo dettaglio si configurerebbe il ruolo della coppia di Sferracavallo – il quartiere di Palermo in cui vivevano i coniugi – che sarebbe stata convocata da Barreca per liberare la famiglia dalla presenza del demonio.
Prima del loro arrivo, Fina e Carandente avrebbero chiesto a Barreca di imprimere sulle pareti del salotto alcuni versi della Bibbia. Giovanni Barreca avrebbe delegato la figlia 17enne, come lei stessa ha raccontato agli inquirenti: “Avevano detto che sarebbe stato importante leggerli”.
Dall’arrivo della coppia, quindi, tutto avrebbe preso una piega sempre più delirante. Fina e Carandente “erano autoritari“, spiega la 17enne. Gli inquirenti le chiedono: “Ti sei mai sentita minacciata?”, e la ragazzina risponde: “Durante gli interrogatori urlavano. Mi sentivo come se mi venisse impedito di parlare”. Nei giorni che hanno portato al maledetto 11 febbraio – il giorno in cui l’intero Paese è venuto a conoscenza della mattanza dopo la telefonata di Barreca al 112 – all’interno della villetta di Altavilla Milicia ha avuto luogo un crescendo di delirio mistico.
L’uccisione e il rogo del cadavere di Antonella Salamone
Si arriva, quindi, alla morte di Antonella Salamone. Nella prima fase dell’esorcismo, a torturare la donna avrebbero contribuito sia la 17enne che il fratello Kevin. Lo racconta la stessa ragazzina agli inquirenti: “Non so come è morta mia madre, se per infarto o quando sia io che mio fratello le davamo calci“. Ma non solo calci, dopo i quali “mia madre non reagiva più”.
Antonella era stata “torturata” e “non poteva mangiare né bere” e veniva “colpita con la pentola” e “aveva una fascetta trasparente ai polsi”. Dopo la sopraggiunta morte, il corpo di Antonella Salamone è stato trascinato in salita lungo il declivio alle spalle della villetta e bruciato. Un rogo durato ore, secondo la 17enne, durante il quale “sono rimasta come paralizzata perché avevo paura. Avevo pensato anche al suicidio“.
La morte di Emmanuel e Kevin
Il piccolo Emmanuel avrebbe cominciato a piangere, per questo Sabrina Fina – scrive ‘Blog Sicilia’ – avrebbe decretato la necessità di un esorcismo anche sul piccolo. Secondo la donna, infatti, il figlio più piccolo di Barreca avrebbe avuto sua volta la presenza del maligno nel corpo. Per questo motivo è stato incatenato al letto e gli è stato somministrato del caffè ora con una siringa, ora con un biberon. Il cuore di Emmanuel non ha retto, e il bambino è morto di stenti.
Poi è toccato a Kevin, torturato e morto poche ore prima dell’irruzione dei carabinieri. Lo riferisce sempre la figlia 17enne di Barreca, secondo ‘Giornale di Sicilia’. Massimo Carandente “diceva di avere mal di testa”, un sintomo interpretato come la presenza del demonio anche nel 16enne. Quindi, il ragazzino è stato legato. Infine, la coppia avrebbe iniziato a interrogare la figlia di Barreca.
“Sono andata nel panico”
Infine, l’attenzione si sarebbe spostata sulla primogenita di Barreca. La ragazzina racconta che “Sabrina iniziò a dirmi le medesime cose che avevano già detto a mia madre”, quindi “sono andata nel panico”. Sempre Fina “mi diceva di tenere lo sguardo basso“, e in questi istanti di puro terrore per se stessa, la 17enne avrebbe cercato l’aiuto del padre.
Giovanni Barreca, però, in tutta la vicenda avrebbe aiutato la coppia in uno stato di passività mistica, mosso dal delirio religioso, e nemmeno in quel momento sarebbe intervenuto per fermare la mattanza. La ragazza racconta: “Lui mi rispondeva dicendo che dovevamo pensare a Emmanuel, che comunque era morto”.
“Era disperato per quello che era successo e piangeva, anche se non mi ascoltava lo stesso”. Poche ore dopo, un evento meteorologico avrebbe fatto sì che la 17enne venisse risparmiata: Fina, Carandente e Barreca lo avrebbero interpretato come una minaccia demoniaca, quindi avrebbero lasciato la villetta per fuggire al sicuro.
Ancora oggi tra gli indagati per la strage di Altavilla Milicia insistono due fronti: il primo, quello dei Barreca (padre e figlia) che attribuiscono regia e responsabilità ai coniugi di Sferracavallo. Il secondo, quello della coppia, che ora accusa Barreca di averli sequestrati e di aver impedito loro di chiamare i soccorsi, ora si dice “addolorata per le vittime“. In poche parole, Sabrina Fina e Massimo Carandente si dichiarano estranei a ogni tortura e ogni violenza, soprattutto a ogni omicidio consumatosi tra quelle mura. Piuttosto, i coniugi sostengono di aver lasciato la villetta prima che iniziasse la mattanza.