Scontri a Buenos Aires in Argentina, bruciata auto della polizia: coinvolti anche tifosi e militanti politici
Violenti scontri a Buenos Aires durante la protesta dei pensionati. Coinvolti ultras e militanti. Oltre 100 arresti, ma la giudice libera tutti
Violenti scontri a Buenos Aires durante la manifestazione dei pensionati contro i tagli al welfare imposti dal presidente Javier Milei. Alla protesta si sono uniti anche gli ultras delle principali squadre di calcio argentine e gruppi di sinistra. Un’auto della polizia è stata incendiata, decine di feriti e oltre cento arresti. La giustizia argentina, però, ha ordinato di scarcerarli tutti.
- Scontri a Buenos Aires
- Pensioni e tifosi di calcio uniti: perché
- Oltre 100 arresti, ma vanno scarcerati
Scontri a Buenos Aires
Ogni mercoledì nella capitale argentina si svolgono proteste davanti al parlamento contro i tagli alle pensioni e al welfare decisi dal presidente ultraliberista Javier Milei.
La manifestazione del 12 marzo si è però trasformata in guerriglia urbana. Oltre ai pensionati, hanno partecipato anche centinaia di ultras delle squadre di calcio di Buenos Aires, che si sono scontrati con la polizia.
Durante i disordini, i manifestanti hanno incendiato cassonetti e un’auto della polizia nei pressi di Avenida de Mayo. Le forze dell’ordine hanno risposto con lacrimogeni, idranti e proiettili di gomma. Il bilancio finale parla di 46 feriti e 124 arresti.
Pensioni e tifosi di calcio uniti: perché
La mobilitazione degli ultras nasce da un episodio di qualche settimana fa, quando un pensionato di 75 anni, Carlos Dawlowfki, fu maltrattato dagli agenti mentre indossava la maglia del Chacarita Juniors. Da allora, molti gruppi ultras si sono uniti ai pensionati, adottando lo slogan “I vecchi non si toccano”.
L’appello ha coinvolto le tifoserie di River Plate, Boca Juniors, San Lorenzo, Independiente e altre squadre. Molti gruppi ultras argentini hanno una lunga tradizione di sinistra e vicinanza al peronismo, all’opposizione del governo Milei.
Parte di questo spirito è sopravvissuto nel tempo anche grazie a rappresentati simboli del Paese, come Maradona. Alla protesta del 12 marzo hanno aderito anche sindacati e gruppi politici di sinistra.
Oltre 100 arresti, ma vanno scarcerati
Dopo gli scontri, la ministra della Sicurezza nazionale Patricia Bullrich ha annunciato misure durissime contro i 124 arrestati, che saranno processati in base alla nuova Legge antimafia. Rischiano fino a 20 anni di carcere.
Il governo aveva già minacciato il divieto d’ingresso negli stadi per i tifosi che avessero partecipato alle proteste violente. Nonostante le minacce, la mobilitazione degli ultras a fianco dei pensionati ha portato centinaia di persone in piazza.
Alcune ore dopo, la giustizia argentina ha ordinato “l’immediata liberazione” di tutte le 114 persone (oltre 150 secondo fonti giornalistiche) arrestate.
Secondo la giudice Karina Andrade “essendo in gioco il diritto costituzionale fondamentale di manifestare in modo democratico e quello della libertà di espressione”, fatto salvo “il parere sull’applicazione del diritto sostanziale o sulle indagini che la procura può proseguire nell’accertamento dell’esistenza di condotte criminose” resta preclusa “l’applicazione della procedura di flagranza”.
La posizione della magistratura stride evidentemente con quella del governo.