Covid, morto poliziotto no vax. Parla l'ex: "Temeva la trombosi"
Poliziotto 58enne muore per Covid. Era un no vax convinto. L'ex compagna: "Non si fidava, aveva paura della trombosi"
Non voleva fare il vaccino anti Covid per paura essere vittima di trombosi. Il virus lo ha infettato e lo ha stroncato: domenica 29 agosto 2021, Candido ‘Chicco’ Avezzù, poliziotto 58enne del reparto mobile di Padova, è morto. Nato a Venezia, da anni viveva a Jesolo, anche se ci stava poco. Quando la polizia chiamava, lui rispondeva sempre presente, spostandosi lungo la Penisola, dove c’era bisogno.
Avezzù era un no vax convinto, spiega Monica Valotto al Corriere della Sera. La donna per tredici anni è stata la sua compagna. La relazione si è conclusa lo scorso anno, ma i rapporti tra i due ex sono rimasti ottimi. “L’ho amato e continuerò ad amarlo”, sottolinea Monica.
Il poliziotto aveva prestato servizio a Taranto dal 13 al 23 luglio, al fianco della sua squadra e di quella del reparto mobile di Senigallia. Era stato impegnato nell’accoglienza dei migranti, nella struttura che si trova a pochi metri dall’ingresso del porto commerciale della città pugliese.
Furono giorni intensi, con l’hotspot che dovette fronteggiare molti arrivi e diverse fughe dei profughi, alcuni dei quali erano risultati positivi al Covid. Un fatto che spinse i sindacati di polizia a denunciare il pericolo al quale erano esposti gli agenti. Quattro giorni dopo essere tornato da Taranto, il 27 luglio, Avanzù ha scoperto di aver contratto il virus.
“Mio zio era convinto di essersi ammalato durante la permanenza a Taranto”, afferma la nipote, Marika Avezzù, come riferisce sempre il Corsera. “Si è presentato all’ospedale di Jesolo ma gli hanno prescritto una cura antibiotica da fare in casa – aggiunge l’ex compagna – le sue condizioni sono peggiorate e tre giorni dopo si è presentato di nuovo davanti ai medici, che solo a quel punto l’hanno trasferito a Dolo”.
“Mi sono preso il Covid e me lo sono preso proprio bene. Mi sono sposato col Covid”. Sono le parole consegnate a Facebook dal poliziotto dopo aver saputo del contagio. Le sue condizioni si sono poi aggravate. Il 10 agosto, alle 13.33, ‘Chicco’ ha scritto il suo ultimo post: “Entro in terapia intensiva. Sulla lapide lo scudetto del 2 grazie”, in riferimento allo stemma del Secondo reparto mobile, quello di cui faceva parte.
“Era un brav’uomo – racconta ancora l’ex compagna -, che amava profondamente il suo lavoro. Lui era contrario al vaccino, temeva gli avrebbe causato una trombosi, non si fidava. E non credeva neppure che il coronavirus fosse così pericoloso. Mi diceva: ‘Io sono più forte del covid’. Forse aveva sottovalutato il pericolo…”.
Al di là del pensiero del poliziotto circa la validità dei vaccini, ora ai familiari interessa capire perché ‘Chicco’ non sia stato ricoverato subito, quel 27 luglio. Sulla vicenda si riservano di intraprendere le vie legali, chiedendo sia fatta chiarezza.