Gigi Riva ricordato dal figlio, oggi avrebbe compiuto 80 anni: "Vivere la sua depressione è stato difficile"
Nel giorno in cui avrebbe compiuto 80 anni, Gigi Riva viene ricordato e raccontato da suo figlio Nicola: dalla depressione alle sue ultime ore in vita
Gigi Riva avrebbe compiuto 80 anni oggi, giovedì 7 novembre 2024. Si tratta del primo compleanno da quando, nello scorso gennaio, l’ex grande campione di calcio è deceduto nella sua amata Cagliari. È questa anche l’occasione per il figlio maggiore, Nicola, di ricordarlo e di raccontarlo per la persona che si celava dietro la figura del mito. Compreso il rapporto con la depressione.
- Il ricordo del figlio di Gigi Riva
- Gli ultimi anni di Riva: la depressione
- Chi è Nicola Riva
- Gigi Riva, la persona oltre il mito
Il ricordo del figlio di Gigi Riva
In una lunga intervista, Nicola Riva ripercorre gli ultimi anni del padre Gigi, ritiratosi a vita privata nel 2017.
Racconta della sua depressione e di quanto sia stato difficile conviverci, delle ore in cui ha deciso di non operarsi dopo aver avuto un infarto e di come oggi la sua famiglia stia ancora facendo i conti con la sua scomparsa.
Gli ultimi anni di Riva: la depressione
“Rombo di Tuono”, come l’aveva definito Gianni Brera, se n’è andato il 22 gennaio 2024, a 79 anni. Quella notte aveva avuto un infarto ed era stato ricoverato, racconta Nicola Riva al Corriere della Sera. “Già dalla mattina successiva, quando gli avevano proposto l’intervento e lui aveva risposto ci penso, ho capito che sapeva come sarebbe finita. Ha scelto lui fino all’ultimo”, dice.
Gigi Riva era depresso da tempo, come rivela suo figlio. I suoi cari gli sono stati vicini fino alla fine “anche con il silenzio. Non servivano parole, ma solo che sapesse che c’eravamo”, dice il suo primogenito. Una condizione che, per Nicola, è legata all’infanzia difficile del padre che in pochi anni, e ancora in giovinezza, perse il padre, una sorella e la madre.
Dal 2017 non usciva da quella casa che ora, ogni sabato sera, vede riunirsi la famiglia nel ricordo del capostipite che non c’è più.
Chi è Nicola Riva
Nicola, oggi 48enne, è entrato da poco nel cda del Cagliari Calcio, dopo aver tentato senza grosse fortune una carriera da calciatore.
Il suo racconto spazia tra i ricordi di gioventù e la figura di un padre austero ma anche orgoglioso dei suoi due figli. “Ho sofferto del fatto che fosse un po’ di tutti. E poi non viveva con noi, voleva i suoi spazi”, dice.
Tanti i momenti speciali vissuti insieme negli ultimi anni che ricorda: “Guardavamo qualsiasi cosa meno che il calcio. Non gli piaceva quello di oggi, non si riconosceva, detestava il Var”.
Gigi Riva, la persona oltre il mito
Con la maglia del Cagliari, Gigi Riva – che era lombardo ma che divenne di fatti con gli anni sardo acquisito – vinse l’unico Scudetto del club nel 1970. La sua maglia numero 11 è stata ritirata. Ancora oggi, resta nell’iconografia del calcio come uno dei più grandi bomber mai nati, un calciatore che, nonostante le lusinghe delle grandi squadre del Nord, volle legarsi per tutta la carriera al Cagliari, portandolo dove non era mai stato e dove non è più tornato.
“Papà sentiva sulle spalle il peso di tutta l’isola, aveva scelto di restare, rifiutando i soldi della Juve, dell’Inter e del Milan. Aveva dimostrato di amare la Sardegna quanto la Sardegna amava lui”, dice paragonando il popolo sardo a una sorta di nuova famiglia per lui che l’aveva persa da giovane. Ai suoi funerali c’erano trentamila persone. “La camera ardente è stata un momento incredibile. Ho visto persone di ogni età in coda: sconosciuti, disabili, anziani, non vedenti, tutti piangevano davanti alla bara. Era sinonimo di Cagliari, era la Sardegna, rappresentava un legame con qualcun altro: chi ne aveva sentito parlare dal nonno, chi dal padre. Qualcuno in camera ardente mi ha detto: babbo non usciva di casa da quattro anni, ma è voluto venire per lui”, dice.
Nonostante siano passati mesi dalla sua morte, sono ancora tanti gli omaggi a Riva, dai film alle opere pubbliche. Nel suo ristorante preferito, quello che più frequentava, il suo tavolo è ormai diventato una sorta di altare e, anche se il locale è pieno, nessuno può sedersi lì. Nei comuni del Cagliaritano poi sono pronti a dedicargli murales, piazze, vie e persino una statua.