Donne uccise da un mezzo agricolo: i punti oscuri della vicenda
Insieme alle due marocchine, in mezzo al campo, erano presenti altre persone: non hanno dato l'allarme e non sono state viste dal bracciante
La Procura di Lodi ha iscritto nel registro degli indagati, come atto dovuto, il bracciante 28enne che ha travolto con un mezzo pesante due donne in un campo di mais a Locate di Triulzi (Milano), uccidendole. Il reato ipotizzato è quello di omicidio colposo, ma la sua posizione potrebbe cambiare dopo che gli investigatori avranno eseguito i rilievi sul posto. Ne dà notizia il Corriere della Sera.
L’uomo, durante l’interrogatorio, avrebbe negato qualsiasi responsabilità, spiegando di non aver visto Sara El Jaafari e Hanan Nekhla, di origine marocchina e senza fissa dimora, che si trovavano all’interno del terreno. Il 28enne era a bordo di un mezzo agricolo utilizzato per spargere medicinali sulle coltivazioni.
Una delle donne sarebbe stata schiacciata dal mezzo, l’altra sarebbe invece morta per le esalazioni delle sostanze usate sul mais dopo una rapida e confusa chiamata al 112, per dare l’allarme. Serviranno l’autopsia e l’esame tossicologico per accertare le cause dei decessi.
Durante la chiamata ai Carabinieri, era stata usata la parola mietitrebbia, mentre in realtà il veicolo ha una funzione e soprattutto una struttura molto diverse.
Donne uccise da un mezzo agricolo: gli amici non hanno dato l’allarme
Non è chiaro quante persone si trovassero con le due quando è avvenuto l’incidente. Nel campo sono stati trovati altri telefoni cellulari, e l’ipotesi è che ci fosse un intero gruppo di senza fissa dimora che cercava rifugio per la notte in mezzo al mais, che in questo periodo è molto alto.
Proprio su questo si stanno concentrando le indagini di queste ore, e sulla possibilità che il 28enne potrebbe aver visto le persone fuggire al passaggio del mezzo, e magari intuire che altre potessero trovarsi ancora in mezzo alle coltivazioni.
Sospetto anche il fatto che nessuno dei compagni delle due marocchine, assistendo al tragico incidente o non vedendole più dopo la fuga, non abbia dato l’allarme.
Rimangono dunque molti i nodi da sciogliere nell’inchiesta avviata dalla Procura di Lodi, che potrebbe portare da una parte ad accuse più o meno pesanti nei confronti del bracciante e dall’altra all’iscrizione sul registro degli indagati, a vario titolo, anche gli amici di Sara El Jaafari e Hanan Nekhla, per cui sono iniziate le operazioni di ricerca e identificazione.