Enrico Varriale lesioni e stalking, l'accusa della ex compagna. Parla il giornalista: la sua versione fiume
Enrico Varriale, accusato dall'ex compagna di lesioni e stalking, ha raccontato la sua versione dei fatti, provando a difendersi
Su Enrico Varriale, storico giornalista Rai, pendono pesanti accuse di lesioni e stalking. Secondo i magistrati ci sono “prove schiaccianti” fornite dalla sua ex compagna, ossia colei che lo ha denunciato. L’ex vicedirettore di RaiSport si appresta ad affrontare un processo.
“Lo so benissimo, ho fatto qualcosa che non può e non deve essere fatto. Mai. O, meglio, che ho fatto qualcosa che non dovevo fare. Ma so anche che non sono il mostro di Milwaukee”, ha spiegato il giornalista in una lunga intervista a Repubblica in cui ha provato a difendersi. Il gip Monica Ciancio scrive che per una lite di gelosia, Varriale ha sbattuta la propria compagna al muro, picchiandola e prendendola a calci.
Il giornalista, però, racconta una versione differente, sostenendo che il “gip ha accolto la tesi della Signora (la sua ex compagna ndr)”. “Ha riportato solo quella – ha aggiunto -. E per questo motivo, insieme ai miei avvocati Fabio Lattanzi e Stefano Maranella, ho deciso di affrontare il processo con rito ordinario. Così avrò modo di raccontare l’intera storia in un dibattimento. Non per attenuare le mie responsabilità, ma per affermare un concetto semplice: ho sbagliato ma non sono un mostro”.
Dunque? Cosa è accaduto? Qual è la versione di Varriale? “Il 27 settembre mi bussano a casa due poliziotti. Due poliziotti a casa mia? Pensavo fossero due truffatori, gli chiedo il tesserino di riconoscimento. Mi notificano il provvedimento del gip. Solo allora ho saputo del procedimento. Delle denunce della Signora, dell’inchiesta. Due giorni dopo era tutto sui giornali”.
Enrico Varriale racconta le tappe della relazione con l’ex compagna
Varriale, prima di fornire il proprio racconto, ha voluto specificare alcuni dettagli della relazione avuta con la “signora, spiegando che mai c’è stata una convivenza in quanto lei abitava a Pesaro col marito”. “Io – ha proseguito – ero un uomo libero, a Roma. Ho due figlie grandi ma mi sono separato da mia moglie tanto tempo fa“.
La storia, secondo quanto narrato dal giornalista, è iniziata nel novembre 2020, nel periodo del lockdown: “Lei veniva a Roma, da me una settimana sì e una no. A Pesaro era “prigioniera” – diceva così – di un matrimonio inesistente, con un marito molto più grande di lei. Che non amava. Parlava di una gabbia, piangeva al telefono con me”.
Alla luce di ciò, Varriale, non essendo in cerca di un rapporto saltuario, ha provato ad avere maggiori certezze di coppia: “Dopo gli Europei prendi una decisione o la finiamo qui”. Si arriva a maggio. “Come tappa intermedia – ha spiegato sempre Varriale – aveva affittato una casa vicino alla mia. Io non ero entusiasta, soprattutto perché lei non prendeva quella benedetta decisione. Così le ho dato un ultimatum”.
L’ultimatum si riferiva sempre alla questione di decidere se intraprendere una storia ‘seria’ oppure se continuare a vedersi un po’ sì e un po’ no. “Il tempo però passava e lei non decideva – ha affermato il giornalista -. Il 29 luglio, al ritorno dagli Europei, ci vediamo a Roma per decidere se fare qualche giorno di vacanza insieme”.
Enrico Varriale: “Non ho mai picchiato una donna”
Ed è qui che, secondo la versione di Varriale, sono cominciati i problemi: “Mi avevano invitato in Costiera amalfitana alcuni amici. Quella sera lei ha visto che avevo cambiato password al computer – prima usavo il suo nome – e ha dato ai matti… In un impeto di gelosia mi ha tirato il computer in faccia. Poi però abbiamo fatto pace e siamo partiti per la Costiera, in vacanza insieme”.
