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La Cassazione nega il rinvio dell’ergastolo ostativo alla Consulta: cosa cambia per il caso di Alfredo Cospito

I giudici della prima sezione penale hanno ritenuto inopportuno un nuovo rinvio presso la Corte di Cassazione: la vicenda del leader anarchico

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Federico Casanova

GIORNALISTA

Giornalista professionista, esperto di politica, economia e cronaca giudiziaria. Collabora con importanti realtà editoriali e testate giornalistiche. Organizza eventi, presentazioni e rassegne di incontri in tutta Italia. Ha svolto il ruolo di ufficio stampa per diverse campagne elettorali locali e nazionali.

Dopo un finale di 2022 vissuto all’insegna dello scontro tra il governo di Giorgia Meloni e le forze di opposizione sulle norme da inserire nella prima legge di Bilancio approvata dalla maggioranza di centrodestra, il nuovo anno si è aperto con un’aspra polemica che sta coinvolgendo in prima persona il ministro della Giustizia Carlo Nordio, ex magistrato e procuratore aggiunto, oggi successore di Marta Cartabia sullo scranno più alto di via Arenula.

Infatti, proprio nei giorni in cui i carabinieri del Ros (il Raggruppamento operativo speciale) hanno catturato il boss Matteo Messina Denaro dopo una latitanza durata oltre 30 anni, il titolare del dicastero si è presentato in Parlamento per le comunicazioni sull’amministrazione della giustizia: un appuntamento che ricorre ogni anno in questo periodo e che questa volta si è trasformato in un’occasione di scontro tra il Guardasigilli e buona parte dei partiti di minoranza. In particolare, il fulcro della disputa riguarda la materia sul cosiddetto regime di carcere duro, conosciuto anche con la dicitura tecnica di regime di 41-bis (dal nome della norma che lo disciplina).

Ergastolo ostativo, niente Corte Costituzionale: la decisione della Cassazione

Il capitolo centrale di questa discussione ruota attorno alla vicenda di Alfredo Cospito, il leader del gruppo anarchico insurrezionalista Fai (Federazione anarchica informale) condannato a 20 anni di reclusione per il reato di strage. La sentenza in suo sfavore è stata decisa nel 2015 dalla Corte d’Assise d’appello di Torino dopo che nel 2006 fece esplodere due ordigni nella Scuola allievi Carabinieri del capoluogo piemontese. Solo per un caso fortuito non vi furono vittime tra i cadetti dell’Arma.

Da allora il suo caso ha assunto un ruolo primario nell’opinione pubblica nazionale del nostro Paese in quanto rappresenta un unicum con ben pochi precedenti, tanto per il merito della questione quanto per i tempi inverosimilmente lunghi nell’arrivare alla parola fine. Il nocciolo della questione infatti non riguarda solo il suo trascorso personale, le sue azioni del passato o la strumentalizzazione che ne ha fatto la politica negli ultimi mesi (è ancora fresco l’attacco ai colleghi del Partito Democratico – rei di averlo visitato in carcere – scagliato del deputato Giovanni Donzelli di Fratelli d’Italia). La cosa che lascia allibiti anche gli esperti in materia è infatti la contorsione che sta contraddistinguendo il suo fascicolo giudiziario.

Ergastolo ostativo, la decisione dei giudici di Cassazione e il caso di Alfredo Cospito

Quello del militante terrorista rappresenta infatti un episodio giudiziario su cui i più alti rappresentanti della nostra magistratura nazionale continuano a dibattere ancora oggi. Questo perché Alfredo Cospito è l’unico cittadino nella storia del nostro Paese ad essere sottoposto al regime di carcere duro pur non essendo stato condannato per reati mafiosi o comunque riconducibili alle attività della criminalità organizzata. Inoltre, va sempre ricordato che, seppur di una gravità inaudita, gli attentati da lui compiuti non hanno causato alcuna vittima.

Questo è anche il motivo che lo ha portato a prolungare per oltre 130 giorni consecutivi lo sciopero della fame iniziato all’interno degli istituti penitenziari, prima in quello di Sassari e poi a Milano. Una scelta che sta mettendo a serio rischio il suo stato di salute psicofisica, con decine di gruppi anarchici a lui vicini che da settimane stanno organizzando manifestazioni di protesta in tutta Italia.

Ergastolo ostativo, le tappe della vicenda sul regime di 41-bis

Per comprendere a pieno tutti i risvolti della storia bisogna fare un passo indietro e ripercorrere le tappe principali che l’hanno caratterizzata, fino ad arrivare alla svolta di cui abbiamo appreso la notizia nelle ultime ore. È il 2019 quando la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) accerta l’illegittimità dell’automatismo – praticato in molte occasioni nella storia giudiziaria italiana – secondo cui se un detenuto non collabora con la giustizia può essere sottoposto al regime di carcere duro. Questo vale, a parere dei giudici coinvolti, anche se nessuna persona è stata uccisa nei reati contestati alla persona imputata.

Stesso parere viene esposto nel 2021 dai magistrati della Corte Costituzionale, che concedono un anno di tempo al governo – ai tempi presieduto da Mario Draghi – per legiferare in materia. Nel frattempo l’allora ministra della giustizia Marta Cartabia decide di inserire Alfredo Cospito tra coloro che devono essere sottoposti al regime di 41-bis. Poche settimane più tardi l’arco temporale accordato dalla Consulta si amplia di altri sei mesi perché intanto l’esecutivo dell’ex capo della Bce viene sfiduciato in Parlamento. Si arriva così all’insediamento del governo di Giorgia Meloni, che nelle ultime settimane del 2022 introduce una nuova disciplina mediante decreto legge, poi convertito in extremis prima da parte del Senato, poi della Camera.

Ergastolo ostativo, cosa succede ora per Alfredo Cospito

Preso atto della modifica inserita nell’apparato legislativo, la Consulta ha così rinviato gli atti sul tavolo della Corte di Cassazione, cui spetta il compito di valutare la portata applicativa della legge e la coerenza con l’impianto costituzionale su cui si fonda il nostro stato di diritto. Ebbene, a distanza di oltre 3 anni dalla casella di partenza, un nuovo capitolo si è aggiunto proprio nelle ultime ore. Era infatti atteso per la giornata di mercoledì 8 marzo il verdetto della prima sezione penale (dopo un primo rinvio sopraggiunto lo scorso 26 gennaio): nel corso della mattinata, a seguito di numerose riunioni e un confronto serrato, i giudici hanno deciso di non sollevare una nuova questione di costituzionalità sulla legge approvata dal governo Meloni sul carcere ostativo.

Ora, come fosse l’ultima curva di uno slalom gigante iniziato nel lontano 2019, la palla passa al Tribunale di Sorveglianza, che dovrà decidere se confermare il regime di 41-bis per Alfredo Cospito o se sollevare nuove questioni di costituzionalità, qualora le riscontrasse. Nel frattempo, i legali del terrorista hanno fatto sapere che il suo peso è tornato a scendere in maniera preoccupante. Aldilà del merito della questione, la storia dell’applicabilità del carcere duro per i condannati non riconducibili ai contesti mafiosi ha mostrato tutta la farraginosità del sistema giudiziario italiano, in cui una decisione che riguarda la vita di un cittadino (senza che vi sia alcun giudizio di chi scrive sul suo caso particolare) dev’essere sottoposta al vaglio di decine di magistrati che operano nelle corti di giustizia più disparate.

Fonte foto: Ansa

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