Ladro ferito durante il tentato furto denuncia la persona che voleva derubare: il giudice nega il risarcimento
Un ladro, ferito durante una rapina, ha denunciato la vittima del suo stesso tentato furto. La curiosa vicenda è avvenuta a Bari, ecco come si è conclusa
Un ladro ferito durante un furto denuncia la vittima dello stesso. Sembra la trama di un film o di una barzelletta ma invece è quanto successo a Bari. È arrivato il verdetto del giudice su questa curiosa vicenda, dopo 10 anni, che ha negato il risarcimento che il ladro aveva chiesto al derubato.
- Ladro ferito denuncia persona derubata: il motivo
- Com'è andata la strana vicenda: la ricostruzione
- La beffa per la vittima: rapinato e denunciato
- Il verdetto del giudice: come si è conclusa la storia
Ladro ferito denuncia persona derubata: il motivo
La vicenda, come detto, si trascina da un po’ e risale al 2014.
Il rapinatore provò il furto ma si ruppe una gamba, fu condannato per tentata rapina ma provò a rifarsi con una causa per risarcimento. Causa che ora ha definitivamente perso davanti al giudice.
Com’è andata la strana vicenda: la ricostruzione
Come andò allora? A ricostruire la dinamica è la Gazzetta del Mezzogiorno.
Un trentenne, allora ventenne, aveva provato a impossessarsi del Rolex da 15mila euro del titolare di un garage di Bari, mentre impugnava una pistola. La rapina però fallì per l’intervento di una terza persona.
Decisivo fu infatti l’intervento del figlio della vittima che, compreso cosa stava accadendo, accelerò e, con la sua Mercedes aziendale, si fece contro al rapinatore e lo investì sventando così il colpo. Il rapinatore riportò una frattura scomposta del femore, rimanendo fermo a terra.
La beffa per la vittima: rapinato e denunciato
Immobile, il ladro fu raggiunto dalle forze dell’ordine e arrestato per tentata rapina. Fu quindi condannato ad una pena di 2 anni e 4 mesi.
Due anni dopo il tentato furto, il rapinatore chiese all’assicurazione dell’auto il risarcimento del danno subito. Da rapina a normale sinistro, insomma.
Le due parti si sono trovate quindi in una causa civile, amministrata dal giudice Luca Sforza di Bari. La richiesta di risarcimento è stata respinta per “la palese infondatezza e pretestuosità della domanda”.
Il verdetto del giudice: come si è conclusa la storia
Il rapinatore aveva provato a insabbiare tutto quanto successo prima del momento in cui era stato investito.
Nell’istanza non veniva menzionato l’antefatto, ossia la tentata rapina, né tantomeno il motivo per il quale il guidatore aveva accelerato d’improvviso. Secondo il giudice erano state riportate ricostruzioni mistificatorie.
Come recita la sentenza invece il figlio dell’imprenditore era stato indotto al gesto “in uno stato di paura ed a fronte dell’aggressività e della violenza”. Per questo motivo dunque la manovra era “una legittima e proporzionata reazione all’offesa ingiusta subita dal proprio genitore”. E per il rapinatore, un’altra beffa: dovrà pagare le spese legali di 7.600 euro e ulteriori 3.800 euro per aver intentato una lite temeraria.