Il 6 agosto poi sono successi dei fatti delicati, quelli per cui la “signora” ha denunciato Varriale. “Dopo la vacanza – ha raccontato quest’ultimo -, lei è tornata a casa sua a Pesaro. Io a Roma. Il 5 agosto a sera mi ha raggiunto. Eravamo a casa sua, lei stava rifacendo il letto mi ha provocato. Ha cominciato ad accennare ad avventure che avevo avuto… lei aveva visto su Fb una foto di me con un’altra”.
Dunque? L’aveva tradita con un’altra donna? “Ero un uomo libero. Le avevo detto in tutti i modi che quella storia non mi andava bene, le avevo dato il 15 luglio come data ultima per una decisione. Da quel giorno le cose sarebbero cambiate. Mi accusava di averla tradita. Lei era gelosa. Ma non ne aveva motivo. Avrebbe potuto essere gelosa da dopo il 15 di luglio… quello sì. Prima l’ho rispettata da ogni punto di vista”.
“La sera del 5 non sono caduto nelle provocazioni e me ne sono andato”, ha aggiunto il campano. La situazione è precipitata il giorno successivo: “Di quel giorno voglio dire due cose. La prima: non le ho mai messo le mani al collo. Al Gemelli le hanno fatto una prognosi, di cinque giorni”.
Varriale, a Repubblica, ha letto il documento medico in cui si parla di ecchimosi agli arti superiori, una contusione al gomito e un’abrasione alla base del collo. “Un’abrasione – ha rimarcato- cinque giorni… La seconda cosa è che ci siamo colpiti tutti e due. Non l’ho picchiata, è stato un litigio. Alla fine avevo l’occhio pesto, quello messo peggio ero io”.
“Io non ho mai picchiato una donna – ha sottolineato -. Sono della scuola che nemmeno con un fiore. Mia moglie, le mie figlie, le mie colleghe, le collaboratrici, lo sanno bene. Questo è stato il primo 25 novembre della mia vita professionale in cui non ho moderato o partecipato a qualche evento importante in difesa delle donne“.
Dunque altri dettagli di quel che accadde in quel burrascoso 6 agosto: “Stavamo litigando, i soliti motivi. Io parlavo lei chattava”, mima il gesto: “Scriveva a due suoi amici, le chiedevo di smettere. E una volta, e due e tre. Le ho tirato via il telefonino. Lei mi è saltata addosso. Mi sono difeso. Ma non le ho mai messo le mani alla gola. Posso averla allontanata, al massimo. Lei ha dichiarato che questo è successo fuori dalla sua casa sul pianerottolo. Non è vero, è successo in casa. Il portiere mi ha visto andare via. Avevo la maglia strappata a brandelli”.
Enrico Varriale si difende dall’accusa di stalking
Oltre che per le lesioni, c’è anche l’accusa di stalking. Perché? “Dal sei agosto al 27 settembre, 43 messaggi. Eravamo abituati a scambiarcene trenta-quaranta al giorno. Se lei mi avesse risposto “mi disturbi” o “lasciami in pace” o “sparisci” sarei sparito, ma lei non rispondeva, né mi ha bloccato, quindi pensavo solo fosse arrabbiata… Per altro in quei 40 giorni in cui l’avrei stalkerizzata, 25 sono stato fuori Roma”.
Il gip parla anche di insulti a sfondo sessista. “Perlopiù le chiedevo come stesse, le dicevo che volevo chiarire”, la risposta di Varriale. Fatto sta che la sua ex lo ha denunciato non una bensì due volte: la prima per lesioni e minacce (il 9 agosto) e poi pure per stalking (il 14 settembre). Come è potuto accadere? “Me lo sono chiesto anch’io”.
Dalle carte risulta poi un’offerta di 15 mila euro alla controparte per ritirare la denuncia: “Era solamente un tentativo, suggerito dal mio avvocato, di accorciare la gogna mediatica tanto per me quanto per lei”.