NOTIZIE
CRONACA NERA

Vigilessa Sofia Stefani uccisa, testimone inguaia Giampiero Gualandi: "Mi disse di dire così ai carabinieri"

Un testimone racconta gli attimi successivi alla morte della vigilessa Sofia Stefani: "Giampiero Gualandi mi disse: 'Di' che è partito un colpo"

Pubblicato:

Luca Mastinu

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista, scrive di cronaca nera e attualità. Muove i primi passi nel fact checking per poi appassionarsi al mondo dell'informazione. Collabora con altre testate e siti web, esperto di musica.

Giampiero Gualandi avrebbe indicato a un collega quali fossero le parole da usare nella telefonata al 112. È quanto ha riferito Michele Zampino, impiegato amministrativo e testimone, davanti alla Corte di Assise di Bologna dove si sta svolgendo il processo per la morte della vigilessa Sofia Stefani. Secondo Zampino, Gualandi gli avrebbe detto: “Di’ che è partito un colpo“.

Morte della vigilessa, parla un testimone

“Ad un certo punto sentimmo un tonfo“, inizia così la testimonianza di Michele Zampino, impiegato amministrativo del comando di polizia locale di Anzola (Bologna), di fronte ai giudici della Corte di Assise di Bologna nell’udienza di lunedì 17 marzo.

In quel drammatico 16 maggio 2024, quando Sofia Stefani (33 anni) fu colpita mortalmente da un proiettile partito dalla pistola di ordinanza di Giampiero Gualandi (64 anni), Michele Zampino fu tra le persone che accorsero dopo l’esplosione.

Giampiero Gualandi avrebbe suggerito cosa dire al 112 dopo lo sparo che ferì mortalmente la vigilessa Sofia Stefani

Dopo il tonfo, spiega Zampino, “ci guardammo, il tempo di guardarci e di dirigerci verso il corridoio e Gualandi uscì dal suo ufficio col cellulare in mano, era al telefono con il 118“. Poi Gualandi gli avrebbe chiesto “di chiamare il 112”, al che l’impiegato amministrativo gli domandò cosa avrebbe dovuto dire ai carabinieri.

“Lui mi disse: ‘Di’ che è partito un colpo’. E io chiamai i carabinieri col mio cellulare e dissi così”. In quel momento Zampino poteva vedere “la Stefani a terra nell’ufficio”.

Il processo contro Giampiero Gualandi

Il processo a carico di Giampiero Gualandi, unico imputato per la morte di Sofia Stefani, è iniziato il 17 febbraio presso la Corte d’Assise di Bologna. Gualandi, 64 anni, deve rispondere del reato di omicidio aggravato.

Secondo la sua versione Sofia Stefani sarebbe morta per un incidente dopo che un proiettile sarebbe partito per sbaglio mentre lui era impegnato a pulire la pistola. Il 17 marzo i giudici hanno ascoltato gli inquirenti intervenuti sul luogo della tragedia e le persone presenti all’interno del comando nel momento della morte di Sofia Stefani.

La morte di Sofia Stefani

I fatti risalgono al pomeriggio del 16 maggio 2024. Presso la Casa Gialla di Anzola dell’Emilia, dove ha sede il comando della polizia locale, Sofia Stefani e Giampiero Gualandi si erano incontrati per motivi da chiarire. Tra i due, in realtà, era in corso una relazione extraconiugale che l’ex comandante intendeva chiudere per salvare il suo matrimonio.

Improvvisamente dalla pistola di Gualandi partì un colpo che raggiunse Stefani in pieno volto, uccidendola. In quel momento nessuno assistette all’evento, ma all’interno del comando erano presenti altre persone che accorsero dopo aver udito il “tonfo” di cui Zampino ha parlato in aula. Gualandi spiegò che il colpo era partito per errore, un incidente avvenuto mentre era intento a ripulire la sua arma d’ordinanza.

Secondo l’accusa, in aula rappresentata dalla procuratrice aggiunta Lucia Russo, la morte di Sofia Stefani sarebbe stata tutt’altro che accidentale: Gualandi l’avrebbe uccisa durante una colluttazione scoppiata proprio per il suo desiderio di interrompere la relazione.

Fonte foto: Facebook Sofia Stefani / ANSA

© Italiaonline S.p.A. 2025Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963