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Mostro di Firenze, riesumato il cadavere di Francesco Vinci: perché la famiglia ha chiesto l'esame del dna

Sono stati riesumati i resti di Francesco Vinci, sospettato e poi scagionato per i delitti del mostro di Firenze

Pubblicato:

Marco Vitaloni

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista esperto di politica e con una passione per tecnologia e innovazione, scrive quotidianamente di cronaca e attualità. Marchigiano, studi in Comunicazione, collabora con diverse realtà editoriali locali e nazionali.

Sono stati riesumati i resti di Francesco Vinci, una delle figure chiave nella “pista sarda” sui delitti del mostro di Firenze. L’operazione è stata disposta dalla procura fiorentina in seguito alla richiesta della famiglia dell’uomo, sospettato di essere il mostro e poi scagionato, trovato morto nell’agosto 1993 nelle campagne di Pisa.

Mostro di Firenze, riesumato il cadavere di Francesco Vinci

Nella mattinata di venerdì 27 giugno, poco dopo l’alba, sono stati riesumati i resti di Francesco Vinci nel cimitero di Montelupo Fiorentino (Firenze).

Sul posto, come riporta Ansa, i carabinieri, le due pm Ornella Galeotti e Beatrice Giunti, titolari dell’ultima inchiesta sul mostro di Firenze, e uno dei figli di Francesco Vinci.

I resti sono stati portati all’istituto di medicina legale di Firenze, dove saranno esaminati dagli esperti incaricati dalla procura e da quelli nominati dalla famiglia.

Perché la famiglia ha chiesto l’esame del dna

La riesumazione è stata ordinata dalla procura di Firenze in seguito alla richiesta avanzata dalla famiglia di Francesco Vinci, la vedova Vitalia Velis e i figli.

I familiari hanno chiesto l’esame del dna per accertare che i resti dell’uomo trovato morto il 7 agosto 1993 nel bagagliaio di una Volvo nelle campagne di Chianni (Pisa), ucciso, incaprettato e carbonizzato, siano effettivamente di Vinci.

La vedova ipotizza che il cadavere non sia del marito e che l’uomo possa essere ancora vivo o vittima di altre circostanze ignote. Se il dna rivelasse che il corpo non è di Vinci, si aprirebbero scenari inediti.

La pista sarda

Francesco Vinci, assieme al fratello Salvatore, era al centro della cosiddetta pista sarda seguita dagli investigatori negli anni ’80 nelle indagini sul mostro di Firenze.

Originario di Villacidro (Cagliari), fu arrestato nell’agosto ’82 dopo il duplice omicidio di Signa perché sospettato di essere l’autore dei delitti delle coppiette. Venne scagionato e scarcerato nell’ottobre ’83 dopo l’omicidio dei ragazzi tedeschi a Giogioli, avvenuto mentre era in cella.

Francesco Vinci era stato amante di Barbara Locci, uccisa con il siciliano Antonio Lo Bianco nel 1968 a Castelletti di Signa, il primo delitto attribuito alla serie del mostro, per via della stessa pistola usata, la Beretta calibro 22.

L’omicidio di Francesco Vinci

L’8 agosto 1993 in un’ auto carbonizzata nelle campagne di Chianni (Pisa) furono ritrovati due cadaveri, uccisi e incaprettati. Uno venne identificato come Francesco Vinci, l’altro come Angelo Vargiu, pastore suo amico.

Quel duplice omicidio non è mai stato chiarito.

Fonte foto: ANSA/IPA

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