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Crimini di guerra, l'agghiacciante testimonianza del soldato russo: "Superiori ordinavano, noi uccidevamo"

Daniil Frolkin, soldato russo di ritorno dal fronte ucraino, ha ammesso di aver commesso dei crimini di guerra su ordine dei superiori

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Mirko Vitali

GIORNALISTA

Giornalista esperto di politica e attualità, attento anche ai temi economici e alle dinamiche del mondo dello spettacolo. Dopo due lauree umanistiche e il Master in critica giornalistica, lavora e collabora con diverse testate e realtà editoriali nazionali

Testimonianza agghiacciante proveniente dal fronte ucraino: protagonista della confessione il soldato russo Daniil Frolkin che, in un’intervista rilasciata a un sito indipendente, ha ammesso di avere perpetrato crimini di guerra su ordine dei suoi superiori. Le dichiarazioni di Frolkin, secondo gli analisti, saranno preziose per le indagini relative ai massacri avvenuti alla periferia di Kiev lo scorso marzo.

Il racconto di Daniil Frolkin

Daniil fa parte della 64esima Brigata Fucilieri Motorizzati, ossia il medesimo reparto accusato di avere ammazzato decine di civili a Bucha. Fra gli ufficiali indicati come i mandanti del massacro c’è anche Azatbek Asanbekovich Omurbekov, il comandante che fin dai primi giorni della guerra è ritenuto una delle figure chiave dei crimini di guerra.

Frolkin ha spiegato di avere ucciso un civile perché sospettato di spionaggio. Si credeva che passasse informazioni all’artiglieria ucraina. L’omicidio è stato commesso quando la sua unità occupava il piccolo centro di Andriyivka, nei pressi di Kiev. Il soldato, che ha parlato per ora davanti alle telecamere, ha inoltre aggiunto che altri soldati russi hanno ucciso civili.

Cimitero di Bucha

L’uccisione del fotografo

La vittima assassinata da Frolkin era un uomo che aveva l’hobby della fotografia. Era stato notato in un cortile perché un “cane continuava ad abbaiargli contro”. “Abbiamo capito che non era casa sua. Lo abbiamo preso con altri due. Il comandante ci ha detto di liquidarli. L’ho fatto inginocchiare e gli ho sparato in testa”, ha narrato il soldato russo.

Frolkin, con altri tre militari, ha poi rubato un cellulare, che ha utilizzato per scattare alcune foto. Dopodiché ha abbandonato il telefono ad Andriyivka. Il cellulare è stato ritrovato successivamente dalla proprietaria che ha visto le foto e le ha spedite a un giornalista del sito indipendente russo Storie Importanti. Quest’ultimo, sui social, è riuscito a risalire ai 4 soldati coinvolti nell’uccisione dei civili e li ha contattati.

Frolkin all’inizio non voleva rilasciare alcuna dichiarazione, ma poi ci ha ripensato e ha fornito una testimonianza agghiacciante.

Frolkin: “Sacrifico la mia vita per salvarne altre”

Il soldato ha detto che il comandante Omurbekov trascorreva la maggior parte del tempo nel piano interrato di una scuola per non rischiare durante i combattimenti. Inoltre ha riferito che l’ufficiale picchiava e minacciava i militari, chiedendogli di inventare storie di successi mai avvenuti oltre a domandargli di fare foto posate trionfanti da mandare ai superiori.

Perché Frolkin ha deciso di confessare sapendo che corre gravi rischi? Per rovinare i suoi superiori e tentare di salvare il suo reparto. Non vuole che altri soldati siano mandati al fronte, questa volta a Kherson, nel sud dell’Ucraina, dove i russi sembra che vogliano resistere a tutti i costi ai tentativi dell’esercito ucraino di riprendersi la costa.

“Sacrifico la mia vita, ma ne salvo duecento o trecento”, ha dichiarato il militare.

Secondo Frolkin, dei 1500 militari della sua brigata che erano partiti a febbraio 400 sono morti e in questi giorni “l’80% dei soldati ancora abili al combattimento sta facendo ricorso e inventa motivi fisici o psicologici per non mettere più piede in Ucraina”.

Il suo fine è quello di dare avvio a uno scandalo di carattere globale in modo tale da costringere i vertici russi a non utilizzare più il suo reparto.

Fonte foto: ANSA

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