Omicidio Sacchi: ombre su Anastasiya. La pista della cocaina
Continuano a emergere punti oscuri sulla vicenda del ragazzo ucciso a Roma il 23 ottobre
Emerge una nuova pista nell’omicidio di Luca Sacchi: secondo quanto riportato da ‘La Stampa’, potrebbe essersi trattato di una compravendita non di marijuana ma di cocaina (un chilo di cocaina in cambio di 35 mila euro) degenerata poi in rapina per omicidio.
Il denaro, probabilmente, scrive ancora il quotidiano torinese, era contenuto nello zaino rosa di Anastasiya Kylemnyk, fidanzata di Luca Sacchi.
Dalle indagini di Carabinieri e Polizia, coordinate dalla pm Nadia Plastina, sarebbe emerso che la galassia di pusher attorno a Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, sarebbe dedita alla vendita di cocaina e non di marijuana.
I rapporti tra la famiglia di Luca Sacchi, il personal trainer ucciso a Roma, e Anastasiya Kylemnyk, intanto, si sarebbero allentati nelle ultime 48 ore per via del comportamento dell’ucraina, considerato dai legali dei Sacchi “troppo ambiguo“, come riporta Il Messaggero.
Domani pomeriggio il padre di Luca romperà il silenzio durante una conferenza stampa all’Appia Park Hotel. Gli avvocati assunti dai parenti del ragazzo hanno chiarito che non difenderanno Anastasiya Kylemnyk. Farlo sarebbe “impossibile a livello morale“, come hanno dichiarato loro stessi ai microfoni del quotidiano romano.
Sulla questione il legale Paolo Salice ha chiarito anche con l’Adnkronos, precisando: “La verità è che allo stato è azzardato dire che sia un mostro, come pure sostenere che sia Dio sceso in terra”.
Le omissioni della fidanzata sull’omicidio di Luca Sacchi
La posizione di Anastasiya Kylemnyk potrebbe cambiare se non sarà in grado di contestualizzare la ricostruzione fornita durante la notte del 23 ottobre ai Carabinieri, negli uffici del Nucleo Investigativo di via In Selci. Oggi sarà interrogata dal pubblico ministero Nadia Plastina per ricostruire meglio le fasi della vicenda. La ragazza finora avrebbe negato una compravendita di hashish durante quella sera.
Valerio Rispoli e Simone Piromalli, incaricati dal killer di Luca Sacchi, Valerio Del Grosso, di monitorare la Tuscolana alla ricerca di acquirenti per la droga, avrebbero però fornito una testimonianza che smentirebbe la ragazza. Intorno alle 21:30 avrebbero incontrato Giovanni Princi, un intermediario, per assicurarsi che Anastasiya avesse abbastanza denaro nello zaino per ultimare l’affare.
Simone Piromalli avrebbe messo agli atti che all’acquisto di marijuana erano interessati “tre ragazzi e una ragazza visti davanti al pub John Cabot. Si sarebbe trattato proprio di Anastasiya, Luca Sacchi, Giovanni Princi e un altro loro amico. La famiglia del personal trainer ucciso avrebbe però dichiarato il ragazzo estraneo alla trattativa. Giovanni Princi, inoltre, sarebbe stato un suo amico di vecchia data “con cui però i rapporti erano ripresi solo ultimamente”.
L’autopsia sul corpo di Luca Sacchi avrebbe poi rivelato che il personal trainer sarebbe stato colpito ripetutamente agli arti superiori e inferiori con un oggetto contundente. Forse una mazza da baseball. Altro dettaglio che, secondo Il Messaggero, sarebbe stato omesso dalla testimonianza rilasciata da Anastasiya poco dopo la morte del compagno.
Il mistero sulla Smart guidata dal killer di Luca Sacchi
La Smart a noleggio utilizzata da Valerio Del Grosso, che ha sparato a Luca Sacchi, e dal suo complice, Paolo Pirino, è stata portata indietro alle 14 del 24 ottobre, il giorno dopo il delitto. Come scrive il gip nell’ordinanza di arresto dei due giovani, presentando “un’evidete spaccatura sul paraurti anteriore, sostituendola con altra vettura dello stesso tipo e targa diversa”.
Da cosa possa essere stata danneggiata la city car rimane un mistero, che ha fatto sorgere nuovi dubbi agli investigatori. Secondo quanto riporta Il Messaggero, si starebbe ora cercando di capire se i due ragazzi del quartiere di Casal Monastero, legati a un giro di droga di San Basilio, volessero punire Luca Sacchi per qualche errore del passato.
La tesi è stata sconfessata dai familiari, che hanno ribadito più volte l’estraneità al mondo dell’hashish del personal trainer. Il 24enne ucciso a Roma, secondo quanto dichiarato dai parenti, non beveva, non fumava e non faceva uso di droghe. Gli stessi esami tossicologici sul suo corpo lo avrebbero confermato.