Il duro discorso di Enrico Mentana sul bracciante lasciato morire: "In Italia ci sono due tipi di razzisti"
Enrico Mentana ha commentato il caso del bracciante indiano morto col braccio amputato dopo essere stato abbandonato in strada
Ha provocato tanta indignazione la storia di Satnam Singh, il bracciante agricolo indiano abbandonato in strada con il braccio mutilato dopo un grave incidente sul lavoro, morto dopo due giorni all’ospedale San Camillo di Roma. Della vicenda ha parlato anche Enrico Mentana al Tg di La7, un duro e a tratti toccante editoriale che è stato molto condiviso sui social.
- Morto con il braccio amputato, la storia di Satnam Singh
- Il duro discorso di Enrico Mentana
- In Italia "due tipi di razzisti"
- "Cosa è diventato il nostro Paese"
Morto con il braccio amputato, la storia di Satnam Singh
Satnam Singh è morto ad appena 31 anni la mattina di mercoledì 19 giugno all’ospedale San Camillo di Roma, due giorni dopo che un macchinario gli ha tranciato di netto un braccio.
Il giovane bracciante indiano era rimasto gravemente ferito mentre lavorava in un’azienda agricola dell’agro Pontino. Invece di essere soccorso e portato all’ospedale, era stato abbandonato in strada davanti alla sua abitazione a Borgo Santa Maria, frazione di Latina.
Il titolare dell’azienda agricola per la quale lavorava Singh è ora indagato per omissione di soccorso e omicidio colposo.
Il duro discorso di Enrico Mentana
Dal caso ha parlato Enrico Mentana durante l’edizione delle 20 di mercoledì 19 giugno del Tg La7. Un editoriale che è diventato subito virale sui social.
“Questo è un episodio, magari questo è particolarmente eclatante, ma ne sono successi altri ieri, ne succederanno altri domani nel silenzio, nell’indifferenza, nella inconsapevolezza generale”, ha detto Mentana.
“Allora, noi parliamo dei migranti tante volte. Sono oggetto di campagna elettorale per timore che arrivino e l’immagine non è mai quella di un cingalese o di un indiano. È quella di un enorme africano nero, che noi associamo al traffico della droga o a violenze di qualsiasi tipo”.
“Anche perché questa è la retorica narrativa di questi anni, ma noi dobbiamo sapere che gran parte dell’economia italiana ruota attorno a queste persone, che poi scopriamo essere irregolari, in nero e sottopagate”.
In Italia “due tipi di razzisti”
“Una volta – continua Mentana – si diceva pietosamente che venissero chiamati in Italia per fare lavori che vengono rubati agli italiani perché loro costano meno. La verità che dobbiamo dirci è che tante persone, centinaia di migliaia di immigrati irregolari, vengono chiamati da noi per fare i lavori che noi non vogliamo più fare”.
“Ci siamo divisi in due tipi di razzisti, se posso dirlo in questi termini, quelli che proprio non vogliono stranieri, migranti, e quelli che li vogliono per fare questi lavori lontano dai nostri occhi, lontano dalle nostre garanzie retributive e anche previdenziali, facendo quelle cose che ci permettono di andare avanti”.
“Cosa è diventato il nostro Paese”
“Un Paese che si dedica soltanto ai lavori che i giovani italiani vogliono fare senza dedicarsi ad altro, tanto ci pensano coloro che in qualche modo arrivano da noi. E non soltanto nelle campagne. Scusate se rubo un altro secondo… Ci sono città del nord est, Monfalcone, in cui c’è un abitante del Bangladesh, un immigrato dal Bangladesh ogni quattro italiani. E chi li ha chiamati? E a cosa servono?”
“E poi – aggiunge – ci lamentiamo se sono tanti, o se tutti messi insieme in una baraccopoli, svolgono i loro riti religiosi o di altro tipo? Cosa dovrebbero fare? Stare zitti e muti? E li abbiamo chiamati per fare che cosa? I lavori che volevamo fare noi o quelli che noi non vogliamo più fare?”.
Quindi l’amara conclusione: “Non è né di destra né di sinistra questo”, è “soltanto il momento che tutti ci rendiamo conto di cosa siamo e di cosa è diventato il nostro Paese“.