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Manovra, trovato l'accordo sugli emendamenti ma ora rischiamo l'esercizio provvisorio: i nodi da sciogliere

Dai 3 mila emendamenti iniziali si è passati a 450 emendamenti con priorità, che riguardano in particolare il lavoro, le pensioni e i bonus

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Mirko Ledda

EDITOR E FACT CHECKER

Scrive sul web da 15 anni, muovendo i primi passi come ghost writer e facendo attività di debunking delle notizie false. Si occupa principalmente di pop economy, con particolare attenzione ai temi legati alla tecnologia e al mondo digitale, all'industria alimentare e alla sanità.

I gruppi parlamentari, osservando la prassi, hanno segnalato i 450 emendamenti alla manovra che dovranno essere sottoposti al vaglio della Commissione bilancio della Camera. Dopo la carica dei 3 mila emendamenti depositati, i partiti hanno così ristretto le loro proposte.

Pericolo esercizio provvisorio: cosa accadrebbe

I segnalati potrebbero ulteriormente essere scremati per arrivare a un numero ancora più ridotto di proposte e accelerare i lavori, per scongiurare il rischio dell’esercizio provvisorio, cioè della mancata approvazione della legge di bilancio.

La maggioranza avrebbe intenzione di far approvare dalla Camera dei Deputati il testo entro il 23 dicembre, per poi trasferirlo il 26 dicembre al Senato e concludere le votazioni entro la fine dell’anno.

Ma i tempi sono stretti, e se non si troverà un accordo entro il 31 dicembre, lo Stato dovrà operare in esercizio provvisorio, e quindi affrontando solo le spese ordinarie, come avvenuto già 33 volte durante la storia repubblicana.

I 450 emendamenti segnalati. Prima erano 3 mila

Dei 3 mila testi presentati inizialmente, mille sono stati sfrondati perché ritenuti non ammissibili. Sono stati così segnalati 200 emendamenti da parte della maggioranza e 250 dall’opposizione.

Per quello che riguarda il Governo, le modifiche da apportare al testo ritenute prioritarie sono spartite come segue.

  • Fratelli d’Italia: 95 emendamenti.
  • Lega: 54 emendamenti.
  • Forza Italia: 40 emendamenti.
  • Noi Moderati: 11 emendamenti.

La copertura per le modifiche è poca roba, rispetto ai 32 miliardi della manovra. Il Parlamento avrà a disposizione 400 milioni, che salgono a 700 milioni considerando la dote riservata ai ministeri.

La premier Giorgia Meloni.

I 200 emendamenti presentati dalla maggioranza

Su alcune misure alcuni partiti non intendono fare marcia indietro, e inevitabilmente c’è chi rimarrà ulteriormente deluso da questa manovra che sembra non piacere a nessuno.

Forza Italia punta sulla misura bandiera di questa campagna elettorale, cioè l’innalzamento delle pensioni minime, riformulato a 600 euro, anche se l’obiettivo sarà portare a casa entro fine legislatura i 1.000 euro promessi prima del 25 settembre.

Il partito di Silvio Berlusconi punta poi alla proroga del Superbonus 110%, o almeno alla riapertura fino al 31 dicembre dei termini per le Cilas, le comunicazioni di inizio dei lavori, scaduta il 25 novembre. Gli azzurri chiedono anche maggiore decontribuzione per l’assunzione dei giovani.

La Lega punta ad abbassare l’Iva sul pellet, e Fratelli d’Italia a tagliare la tassazione per le aziende che producono dispositivi sanitari. La maggioranza appare comunque compatta su proposte che riguardano sicurezza e sanità.

Federico Mollicone, presidente della commissione Cultura in quota Fratelli d’Italia ha nel mentre annunciato che riformulerà il suo emendamento per cancellare il bonus cultura per i 18enni, che continuerà a esistere in un’altra forma, forse con soglia Isee.

Dal Ministero dell’Economia e delle Finanze viene fatto sapere che sulla questione della soglia ai pagamenti con il POS bisognerà prima aspettare il parere dell’Unione Europea, che mira a incentivare i pagamenti elettronici e la fatturazione elettronica, come previsto anche dal PNRR.

I 250 emendamenti presentati dall’opposizione

Dall’opposizione arrivano emendamenti legati principalmente al mondo del lavoro. Il Movimento 5 Stelle continua a difendere il reddito di cittadinanza, mentre i dem propongono politiche attive.

Diverse proposte di modifica sono firmate dall’ex ministro del Lavoro Andrea Orlando, e riguardano il salario minimo e l’abolizione di alcune parti del Jobs Act. Guerra anche ai voucher che sarebbero reintrodotti dalla manovra. Il Terzo Polo è allineato invece alla Lega per l’abolizione di diverse micro tasse.

Fonte foto: ANSA

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