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Vittorio Sgarbi non può fare il sottosegretario nel Governo e il consigliere regionale in Lombardia: ultimatum

Vittorio Sgarbi dovrà scegliere tra la carica di sottosegretario di Stato alla Cultura e quella di consigliere in Lombardia, ritenute incompatibili

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Giulia D'Aleo

GIORNALISTA

Scrive su importanti quotidiani nazionali, si occupa di attualità con una particolare attenzione rivolta a temi sociali, diritti, marginalità.

Troppi incarichi per Vittorio Sgarbi. Il Consiglio regionale della Lombardia ha dichiarato incompatibile la carica da consigliere lombardo con quella di sottosegretario di Stato alla Cultura. Sgarbi dovrà decidere quale mantenere entro 10 giorni. Ma non sembrano esserci dubbi sulle sue preferenze.

La decisione del Consiglio

A stabilire che la carica da consigliere lombardo ricoperta da Vittorio Sgarbi è ‘incompatibile’ con l’incarico di sottosegretario di Stato alla Cultura, è stato il Consiglio regionale della Lombardia in apertura della seduta di martedì 2 maggio.

La decisione è stata presa con voto segreto alla relazione del presidente della giunta delle elezioni, Luca Ferrazzi.

Vittorio Sgarbi nell’aula del Consiglio della regione Lombardia in occasione della prima seduta della nuova legislatura il 15 Marzo 2023

Al momento della votazione, il sottosegretario era assente in aula.

L’unica partecipazione è avvenuta durante prima riunione di insediamento dell’assemblea, quando aveva contestato la scelta di Francesca Caruso di Fratelli d’Italia come assessora alla Cultura, una nomina a cui Sgarbi aspirava e che aveva giudicato “politicamente sbagliata”.

Sgarbi, che era stato eletto nel ruolo di consigliere all’interno del gruppo Noi moderati, avrà adesso a disposizione 10 giorni di tempo per decidere quale ruolo mantenere.

Se non dovesse decidere in tempo, l’incarico decadrebbe automaticamente. Sia in caso di scelta volontaria che obbligata e dettata dal ritardo, al suo posto subentrerebbe in Consiglio per Noi Moderati Nicolas Gallizi, eletto nella circoscrizione di Milano.

Cosa aveva detto Sgarbi

Già prima del voto a Milano, Sgarbi aveva dichiarato di avere l’intenzione di dimettersi a favore del secondo in lista con Noi Moderati e di rimanere a Roma.

Dopo la convocazione della riunione dell’aula, che tra i punti all’ordine del giorno aveva proprio quello sulla sua incompatibilità, aveva dichiarato: “Lascerò a breve, appena mi chiedono che cosa voglio fare”.

L’unico motivo per cui il critico d’arte sarebbe rimasto in Lombardia, infatti, rinunciando al posto di governo, sarebbe stato un assessorato alla Cultura.

“Non avendo avuto la proposta, su cui potevo riflettere, di fare l’assessore invece che il sottosegretario a Roma è evidente che a breve tornerò a Roma” aveva detto Sgarbi.

Il sottosegretario non aveva mai nascosto come il ruolo da consigliere fosse insoddisfacente: “Ho la sensazione di inutilità. Forse fare l’assessore consente di inventare qualcosa, fare il consigliere regionale è un modo di avere un lavoro senza fare nulla di particolarmente significativo”.

La responsabilità della sua mancata nomina, per il sottosegretario, sarebbe stata “tutta della Ronzulli”.

Tutte le cariche di Sgarbi

Non si tratta degli unici due incarichi ricoperti da Sgarbi, che ne detiene, al momento, una decina in tutto. 

Oltre che sottosegretario alla Cultura e consigliere regionale lombardo, è anche sindaco di Sutri, assessore alla Cultura della vicina Viterbo, prosindaco di Urbino, commissario per le Arti di Codogno, presidente della Fondazione Ferrara arte, del Mart di Trento, del Mag di Riva del Garda e della Gypsotheca del Canova.

Fonte foto: ANSA

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