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Cancellato a Rimini il murales dell'uomo che allatta, era davanti a una chiesa: l'aveva autorizzato il sindaco

Oscurato il murales di Rimini che raffigurava un uomo che allatta un bambino. Oggetto di polemiche, ignoti lo hanno coperto nella notte con vernice

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Giulia D'Aleo

GIORNALISTA

Scrive su importanti quotidiani nazionali, si occupa di attualità con una particolare attenzione rivolta a temi sociali, diritti, marginalità.

Cancellato il murales di Rimini, che da giorni aveva scatenato polemiche in città. L’opera, che raffigurava un uomo che allatta un bambino, è stata coperta con della vernice bianca da ignoti nella notte tra il 3 e il 4 aprile. Realizzata in occasione dell’International Trans day of visibility – la giornata della visibilità delle persone trans -, si trovava davanti a una chiesa.

Il gesto vandalico

Sono arrivati di notte in via Savonarola a Rimini e hanno coperto l’opera cospargendola ovunque di vernice bianca. Il gesto arriva al culmine di una serie di polemiche che avevano investito l’opera sin dalla sua realizzazione.

Giorni prima, Matteo Montevecchi, consigliere regionale leghista, aveva dichiarato che il murales “è frutto della peggior ideologia perversa transfemminista”.

Il post di denuncia su Facebook del sindaco di Rimini

Il murales era stato, però, autorizzato dal comune e realizzato in uno degli spazi messi a disposizione gratuitamente a un gruppo di street artist riminesi, per esprimere la propria arte in città.

Quell’opera in particolare, era stata ideata e realizzata da Oliver Vicenzi, nome d’arte Kage, un artista e attivista del centro sociale Grotta rossa.

Al momento non sono state presentate denunce dall’artista né da parte del comune, ma la Digos eseguirà approfondimenti sulla cancellazione.

Lavoro complicato dal fatto che nell’area non ci sono telecamere di videosorveglianza e che al momento nessuno ha rivendicato il gesto.

La condanna del sindaco di Rimini

Nella mattinata del 4 aprile, via social è arrivata la condanna dell’azione da parte del sindaco Jamil Sadegholvaad, che sin dall’inizio aveva difeso l’opera. 

Le sentinelle della libertà hanno provveduto alla liberazione di Rimini passando una mano di vernice bianca sul murale di via Savonarola. Savonarola non a caso: c’è sempre un rogo, o un pennello che censura e cancella, nella testa degli intolleranti e dei violenti” ha scritto sul suo profilo Facebook.

Quelli che tra loro si chiamano difensori sempre di qualcosa: della città, del buongusto, del genere, della razza, della bellezza (la loro) contro il brutto (degli altri). Umana pietà per queste povere persone, per la vita che fanno: il bianco della loro vernice è l’assenza di colore della loro vita” ha aggiunto il sindaco di Rimini.

Si tratta, però, precisa, di una “cancellazione inutile: non tanto e non solo perché comunque un altro murale verrà, ma perché con questo ‘atto’ hanno per sempre reso immortale l’uomo che allatta. Volendo toglierlo dalla quotidianità lo hanno direttamente elevato alla permanenza permanente”.

Il sindaco ha annunciato di aver chiesto alle forze dell’ordine di visionare le immagini delle telecamere delle zone circostanti alla via dove sorgeva il murales, “per individuare i responsabili. Poi potremo dare della ‘m…a’ a chi ha compiuto il suo capolavoro notturno imbrattando di vernice le scalette del porto canale”.

Il punto, però, sottolinea, è un altro. Ovvero che: “Rimini è e sarà sempre una città libera“.

Il significato del murales

L’artista e attivista Oliver Vicenzi, aveva spiegato a il Resto del Carlino il significato della sua opera, realizzata anche in favore delle coppie omogenitoriali.

Si trattava di “un inno all’amore” che voleva celebrare “l’inclusione di tutti i corpi, dei temi transfemministi nei dibattiti cittadini. Il dar voce a chi viene considerato ancora un outsider nella nostra società” aveva dichiarato Vincenzi.

Il fatto che l’opera si trovasse davanti a una chiesa, quella di San Nicolò, era semplicemente “una causalità, non era nelle nostre intenzioni offendere” aveva detto l’artista.

L’opera rientrava nelle tappe del ’Rimini queer pride’. “Io non voglio essere cancellato, né dimenticato, né nascondermi. E voglio che tutti coloro che non si rispecchiano nella società patriarcale eteronormata possano sentirsi parte di una comunità. Una comunità che abbraccia” aveva aggiunto.

Fonte foto: Jamil Sadegholvaad

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