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CRONACA ESTERA

Accusata di omicidio, dopo 43 anni di carcere Sandra Hemme viene riconosciuta innocente: caso di ingiustizia

Una donna innocente è stata in carcere per 43 anni. Il suo nome è Sandra Hemme e dopo tanti anni sono state valutate le prove che la scagionano

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Giorgia Bonamoneta

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista, si concentra sulla politica e la geopolitica, scrive anche di economia e ambiente. Laureata in Editoria e Scrittura presso La Sapienza di Roma, ha iniziato a scrivere per una testata impegnata sui diritti civili, prima di lavorare in diverse testate di attualità.

La storia di Sandra Hemme ha dell’incredibile: si tratta del più lungo errore giudiziario americano. Dopo oltre quattro decenni di ingiusta detenzione (43 anni), Hemme è stata rilasciata. Il suo caso è stato costellato di errori, ma ci sono ancora dubbi e il futuro della donna condannata all’ergastolo, è ancora incerto.

La condanna: prove fragili

Sandra Hemme fu condannata all’ergastolo all’età di 20 anni per l’omicidio della bibliotecaria Patricia Jeschke a St Joseph, Missouri, nel novembre 1980.

La condanna si basava unicamente su una confessione ottenuta sotto sedazione profonda in un ospedale psichiatrico, senza alcuna prova forense o testimonianze che la collegassero al crimine.

Errori giudiziari in Usa: 43 anni in carcere da innocente

Durante una recente udienza, un investigatore ha ammesso che Hemme, sotto l’effetto di sedativi e farmaci antipsicotici, non era del tutto consapevole di quanto stava accadendo durante gli interrogatori.

Errore giudiziario ed errori investigativi

Il 14 giugno 2024, il giudice Ryan Horsman ha annullato la condanna di Sandra Hemme, riconoscendo che le prove della sua innocenza erano state ignorate e non condivise con la difesa. Il giudice ha stabilito che esistevano prove “chiare e convincenti” dell’innocenza di Hemme, osservando che l’unica prova contro di lei era la sua confessione estorta e incoerente.

L’indagine ha inoltre rivelato che la polizia aveva trascurato prove che indicavano un sospetto più plausibile: un loro agente, Michael Holman. Questo, il cui camion fu visto nella zona dell’omicidio, aveva utilizzato la carta di credito della vittima il giorno dopo il crimine e possedeva orecchini identificati come appartenenti alla stessa. Queste informazioni cruciali non furono mai presentate durante il processo.

Le circostanze della confessione di Hemme poi sollevano ulteriori dubbi: interrogata mentre era sotto l’effetto di potenti sedativi e antipsicotici, Hemme rispondeva a monosillabi. Gli avvocati dell’Innocence Project hanno evidenziato come la polizia abbia sfruttato la malattia mentale dell’accusata per ottenere false dichiarazioni.

Che cos’è Innocence project?

Il rilascio di Sandra Hemme è stato possibile grazie al lavoro dell’Innocence Project, un collettivo internazionale di avvocati e giuristi che si occupa di scagionare persone condannate ingiustamente.

Il team legale ha espresso gratitudine per la liberazione di Hemme, ma ha sottolineato che il cammino per riabilitare il suo nome è ancora lungo (in Italia la serie Netflix sull’omicidio di Yara Gambirasio ha provato a fare la stessa cosa con Massimo Bossetti, che sta scontando la condanna per l’omicidio della 13enne).

Infatti nonostante il rilascio, la donna deve ancora affrontare numerose sfide. Avendo trascorso la maggior parte della sua vita in carcere, non ha diritto alla previdenza sociale e necessiterà di un supporto continuo per reintegrarsi nella società. Inoltre non tutti sono d’accordo con la scarcerazione e si potrebbe finire nuovamente in tribunale.

Fonte foto: 123RF

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