Multa di 500 euro a chi discrimina e insulta le persone gay ed Lgbt, ecco il comune che lo ha deciso
A Morterone, piccolo comune in provincia di Lecco, chi viene beccato a discriminare e insultare le persone gay ed Lgbtq si becca una multa da 500 euro
Una multa di 500 euro a chi insulta o discrimina una persona Lgbt. Accade a Morterone, il più piccolo comune d’Italia per numero di abitanti (appena 31), situato nella provincia di Lecco.
Il provvedimento
La multa comunale di 500 euro si applica a chi prende in giro, insulta o addirittura picchia persone lesbische, gay, bisessuali e transgender.
La sanzione può essere applicata solamente alle persone che infrangono la norma comunale per le vie della piccola borgata, così come sulle poche pagine social che riguardano Morterone, come quella del Comune o Sei di Morterone se.
L’assessore pro-lgbt festeggia
Il provvedimento è stato fortemente voluto dall’assessore Andrea Grassi, candidato alle ultime elezioni con il “partito Gay Lgbt”, nominato in giunta dal sindaco di centrodestra e avvocato, Dario Pesenti.
“Non ho mai avuto contezza di parole d’odio né di atti discriminatori, tanto è vero che da candidato del Partito Gay ho perso di poco le elezioni” commenta l’assessore arcobaleno al Quotidiano Nazionale. “Si tratta tuttavia di un provvedimento concreto che ci auguriamo di non dover applicare, dal forte contenuto simbolico”. Dove non sono arrivati i parlamentari con il ddl Zan contro la discriminazione di genere, “siamo arrivati noi per primi a Morterone”.
Altri comuni pronti a emulare Morterone
Numerosi comuni sparsi per tutta Italia, da Nord a Sud, sarebbero pronti ad emulare Morterone. Interessati anche i sindaci di Bari e Ravenna, che tuttavia hanno manifestato qualche perplessità sull’applicabilità della norma.
Alle ultime elezioni comunali, svoltesi nell’ottobre 2021, l’attuale sindaco Dario Pesenti ha ottenuto 12 voti su 22 elettori che si sono recati alle urne.
Staccato di sole tre preferenze (nove voti totali) lo sfidante Andrea Grassi, 32 anni, imprenditore di Villa d’Adda (Bergamo), candidato sindaco del Partito Gay Lgbt, successivamente nominato in giunta dal sindaco di centrodestra.
Nel paese più piccolo d’Italia erano chiamati al voto 27 aventi diritto. L’affluenza alle urne, visti anche i numeri ridotti, è stata la più alta di tutta la Lombardia, con oltre l’80%.