Emanuele Pozzolo s'avvale a sorpresa della facoltà di non rispondere: in silenzio davanti a pm, dubbi di Renzi
Il deputato Emanuele Pozzolo, sospeso da FdI perché accusato di aver sparato a Capodanno ferendo un uomo, si è avvalso della facoltà di non rispondere
Nuovo colpo di scena. Emanuele Pozzolo, deputato di FdI sospeso dal gruppo parlamentare, mercoledì 17 gennaio è stato convocato in Procura a Biella per l’interrogatorio dopo le accuse di aver sparato un colpo di pistola alla festa di Capodanno di Rosazza, in cui è rimasto ferito Luca Campana. A sorpresa, però, Pozzolo si è avvalso della facoltà di non rispondere, facendo nascere parecchi dubbi, soprattutto nell’ex premier Matteo Renzi.
- In silenzio davanti ai pm
- Perché Pozzolo si è avvalso della facoltà di non rispondere
- I dubbi di Matteo Renzi
- La conferma della Procura
- La spiegazione del legale
In silenzio davanti ai pm
Emanuele Pozzolo è stato convocato mercoledì 17 gennaio dalla Procura di Biella per essere interrogato.
Il deputato, accusato di avere sparato in maniera accidentale un colpo di pistola alla festa di Capodanno di Rosazza, dove è rimasto ferito Luca Campana, ha scelto però di avvalersi della facoltà di non rispondere.
Perché Pozzolo si è avvalso della facoltà di non rispondere
Pozzolo è dunque rimasto in silenzio davanti alla procuratrice Teresa Angela Camelio.
Secondo quanto riportato da La Repubblica, la scelta sarebbe legata a una precisa strategia difensiva: non scoprirsi perché, in questo momento, nessun esame ordinato dalla procura, dallo stub alla perizia balistica all’interno del locale della festa, sarebbe concluso.
Sostanzialmente, se Pozzolo avesse parlato – dopo aver già dichiarato ai carabinieri di non essere stato lui a sparare – avrebbe potuto avvantaggiare l’accusa.
I dubbi di Matteo Renzi
La teoria della strategia difensiva avanzata da Repubblica, però, non convince l’ex premier Matteo Renzi.
Il leader di Italia Viva, infatti, sui social ha scritto che “il deputato FdI, Pozzolo, aveva detto che avrebbe fatto il nome di chi ha sparato davanti al pm. Oggi (in realtà ieri, ndr) c’era l’interrogatorio davanti al pm. E che ha fatto Pozzolo? Ha detto che non risponde, che si avvale della facoltà di non rispondere”. E ancora:
“Ragazzi, questa cosa è incredibile e passa sotto silenzio. Da due settimane si stanno scambiando pizzini per trovare una ricostruzione plausibile perché sanno che in questa storia qualcuno sta mentendo. Troppi stanno mentendo. E il sottosegretario alla Giustizia è il più reticente di tutti. Io sono garantista. Ma proprio perché sono garantista voglio sapere chi è che ha sparato a una festa dove c’erano dei bambini! Davvero un parlamentare ha sparato a una festa con dei bambini rischiando di uccidere un uomo? E perché tutta questa omertà? C’è qualcosa che non torna. Questa storia puzza sempre di più. E io sono sconvolto che dei parlamentari non dicano tutta la verità su un fatto di cronaca così grave: qualcuno giocava con le pistole, un uomo si è salvato per miracolo, c’erano bambini. E questi che fanno? Tacciono o mentono?”.
La conferma della Procura
Attraverso una nota della Procura di Biella, firmata da Teresa Angela Camelio, è poi arrivata la conferma del silenzio di Pozzolo: “Il 17 gennaio, previo invito a presentarsi, debitamente notificato, è comparso dinnanzi al procuratore e al sostituto procuratore titolare dell’indagine sull’esplosione di un colpo di arma da fuoco durante i festeggiamenti del Capodanno nei locali della pro-loco di Rosazza l’onorevole Emanuele Pozzolo che, alla luce delle più recenti notizie apparse sui quotidiani, ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. Le indagini proseguono”.
La spiegazione del legale
Alcune ore dopo la notizia della decisione di Pozzolo di avvalersi della facoltà di non rispondere davanti ai magistrati, il legale del deputato, Andrea Corsaro, ha spiegato che la scelta del deputato è stata determinata dalla “pubblicazione su organi di stampa di stralci di atti di indagine non a conoscenza della difesa“.
L’avvocato, all’Adnkronos, ha aggiunto che “la decisione è stata assunta e motivata ai pubblici ministeri in considerazione dell’uscita sui quotidiani il 16 gennaio scorso di ampi stralci di atti di indagine non a nostra disposizione come difesa perché coperti da segreto istruttorio che risultano invece, perché pubblicati, a conoscenza di altri non autorizzati e ciò con grave pregiudizio per le indagini”.