Golpe contro Putin? Quante possibilità ci sono per un cambio di regime in Russia dopo la guerra in Ucraina
Gli scenari: impeachment, golpe, proteste popolari, dimissioni. Dalla gaffe di Biden ai segreti auspici dietro le sanzioni occidentali
La questione non si è mai davvero sopita, ma sicuramente si è riaccesa con il viaggio del presidente americano Joe Biden in Europa. Il capo di stato degli Stati Uniti era in Polonia, quando ha pronunciato la frase che ha messo in agitazione le diplomazie: “Quest’uomo (Vladimir Putin, ndr) non può restare al potere”.
- Biden in Polonia, il presidente Usa pronuncia parole di fuoco e irrita il Cremlino: botta e risposta
- Il problema della "gaffe" di Biden: tra le righe del discorso del presidente, un possibile accenno al golpe in Russia
- Le democrazie occidentali e le speranze di un colpo di stato innescato dalle sanzioni contro la Russia
- Quante possibilità ci sono di un cambio di regime in Russia? Gli scenari: impeachment, golpe, proteste popolari, dimissioni
Biden in Polonia, il presidente Usa pronuncia parole di fuoco e irrita il Cremlino: botta e risposta
È una dichiarazione estratta dal discorso che Biden ha tenuto a Varsavia, davanti al Castello Reale nell’old town (il centro storico) distrutto dai nazisti e ricostruito dai polacchi identico al precedente, finanche nei pomelli e nei corrimano.
Nel corso del suo viaggio in est Europa, Biden ha apostrofato l’autocrate del Cremlino anche in altri modi: “un macellaio” e “un criminale” che “vuole dipingere l’allargamento Nato come un progetto imperialista che punta a destabilizzare la Russia”. Nonostante i toni di queste ultime due affermazioni, la risposta stizzita di Mosca si è concentrata soprattutto sulla prima.
Putin resta al potere? “Non è qualcosa che decide Biden. È solo una scelta dei cittadini della Federazione Russa”, ha chiarito il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Che ancora oggi, lunedì 28 marzo tornava sul punto: “Questa dichiarazione ci fa preoccupare“, ha detto Peskov, aggiungendo che la Russia continuerà a monitorare da vicino eventuali nuove dichiarazione del presidente Usa.
L’affermazione di Biden, una “gaffe” secondo molti osservatori, ha allarmato Washington, che già nelle prime ore dopo il discorso del presidente ci ha tenuto a mettere in chiaro che “Il punto del presidente era che a Putin non può essere concesso di esercitare potere sui vicini e sulla regione. Non stava parlando di Putin al potere in Russia, o di un cambio di regime”.
Il problema della “gaffe” di Biden: tra le righe del discorso del presidente, un possibile accenno al golpe in Russia
Il punto è che tra le righe del discorso di Biden può essere letto l’auspicio a un colpo di stato in Russia che destituisca Vladimir Putin. Che sarebbe tanto più sorprendente se lo si confronta con l’accenno alla “battaglia per la libertà” fatto da Biden durante lo stesso discorso di Varsavia. Chi dovrebbe essere il responsabile della destituzione di Putin? Il popolo? O dovrebbe trattarsi di un golpe interno all’attuale leadership (come molti osservatori considerano più probabile)?
E inoltre, un eventuale successore sarà migliore dell’autocrate? Sono tutte domande che Biden non sembra essersi posto prima di pronunciare una frase quantomeno scomoda. Quel che è certo, però, è che, anche se non lo dice apertamente, le democrazie occidentali vedono un golpe come una possibile via di uscita da una situazione che, per altre strade, potrebbe generare quella tanto temuta escalation e un allargamento del conflitto oltre i confini dell’Ucraina.
Le democrazie occidentali e le speranze di un colpo di stato innescato dalle sanzioni contro la Russia
Anche se non lo si è dichiarato con chiarezza, uno dei possibili esiti che i paesi occidentali hanno cercato di provocare a mezzo delle sanzioni, è proprio un colpo di stato fomentato da chi, dalla chiusura dei rubinetti, ci ha rimesso economicamente e tanto. Tanto è bastato per far rincorrere le voci di un golpe fin dall’inizio del conflitto.
