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Stefania Battistini ricercata in Russia, l'ambasciatore convocato da Tajani accusa la giornalista Rai

L'ambasciatore ha risposto alla convocazione di Antonio Tajani sul caso di Stefania Battistini ricercata in Russia. "Giornalisti rispettino le regole"

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Gabriele Silvestri

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista, esperto di media, scrive di cronaca, politica e attualità. Laureato in comunicazione alla Sapienza, si è affermato come autore e conduttore di TG e programmi giornalistici. Collabora con diverse redazioni online, emittenti televisive e radiofoniche.

Arriva la risposta piccata da parte dell’ambasciatore Alexey Paramonov dopo la convocazione da parte del Ministro degli Esteri Antonio Tajani in merito alla questione che investe la giornalista Rai Stefania Battistini, ufficialmente inclusa fra i soggetti ricercati in Russia. Paranomov ha sostanzialmente respinto al mittente la reazione di “sorpresa” espressa dalla Farnesina, affermando che la libertà di stampa viene protetta da Mosca purché i cronisti rispettino le regole.

L’ambasciatore russo su Stefania Battistini

C’è poco da stupirsi, quindi, per l’ambasciatore Alexey Paramonov riguardo alla presenza della giornalista Rai Stefania Battistini tra i ricercati in Russia.

Secondo Mosca, gli inviati sarebbero entrati “illegalmente” a Kursk, prendendo parte a operazioni con truppe ucraine in un’azione definita “terroristica”.


La giornalista Rai Stefania Battistini

La risposta di Paramonov a Tajani

L’ambasciatore Alexey Paramonov era stato invitato, su richiesta del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a riferire alla Farnesina sulla questione di Stefania Battistini iscritta fra i ricercati di Mosca.

“La Russia tratta con grande riguardo i giornalisti e gli operatori dei media che nell’ambito della loro attività professionale si trovano a operare in zone geografiche ad alto rischio, come ad esempio nelle zone di conflitto, ma che lo fanno nel rispetto delle regole e della prassi esistente” ha affermato Paramonov.

I diplomatici russi, inoltre, sottolineano il proprio “vivo auspicio di rivolgere l’attenzione alle formazioni armate controllate dal regime di Kiev, le quali danno intenzionalmente la caccia ai giornalisti che si trovano legalmente nei territori interessati dalle ostilità”.

La rivendicazione dei giornalisti russi morti in Ucraina

“Dall’inizio dell’Operazione Militare Speciale più di 30 giornalisti sono morti per mano di tali formazioni militari” ha sottolineato l’ambasciata russa.

“Solo nel 2024, a seguito di attacchi mirati ai giornalisti e condotti dalle Forze armate ucraine con l’uso di droni, hanno perso la vita l’inviato di guerra della testata russa Izvestija Semën Eremin, il fotoreporter del portale di informazione russo News.ru Nikita Tsitsagi e uno dei cameraman della troupe del canale televisivo russo NTV Valerij Kožin“.

L’ambasciata russa cita il caso di Mattia Sorbi

La rappresentanza diplomatica russa ha ricordato che, nel marzo 2022, alcuni giornalisti italiani accreditati in Russia ricevettero il permesso di visitare le aree coinvolte nell’Operazione Militare Speciale, ma la Rai impedì loro di svolgere il proprio lavoro senza ulteriori spiegazioni.

“A testimoniare la grande attenzione rivolta agli aspetti umanitari propri dell’attività dei giornalisti” ricorda l’ambasciata “c’è anche l’episodio del salvataggio da parte dei soldati russi del giornalista italiano Mattia Sorbi, rimasto ferito durante un’esplosione mentre si trovava in un campo minato ucraino nella regione di Kherson e abbandonato al suo destino dalle Forze armate ucraine”.

“In quell’occasione i militari e i medici russi misero a rischio la propria vita per trarre in salvo Mattia Sorbi portandolo via da quella zona di pericolo, e si assicurarono di fornirgli cure mediche in un ospedale russo” ricordano i diplomatici. “In seguito, il giornalista fu trasferito fino alla località di Mineral’nye Vody e poi riportato in Italia, a Milano, con un volo di evacuazione in accordo con le autorità italiane”.

Fonte foto: ANSA

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