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CRONACA NERA

Spunta il movente nell'omicidio di Mahmoud Sayed: i killer confessano, avevano paura di perdere i clienti

Svolta nel caso dell'omicidio del 19enne egiziano: i carnefici hanno confessato il delitto

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Mirko Vitali

GIORNALISTA

Giornalista esperto di politica e attualità, attento anche ai temi economici e alle dinamiche del mondo dello spettacolo. Dopo due lauree umanistiche e il Master in critica giornalistica, lavora e collabora con diverse testate e realtà editoriali nazionali

Credevano che il mare inghiottisse il cadavere barbaramente mutilato di Mahmoud Sayed Mohamed Abdalla, invece le correnti hanno restituito il corpo decapitato e senza mani del 19enne egiziano. Gli inquirenti hanno poi svolto un lavoro certosino risalendo ai carnefici del giovane: Abdelwahab Ahmed Gamal Kamel, 27enne conosciuto come Tito, e Mohamed Ali Abdelghani Ali, detto Bob, 26 anni, datore di lavoro e socio della barberia “Aly Barber Shop” di via Merano, a Sestri Ponente, dove Sayed aveva lavorato.

Perché Sayed Mohamed Abdalla è stato ucciso

Sayed è stato ucciso a coltellate, nascosto in una valigia, mutilato in spiaggia e lasciato nel fiume Entella, a Chiavari. I suoi carnefici hanno confessato dopo essere stati messi all’angolo dagli inquirenti in un interrogatorio lungo sette ore.

‘Tito’ e ‘Bob’ hanno confermato di aver ucciso Sayed, incolpandosi a vicenda e provando a far passare il delitto come incidente. Chi indaga non crede alla versione dell’incidente. Ciò su cui sono d’accordo i due egiziani è il movente, che si racchiude nella “paura che Sayed, nel lasciare il lavoro, venisse seguito dai clienti”.

La vittima aveva deciso di lasciare quel lavoro da barbiere poiché non guadagnava abbastanza denaro per aiutare i genitori rimasti in Egitto. Una scelta che i suoi datori di lavoro non hanno digerito. Poi la follia dell’uccisione del ragazzo. Cruciali nelle indagini per risolvere il caso le telecamere di sorveglianza che si trovano nei vicoli genovesi ed alcuni testimoni.

La confessione alla pm

La pm Daniela Pischetola ha indagato i due egiziani per omicidio aggravato in concorso e distruzione di cadavere. Crollati nell’interrogatorio, hanno spiegato che Sayed viveva da qualche mese nel retrobottega del negozio assieme ad altri dipendenti. A mandare su tutte le furie i datori di lavoro il fatto che il ragazzo aveva deciso di licenziarsi in quanto aveva trovato lavoro a Pegli, con uno stipendio più vantaggioso.

‘Bob’ e ‘Tito’ hanno provato a mandare in fumo i piani di Sayed andando a minacciare il titolare della barberia concorrente che lo voleva ingaggiare. Non avendo ottenuto il risultato sperato, lo hanno ammazzato brutalmente.

Hanno chiesto al giovane di andare nel retrobottega e, al termine di una colluttazione, hanno afferrato un coltello e un punteruolo, colpendolo mortalmente a cuore, fegato e stomaco.

Il viaggio in taxi e lo smembramento del corpo

Hanno quindi messo il cadavere in una valigia e, con un taxi, hanno raggiunto Chiavari dove hanno smembrato il corpo in spiaggia, nei pressi della foce del fiume Entella. Gli hanno tagliato prima la testa e poi le mani, gettandone i resti in mare.

Credevano che le acque inghiottissero il loro delitto e invece lo hanno fatto riaffiorare. Resta da trovare la testa del giovane egiziano, ma è probabile che quella sia davvero stata inghiottita per sempre dal mare. Le mani invece sono state rinvenute in due punti diversi ma non distanti della spiaggia.

Fonte foto: ANSA/Comunità Il Ce.Sto di Genova

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