“È verosimile che l’unica strada per la pace sia un intervento dell’élite russa per costringere Putin a cedere il potere”, ha scritto il Financial Times. Kadri Liik, dello European Center for Foreign Relations, ha dichiarato che “potrebbe passare del tempo prima che le conseguenze della guerra in Ucraina lo producano, ma con l’invasione Putin ha messo una bomba sotto il proprio personale sistema di potere”.
Ha parlato apertamente di golpe il sottosegretario agli Esteri britannico, mentre alcuni retroscena giornalistici attribuivano un simile auspicio allo stesso primo ministro del Regno Unito, Boris Johnson, anche se sul punto è arrivata la smentita di Downing Street.
C’è chi ha indicato a Sergey Shoygu, 66 anni, ministro della Difesa russo e fedelissimo di Vladimir Putin, come una delle menti dietro un eventuale golpe da realizzarsi a distanza di una settimana dal 7 marzo (l’ipotesi quindi non si è realizzata). Uno scenario non dissimile arriva per mezzo del dissidente russo Vladimir Osechkin, che ha parlato di caos e malcontento diffuso all’interno dell’agenzia FSB, il servizio segreto interno di Mosca, a causa dello stallo nell’avanzata in Ucraina.
Sono tutte indiscrezioni, ipotesi, scenari, che potrebbero aver rappresentato il retroterra dal quale è scaturita la dichiarazione di Biden incriminata, o quantomeno potrebbe trattarsi dei riferimenti che danno senso ad alcune interpretazioni di quella stessa frase, interpretazioni tra cui c’è quella che ha irritato Mosca.
A questo punto però ci si chiede se un golpe, in Russia, sia davvero possibile. Perché Vladimir Putin, sul quale pure girano diverse voci, che lo vorrebbero non in salute, sembra muoversi tra tutta una serie di contromisure rispetto alla possibilità di una destituzione.
Putin infatti si muoverebbe tra bunker e residenze isolate, iper sorvegliate, in quanto vivrebbe nella costante paranoia di finire vittima di un attentato. La paura di un’uccisione è alla base anche di un altro protocollo: quello di svuotare ampiamente in anticipo le strade della Capitale, prima che Putin vi transiti a una velocità di 140 km/h, per evitare eventuali missili terra-terra.
E allora, quante possibilità ci sono di un cambio di regime in Russia?
Quante possibilità ci sono di un cambio di regime in Russia? Gli scenari: impeachment, golpe, proteste popolari, dimissioni
Le strade di un cambio di regime potrebbero essere diverse. La prima è quella che più si addice a una democrazia (nonostante la Russia non lo sia). Il Paese in effetti ha una Costituzione, nella quale è iscritta la procedura di impeachment, che dovrebbe partire dalla Duma, la Camera Bassa del parlamento. Attualmente essa è controllata da Putin, ma chissà che alcune formazioni parlamentari non decidano di sfruttare un malcontento crescente tra la popolazione.
Il golpe di palazzo necessiterebbe il coordinamento di esercito, servizi segreti, élite politica. Soprattutto l’FSB sarebbe saldamente nelle mani di Putin e rappresenta un argine a ogni iniziativa da parte dell’élite politica. Perché il golpe si realizzi, dovrebbero verificarsi due condizioni: proteste di piazza e percezione, nell’élite politica, di un sostegno venuto meno da parte dei servizi segreti a Putin.
Un’altra strada che porta alla caduta di Putin passa per le proteste popolari. I segnali di malcontento in Russia sono difficilmente fraintendibili e potrebbero crescere di pari passo alle morti tra i soldati al fronte e al logoramento della situazione economica. C’è poi un ultimo scenario: che sia Putin a lasciare. Al potere da 22 anni, l’abbandono di Putin sarebbe una vera sorpresa. Chi gli succederà?
Non esistono certezze in questo senso, ma la speranza delle diplomazie occidentali va naturalmente a favore di una personalità più malleabile e collaborativa, che per prima cosa metta fine immediata all’assalto di Kiev.
Resta aggiornato sulle ultime news dall’Italia e dal mondo: segui Virgilio Notizie su Twitter.