Terremoto in Turchia e Siria, perché il violento sisma ha spostato l'Anatolia di almeno tre metri
Il terremoto di magnitudo 7.8 avvenuto tra Turchia e Siria la notte tra il 5 e il 6 febbraio ha spostato il suolo dell'Anatolia di almeno tre metri
Nella notte fra il 5 e il 6 febbraio il suolo dell’Anatolia si è spostato di almeno tre metri. È il segno della potenza devastante del terremoto di magnitudo 7.8 avvenuto fra il Sud-Est della Turchia e il Nord della Siria. Uno degli eventi sismici più violenti mai registrati nell’area, che ha ucciso oltre 5 mila persone.
- Il terremoto ha spostato l'Anatolia di almeno tre metri
- Perché il terremoto ha spostato l'Anatolia di almeno tre metri
- Uno dei terremoti più violenti della storia della Turchia
- I paragoni con i terremoti italiani
Il terremoto ha spostato l’Anatolia di almeno tre metri
La scossa, seguita da centinaia di repliche, diverse anche di notevole intensità, è stata registrata dai sismografi di tutto il mondo. Il professor Carlo Doglioni, presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), ha spiegato all’Ansa che si è trattato di uno scivolamento orizzontale, quindi sullo stesso piano di una placca su un’altra.
A causa del terremoto il suolo dell’Anatolia si è spostato di almeno tre metri verso sud-est, verso la Siria. Doglioni ha spiegato che lo spostamento di tre metri è solo una prima stima, misure più precise “saranno disponibili non appena avremo i dati satellitari”.
Perché il terremoto ha spostato l’Anatolia di almeno tre metri
Il terremoto è avvenuto in un’area altamente sismica, la più pericolosa del Mediterraneo, dove si incrociano quattro placche – Anatolica, Arabica, Euroasiatica e Africana – che si scontrano di continuo.
Ad attivarsi nella notte tra il 5 e il 6 febbraio è stata una delle due grandi faglie che attraversano la Turchia, quella Sud-Est anatolica. A causare l’evento sismico lo scivolamento orizzontale della placca Anatolica verso Sud-ovest rispetto alla placca Arabica.
Il movimento del suolo ha coinvolto una zona lunga 190 chilometri e larga 25 ed ha provocato una sequenza che ha raggiunto i due picchi più intensi a distanza di nove ore uno dall’altro.
La faglia “è probabilmente arrivata a deformare la costa. Si sono infatti osservate anomalie nel livello del mare in tre punti, in Turchia e a Cipro, che hanno fatto scattare l’allerta Tsunami“, ha spiegato Alessandro Amato, sismologo e direttore del Centro Tsunami dell’Ingv.
Uno dei terremoti più violenti della storia della Turchia
Il terremoto di magnitudo 7,8 avvenuto fra Turchia e Siria è stato uno dei più violenti registrati in quelle zone, il quarto a partire dal 1668.
In quell’anno, infatti, la Turchia venne scossa da due fortissimi eventi sismici: il primo di magnitudo 7,8 arrivò a luglio e provocò un numero di vittime stimato fra 5.000 e 10.000; il secondo, di magnitudo 8, a metà agosto uccise circa 8.000 persone.
La Turchia è un Paese ad alto rischio sismico e nella sua storia si contano decine di terremoti di magnitudo uguale o superiore a 7. Quello del 6 febbraio è il terzo del nuovo millennio, dopo quello di magnitudo 7,2 del 2011 e quello di magnitudo 7 del 2020.
I paragoni con i terremoti italiani
Con una magnitudo di 7.8 della scala Richter il sisma avvenuto tra Turchia e Siria è stato mille volte più potente di quello di Norcia e Amatrice nel 2016. E trenta volte più forte di quello dell’Irpinia del 1980. Questo perché la magnitudo viene calcolata secondo una scala logaritmica nella quale all’aumento di ogni grado corrisponde l’aumento di un fattore 30.
“Teoricamente queste magnitudo in Italia non dovrebbero arrivare, non abbiamo evidenze per dire che da noi ci saranno delle scosse”, ha dichiarato Doglioni.
Uno degli eventi sismici italiani più devastanti, il terremoto di Messina del 1908, aveva raggiunto una magnitudo di 7.1.