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Guerra tra Meloni e Salvini, acque agitate nel centrodestra: perché i leader di FdI e Lega sono ai ferri corti

Nelle ultime settimane sembrava aumentata la distanza tra Meloni e Salvini, ma l’avvicinarsi delle elezioni potrebbe ricompattare il centrodestra

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Eleonora Lorusso

GIORNALISTA

Giornalista professionista dal 2001, ha esperienze in radio, tv, giornali e periodici nazionali. Conduce l’annuale Festival internazionale della Geopolitica europea. Su Virgilio Notizie si occupa di approfondimenti e interviste, in particolare su Salute, Esteri e Politica.

La porta non è mai stata chiusa, ma negli ultimi tempi qualcosa è sembrato scricchiolare nell’alleanza di centrodestra. Di certo, la distanza è stata percepita da molti osservatori, che hanno colto nelle parole di Giorgia Meloni un chiaro segnale all’alleato (per alcuni ‘ex alleato’) Matteo Salvini, segretario della Lega. In occasione della conferenza programmatica del suo partito, la leader di Fratelli d’Italia ha lanciato un monito ai responsabili delle altre formazioni di centrodestra: “Noi vogliamo compiere questo percorso con voi, ma se non ci foste, siamo pronti a farlo da soli”. Un avvertimento in tutto e per tutto. Ma qual è la situazione nella coalizione?

Fratelli d’Italia si candida a governare il Paese: come rispondono la Lega e Forza Italia

C’è chi sale e c’è chi scende. Se Giorgia Meloni non nasconde le sue ambizioni, che portano a sognare di entrare a Palazzo Chigi vestendo i panni del primo presidente del Consiglio donna, Matteo Salvini da alcuni mesi sta scontando un notevole calo di popolarità.

A chi gli ha fatto notare la sua assenza al meeting di Fratelli d’Italia a Milano (città d’origine del leader della Lega), l’ex vicepremier ha risposto così, intervistato da Massimo Giletti a ‘Non è l’Arena’ lo scorso 1° maggio: “Sarei andato volentieri a salutare Giorgia, che è un’amica, però qualcuno del suo partito ha detto in qualche intervista che non ero gradito”. Si riferiva, molto probabilmente, a Ignazio La Russa.

E ancora: “Per me l’unità del centrodestra è un valore. Ho l’impressione che qualcuno, invece, preferisce giocare da solo“.

Cosa dicono i sondaggi: Pd e Fratelli d’Italia primi partiti nel Paese

A pesare, oggi, sono proprio i numeri. Secondo l’ultima rilevazione di Nando Pagnoncelli, il Partito democratico è tornato a essere il primo partito italiano che, in caso di elezioni immediate, potrebbe contare sul 20,5% di preferenze, in calo dello 0,4% rispetto al mese scorso.

Al secondo posto c’è Fratelli d’Italia, con il 20%, nonostante una flessione dell’1,5% rispetto a 30 giorni fa. Al terzo ci sarebbe la Lega, decisamente più staccata: 16,5%, con un calo di un punto percentuale nell’ultimo mese e un risultato che sarebbe il peggiore dai sondaggi del 2017 a oggi. A preoccupare il Carroccio, anche il fatto che l’esito dell’indagine restituisce un numero persino inferiore a quello delle elezioni politiche del 2018, quando la Lega aveva ottenuto il 17,6% al Senato e il 17,4% alla Camera.

Infine, se il Movimento 5 stelle è stimato al 15% (con un recupero di mezzo punto percentuale), Forza Italia dovrebbe accontentarsi del quinto posto, con l’8,8%, in crescita (la maggiore tra i partiti) rispetto all’8,1% di un mese fa.

Giorgia Meloni e Matteo Salvini

La regola non scritta del centrodestra: diventa premier chi ha più voti

La questione che agita le acque nel centrodestra riguarda la leadership della coalizione stessa. Con Fratelli d’Italia forte della sua posizione di primo partito rispetto a Lega e Forza Italia, Giorgia Meloni sarebbe la candidata naturale non solo a guidare l’alleanza, ma anche a diventare presidente del Consiglio, candidandosi a guidare l’Esecutivo in caso di vittoria.

Idea che, secondo i retroscena politici, farebbe storcere il naso sia a Matteo Salvini sia a Silvio Berlusconi. Da qui l’impasse che sta vivendo il centrodestra, che sembra prendere tempo, soprattutto perché le elezioni politiche arriveranno solo nel 2023. A fare pressione sui partiti, però, ci sono le elezioni amministrative, che decidono le sorti dei comuni.

Prove tecniche di alleanza in vista delle Comunali: perché si cerca l’unità

Il primo comune per il quale sono già in corso trattative e negoziati intensi è Palermo. In vista del 12 maggio, termine ultimo per la presentazione delle liste di candidati, molti tra coloro che ambiscono a veder inserito il proprio nome aumentano le pressioni perché si arrivi a un accordo nazionale e, in particolare, a un’intesa di massima tra i leader di partito.

L’obiettivo, soprattutto nel capoluogo siciliano che rappresenta uno dei principali banchi di prova, è di arrivare uniti al primo turno: una vittoria, infatti, permetterebbe di ottenere il premio di maggioranza.

Il caso di Palermo: pressing per completare le liste dei candidati

Al momento sono tre i nomi dei candidati di centrodestra in corsa per la poltrona di sindaco a Palermo, dei quali si sta discutendo:

  • Roberto Lagalla;
  • Francesco Cascio;
  • Totò Lentini.

Fino a qualche giorno fa sembrava che su Lagalla si potesse chiudere un accordo che ‘accontentasse’ tutti, ma il ‘sì’ definitivo non sarebbe ancora arrivato. Nel frattempo, sabato scorso Lentini ha partecipato a una riunione alla quale hanno preso parte anche Gianfranco Miccichè (Forza Italia), Saverio Romano (Noi con l’Italia), Roberto Di Mauro (Movimento Nuova Autonomia) e il deputato leghista Nino Minardo, collegato telefonicamente. Lo stesso Lentini ha già pronte due liste, mentre Cascio sta preparando il proprio comitato elettorale.

Europa, la crisi ucraina e il “caso Lavrov”: le posizioni del centrodestra

Se in vista delle amministrative si tenta di ricucire, le posizioni non sono così vicine neppure se si prende in considerazione la politica estera, in particolare la crisi ucraina e i rapporti con l’Europa. Giorgia Meloni ha continuato a ribadire la condanna nei confronti del presidente russo, Vladimir Putin, e della sua offensiva militare contro Kiev, ribadendo anche il sostegno alla Nato.

Rispetto al passato, inoltre, ha smorzato i toni di critica nei confronti dell’Europa, pur tuonando contro gli Usa e sottolineando la propria autonomia (“Non prendiamo ordini da nessuno, né dalla Francia né dalla Germania”).

Forza Italia non ha mai nascosto il proprio europeismo né titubato sull’appoggio a Kiev, mentre la Lega, pur condannando la guerra russa in Ucraina, ha toni più sfumati e punta soprattutto alla difesa delle imprese, penalizzate dalle sanzioni contro Mosca. Quale linea prevarrà? Per capirlo occorrerà attendere i prossimi giorni: intanto, il centrodestra sembra almeno essersi ricompattato nella difesa del diritto d’informazione a proposito della contestata intervista al ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, mandata in onda da Rete 4.

Fonte foto: ANSA

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