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Chi è Alfredo Cospito e chi sono gli altri anarchici italiani: dove operano e di quali reati sono accusati

Condannato per strage, ora sottoposto al 41 bis: che cosa rappresenta Alfredo Cospito e quali sono gli obiettivi dei gruppi armati a lui collegati

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Dopo mesi di polemiche, tensioni, appelli pubblici e una lunga serie di atti di violenza, nella tarda serata di lunedì 30 gennaio Alfredo Cospito è arrivato nel centro di assistenza integrata del carcere di massima sicurezza di Opera, a Milano. Il suo trasferimento dall’istituto penitenziario di Sassari è stato predisposto dai vertici del Dap (il Dipartimento di amministrazione penitenziaria che fa capo al ministero della Giustizia), in accordo con i medici che lo hanno avuto in costante osservazione durante gli oltre 100 giorni di sciopero della fame a cui il detenuto si è sottoposto in questi mesi.

Il caso del leader anarchico – 55 anni, di cui 10 (ossia dal 2012) trascorsi dietro le sbarre nella prigione della città sarda – sta creando forti preoccupazioni nel nostro Paese. I timori sono diretti su due fronti distinti: quello della sicurezza, a causa dei ripetuti atti di violenza quotidiani compiuti dalle frange più estreme dei gruppi anarchici riconducibili a Cospito; e quello delle sue condizioni di salute fisica, descritte come “compromesse” dai dottori ma comunque ritenute “compatibili con la detenzione” da parte dell’autorità giudiziaria competente.

Alfredo Cospito: perché è sottoposto al 41 bis e quale pena sta scontando

Le cause che hanno portato ad un incremento del numero degli attentati compiuti da parte dei gruppi criminali nelle ultime settimane vanno ricercate nelle recenti vicende giudiziarie che hanno caratterizzato l’attività governativa. In particolare, occorre tornare allo scorso aprile, quando Marta Cartabia – titolare del dicastero della Giustizia nel governo guidato da Mario Draghi – decise di aggiungere il regime del 41 bis alla condizione detentiva di Cospito, che già da diversi anni è sottoposto alle norme di massima sicurezza previste del codice penale e riservate ai carcerati ritenuti più pericolosi.

Una decisione fortemente contestata dai gruppi anarchici di cui Cospito ha rappresentato una delle figure di vertice per lungo tempo, almeno a partire dai primi anni Duemila. Un ruolo apicale all’interno delle organizzazioni criminali che l’uomo ricopre tutt’ora, almeno secondo quanto stabilito dai giudici del Tribunale di Sorveglianza di Roma, che solo lo scorso dicembre hanno respinto il reclamo contro il regime di 41 bis presentato dal suo avvocato Fabio Rossi Albertini, che in occasione del trasferimento del suo assistito ad Opera ha ribadito che “non accetterà alcuna somministrazione di cibo e continuerà sicuramente con lo sciopero della fame“.

Quello di Alfredo Cospito con la giustizia è un conto che si è aperto nel lontano 2006, anno a cui risale l’attentato da lui orchestrato e compiuto ai danni della Scuola allievi Carabinieri di Torino. Un’esplosione di due ordigni che, secondo i magistrati, solo per caso non ha provocato vittime. Un gesto che gli è costato la condanna a 20 anni di reclusione per il reato di strage, a cui si aggiunge l’aggravante di aver partecipato nel 2012 all’attentato compiuto nei confronti di Roberto Adinolfi, amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, ferito gravemente alle gambe.

Alfredo Cospito, capo degli anarchici: quali sono i gruppi criminali a lui riconducibili

L’annuncio del trasferimento di Cospito è stato preceduto da una serie di attentati compiuti e rivendicati dai gruppi anarchici a lui collegati fin dalle fasi finali del 2022. È del 2 dicembre scorso l’incendio di un’auto appartenente a Susanna Schlein, prima consigliera dell’ambasciata italiana in Grecia e sorella di Elly (attuale deputata del Partito Democratico). Quello è stato solo il primo di una lunga serie di atti di violenza compiuti nell’ultimo periodo da parte delle due sigle principali che stanno agendo per la causa di Cospito: il Fai e l’Fri.

