La stima di Bankitalia: senza reddito di cittadinanza 1 milione di poveri in più
Il taglio previsto al reddito di cittadinanza nel 2023 colpirà, secondo l’Istat, più di un beneficiario su cinque, per un totale di quasi 850mila persone
L’annunciata riforma al reddito di cittadinanza inizierà nel 2023 e, secondo le stime dell’Istat, colpirà più di un beneficiario su cinque.
Arriva però la richiesta di “rafforzare il sostegno al lavoro” di Bankitalia, secondo la quale senza il reddito di cittadinanza nel 2020 avremmo avuto circa un milione di poveri in più.
La riforma al reddito di cittadinanza
Come già annunciato, l’intenzione del nuovo governo è quella di recuperare risorse, senza dare un taglio netto ma arrivandoci gradualmente.
Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio
A partire dal 1° gennaio 2023 il governo guidato da Giorgia Meloni introdurrà un regime transitorio della durata di un anno. Nel 2024 è invece prevista l’abolizione del reddito di cittadinanza, con l’attivazione di altri strumenti destinati agli inabili al lavoro e ai più fragili.
Sulla bontà di queste nuove misure è intervenuta la Banca d’Italia, che ha invitato a “prestare attenzione ai rischi di aumento dell’indigenza”.
L’analisi di Bankitalia
Come riportato da SkyTg24 il capo del servizio struttura economica della Banca d’Italia, Fabrizio Balassone, in un’audizione alla Camera sulla legge di bilancio ha riportato i dati dell’Inps, secondo i quali senza il reddito di cittadinanza nel 2020 avremmo avuto circa un milione di poveri in più.
“L’introduzione del reddito di cittadinanza è stata una tappa significativa nell’ammodernamento del welfare del nostro Paese” ha affermato Balassone, che in ogni caso non nega che la nuova manovra potrebbe comunque risolvere alcune “criticità dell’attuale assetto”.
In particolare, per la Banca d’Italia la miglioria più importante da apportare al reddito (o alla misura assistenziale che lo sostituirà) riguarda il rafforzamento del sostegno al lavoro. Che potrebbe scongiurare il rischio di avere quasi un milione di persone a casa senza lavoro e senza sussidio.
L’analisi dell’Istat
Riguardo i rischi della nuova manovra, nella giornata di ieri, in audizione davanti alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato sulla legge di bilancio, il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo ha definito il profilo di chi perderà il reddito.
Come riportato dalla Stampa, per il presidente Blangiardo “la decurtazione della durata coinvolgerebbe in prevalenza i nuclei familiari di ridotte dimensioni (in particolare coinvolge più della metà degli individui soli) e la componente maschile, e investirebbe quasi la metà dei beneficiari in età compresa fra 45 e 59 anni”.
“La sottopopolazione soggetta a riduzione della durata – continua Blangiardo – comprende inoltre un terzo dei Neet fra 18 e 29 anni beneficiari del reddito”.
In pratica, attenendosi alle stime, circa 846mila individui saranno soggetti a riduzione della durata del sussidio, vale a dire poco più di un beneficiario su cinque.
Che sicuramente produrrà il risparmio voluto dal governo, stimato in circa 750 milioni di euro per il 2023. Ma che ha comunque bisogno di politiche di supporto, per non lasciare indietro chi è più fragile e poter essere davvero una manovra di ammodernamento del welfare.