Guerra Ucraina, multinazionali in fuga dalla Russia. Quali sono le grandi aziende che stanno lasciando Mosca
L'elenco aggiornato delle grandi aziende che stanno lasciando la Russia per le sanzioni dopo l'invasione dell'Ucraina
Sono tante le grandi multinazionali che una dopo l’altra stanno lasciando la Russia o sospendendo le loro attività nel paese per effetto delle sanzioni decise per l’invasione dell’Ucraina. A causa delle varie sanzioni economiche e restrizioni alle esportazioni imposte da Ue, Usa e paesi alleati, il mercato russo è diventato dannoso per tante aziende e grandi marchi, che hanno quindi deciso di ritirarsi.
Dalle compagnie Big Tech alle case automobilistiche, dal settore dell’energia a quello dell’intrattenimento, passando per il commercio di beni di consumo, abbigliamento e lusso. Ecco un elenco delle principali aziende che hanno deciso di lasciare la Russia in seguito all’invasione dell’Ucraina.
Le aziende in fuga dalla Russia: auto
Diversi grandi marchi dell’industria automobilistica mondiale hanno congelato la loro presenza in Russia, fermando la produzione di veicoli negli impianti presenti nel Paese e bloccando le esportazioni verso la Russia.
Il gruppo Volkswagen, che possiede anche i marchi, Porsche, Audi, Skoda e Bentley, ha sospeso le attività in Russia. Lo stesso hanno fatto Mercedes Benz, Volvo, Ford, Renault e le giapponesi Toyota, Honda e Mazda. Stop alla produzione per il mercato russo anche da parte di Ferrari e Lamborghini.
Le aziende in fuga dalla Russia: energia
British Petroleum è la stata la prima grande azienda a muoversi, tre giorni dopo l’invasione dell’Ucraina. Il gigante petrolifero inglese, che è anche una dei più grandi investitori stranieri in Russia, ha annunciato la cessione della sua partecipazione del 20% (valore 14 miliardi di dollari) in Rosneft, compagnia petrolifera di stato russa.
L’altra britannica Shell ha annunciato la fine della joint venture con l’azienda energetica Gazprom e il suo coinvolgimento nello sviluppo del gasdotto Nord Stream 2. Anche Exxon ha annunciato lo stop dei suoi investimenti in Russia.
L’italiana Eni ha annunciato la cessione della propria quota del 50% in Blue Stream Pipeline Bv, il gasdotto che trasporta gas dalla Russia alla Turchia, e lo stop alla stipula di nuovi contratti di approvvigionamento del petrolio russo.
Le aziende in fuga dalla Russia: Big Tech
Apple ha annunciato lo stop alle vendite e alle esportazioni dei propri prodotti in Russia. Il colosso americano ha inoltre limitato l’uso di Apple Pay nel Paese. Anche Microsoft e IBM hanno annunciato la sospensione della vendita dei loro prodotti e servizi in Russia.
Come Apple, anche Samsung ha deciso lo stop alle esportazioni dei propri prodotti in Russia. Il colosso coreano è il più grande nel mercato russo degli smartphone, con una quota di circa il 30%.
Lascia la Russia anche Amazon: il gigante dell’e-commerce ha annunciato la sospensione delle attività commerciali e del servizio di streaming di Prime Video in Russia e Bielorussia.
Google ha sospeso i servizi pubblicitari in Russia e bloccato l’acccesso in Europa ai media RT e Sputnik, controllati dal Cremlino. Anche Facebook e Twitter hanno oscurato i canali della propaganda russa, e come reazione Mosca ha bloccato l’accesso in Russia ai due social network.
Dopo l’approvazione della nuova legge russa contro la diffusione di “fake news”, TikTok ha annunciato che sospenderà la pubblicazione di video e contenuti in diretta dalla Russia. Il popolare social network di proprietà cinese è diventato negli ultimi giorni la piattaforma più usata per condividere video e foto della guerra, anche dai canali della propaganda e della disinformazione del Cremlino.
Le aziende in fuga dalla Russia: commercio e abbigliamento
Il colosso svedese Ikea ha annunciato che chiuderà tutti i propri negozi in Russia e fermerà esportazioni e importazioni da e per Russia e Bielorussia. Anche Nike ha deciso la chiusura, temporanea, dei propri store nel Paese.
Il colosso della moda spagnolo Zara ha deciso di chiudere tutti i suoi negozi di abbigliamento in Russia, lo stesso ha fatto l’azienda svedese H&M. Adidas, che è sponsor tecnico della Nazionale di calcio russa, ha sospeso per il momento la sua partnership con la Federcalcio russa.
Il gruppo del lusso francese Hermes e ha deciso di chiudere temporaneamente i suoi negozi in Russia e di sospendere le sue attività commerciali. Molti altri brand del lusso hanno preso la stessa decisione: LVMH, Kering (che possiede il marchio Gucci), Burberry, Chanel, Richemont.
Il colosso francese della cosmetica L’Oreal ha annunciato che chiuderà temporaneamente tutti i propri punti vendita presenti in Russia, lo stesso Victoria’s Secret. Stop all’export verso il mercato russo per Swatch e Rolex.
Le aziende in fuga dalla Russia: intrattenimento
I gruppi Warner Bros, Disney e Sony hanno sospeso le uscite dei loro film nei cinema russi. La società del wrestling americano WWE ha annunciato che terminerà la partnership con i media russi e spegnerà il canale WWE Network in Russia.
Netflix, sbarcato in Russia da poco più di un anno, ha annunciato di voler interrompere tutti i progetti in programma in Russia e che non aggiungerà canali russi ai propri servizi nel paese.
Le aziende in fuga dalla Russia: banche e servizi finanziari
Visa e Mastercard hanno deciso di interrompere tutte le operazioni in Russia. Anche la società di pagamenti online Paypal ha chiuso i propri servizi all’interno della Federazione Russa.
Le aziende in fuga dalla Russia: food&beverage
Via dalla Russia McDonald’s: l’azienda del fast food più famoso del mondo, che in un primo momento non aveva seguito tante altre multinazionali nella decisione di sospendere l’attività, ha deciso di chiudere temporaneamente tutti i suoi 850 ristoranti nel Paese.
La stessa decisione è stata presa da Starbucks, che sospenderà tutte le sue attività commerciali in Russia, compresa la spedizione dei suoi prodotti e i suoi bar gestiti da terzi. E dalle altre catene di fast food KFC e Pizza Hut.
Lascia la Russia anche la Coca Cola, che ha annunciato la chiusura di tutti i suoi dieci impianti di imbottigliamento nella Federazione russa. Anche Pepsi ha annunciato la sospensione della vendita delle sue bevande.
Dalle bibite alla birra: Heineken ha deciso di interrompere la produzione e la vendita della sua birra in Russia e bloccare l’esportazione degli altri marchi controllati. Anche Carlsberg ha annunciato il blocco delle esportazioni verso la Russia.
Multinazionali via dalla Russia: prodotti di consumo
La multinazionale americana Procter&Gamble, produttrice di tanti beni di largo consumo, ha annunciato che stopperà qualsiasi nuovo investimento di capitale in Russia. Lo stesso hanno fatto la multinazionale britannica Unilever e Nestlé, il più grande gruppo alimentare del mondo.
Lindt Chocolate ha sospeso le sue attività in Russia, mentre il produttore di sigarette Philip Morris ha deciso di ridimensionare la produzione nel Paese.