Il primo è l’acronimo di Federazione anarchica informale (o italiana), al quale si aggiunge il Fronte rivoluzionario internazionale. Due raggruppamenti che, secondo gli esperti di Antiterrorismo, ad oggi possono contare su uno zoccolo duro di circa 150 componenti, a cui va aggiunta una serie di nuclei minori composti da simpatizzanti, fiancheggiatori e anche diversi soggetti finanziatori. Anche se occorre ricordare che, proprio per il carattere sfuggente e indefinito che caratterizza le organizzazioni, al momento non ci sono numeri o dati certi a proposito.

Alfredo Cospito e gli attentati dei gruppi anarchici: quali sono le città nel mirino

Gli inquirenti che da anni sono sulle loro tracce sono però riusciti a ricostruire quantomeno una data di inizio della collaborazione tra le diverse frange anarchiche, un momento che ha segnato la nascita della loro composizione come la conosciamo oggi. Si tratta del 21 dicembre 2003, quando a Bologna due piccoli ordigni causano l’esplosione di altrettanti cassonetti sotto casa di Romano Prodi, ai tempi presidente in carica della Commissione europea. Solo sei giorni dopo (il 27 dicembre), un pacco bomba – una busta contenente un libro – esplode proprio tra le mura dell’abitazione dell’ex premier di centrosinistra, per fortuna senza alcuna ripercussione per lui e i suoi familiari.

Da lì in avanti è una vera e propria escalation di violenza, fatta di ordigni esplosivi recapitati a politici e giornalisti, involucri detonanti collocati presso le sedi delle forze dell’ordine, sabotaggi di infrastrutture, incendi e atti dimostrativi di altro genere quali occupazioni, sit in e minacce veicolate tramite messaggi minatori, tutti puntualmente rivendicati sui siti di riferimento. Le città dove l’attenzione è più alta sono Torino, Bologna, Livorno, Genova e buona parte dell’area del Nord Est compresa tra l’alto Veneto e il Friuli-Venezia Giulia. Ora però il timore degli investigatori è che il trasferimento di Cospito presso il carcere di Opera porti anche Milano nel mirino della criminalità anarchica.

Alfredo Cospito al 41 bis: quali sono gli obiettivi degli anarchici e perchè

La frequenza degli attacchi si è intensificata a partire dal 2020. La prima raffica di gesti estremi venne messa in atto dando alle fiamme una decina di mezzi e furgoni nel centro formativo dei vigili in viale Tebaldi, a Milano. Una cosa molto simile è accaduta anche lo scorso 30 gennaio: stesso posto, stessa tecnica, stesso bersaglio. Il gesto più grave è del dicembre 2021, quando diverse molotov vennero fatte scoppiare nella filiale della banca Unicredit di piazza Ohm, in zona Barona, sempre nel capoluogo lombardo. Per fortuna anche in quel caso non vi furono vittime, ma fu un segnale forte contro chi “finanzia l’esportazione di armi e sistemi militari” (citazione testuale del comunicato di rivendicazione).

Gli obiettivi delle azioni anarchiche sono noti: si battono contro la realizzazione del TAV (il treno ad alta velocità che dovrebbe collegare le città di Torino e Lione), contro le attività dei Centri di identificazione dei migranti, contro il “regime sanitario” instaurato con l’introduzione del Green pass. I loro gesti mirano a colpire non solo i diretti interessati (giudici e corpi armati), ma anche tutti i soggetti che agiscono nel sistema (organi di stampa, aziende di costruzione, partiti politici, organizzazioni sindacali): la prova più recente è il bossolo d’arma da fuoco recapitato in una busta alla sede del quotidiano Il Tirreno, il cui direttore Luciano Tancredi si sarebbe reso responsabile di una campagna di disinformazione sulla situazione di Cospito.

cospito Fonte foto: ANSA
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