Renzi e Boschi rinviati a giudizio per l'inchiesta Open: la reazione del leader di Italia Viva
Fondazione Open: Matteo Renzi, Maria Elena Boschi, Luca Lotti e Marco Carrai rinviati a giudizio. Udienza preliminare fissata il 4 aprile
La procura di Firenze ha chiesto il rinvio a giudizio per 11 persone tra cui Matteo Renzi, Luca Lotti, Maria Elena Boschi, Marco Carrai e Alberto Bianchi nell’ambito dell’inchiesta sul finanziamento illecito alla Fondazione Open, che in passato organizzava le Leopolde ‘renziane’.
Al centro delle indagini l’ipotesi di finanziamento illecito ai partiti. I magistrati hanno ipotizzato anche per alcuni indagati, Lotti e Bianchi, a vario titolo i reati di corruzione e traffico di influenze illecito.
Renzi, Boschi e Lotti rinviati a giudizio: il 4 aprile fissata l’udienza preliminare
Il giudice ha fissato l’udienza preliminare per il 4 aprile. La richiesta di processo della procura guidata da Giuseppe Creazzo riguarda 11 persone, tra politici e imprenditori e 4 società tra cui la British tobacco e la Toto costruzioni.
Fondazione Oper, i nomi degli altri indagati e le accuse
Con loro rischiano il processo gli imprenditori: Patrizio Donnini, Riccardo Maestrelli, Pietro Di Lorenzo, Alfondo Toto e i manager della British American Tobacco Giovanni Carucci e Carmine Gianluca Anzalone.
Di fatto la richiesta della procura riguarda l’intero Giglio magico: il reato di finanziamento illecito viene contestato ai vertici della Fondazione (Renzi, Luca Lotti, Maria Elena Boschi, Marco Carrai e l’avvocato Alberto Bianchi), insieme ad alcuni imprenditori – tra cui Alfonso Toto e Riccardo Maestrelli- che avevano donato cospicue somme di denaro a Open.
Il procuratore aggiunto Luca Turco e il pm Antonino Nastasi ipotizzano anche due episodi di corruzione a carico di Luca Lotti, che si sarebbe speso – in cambio di finanziamenti a Open – per favorire “disposizioni normative” in linea con gli interessi di Toto costruzioni generali spa e American British Tobacco; anche le due società sono finite nell’inchiesta, insieme con lo stesso Alfonso Toto e a Giovanni Carucci e Carmine Gianluca Ansalone, vice presidente del consiglio di amministrazione e responsabile dell’ufficio relazioni esterne della Bat.
Indagato anche il manager Piero Di Lorenzo e la sua Irbm, l’azienda che ha prodotto il vaccino AstraZeneca con l’università di Oxford. Di Lorenzo, per gli inquirenti, avrebbe dato 130 mila euro alla Fondazione così da avere l’ok della politica su alcuni progetti, tra i quali il finanziamento di un consorzio partecipato da Irbm per la realizzazione “di una tv scientifica su piattaforma digitale e satellitare”.
Inchiesta Open, i movimenti di denaro all’interno della Fondazione
Il lavoro di chi indaga era iniziato dalla plusvalenza da quasi un milione di euro che l’imprenditore Patrizio Donnini – indagato anche per corruzione e finanziamento illecito – avrebbe ricavato con la cessione a Renexia (del gruppo Toto) di cinque società inattive ma autorizzate alla produzione di energia eolica.
Analizzando gli intrecci tra il Gruppo Toto e l’allora Pd renziano, gli inquirenti hanno messo la lente di ingrandimento su un movimento di ingenti somme di denaro. Movimento ritenuto sospetto – 700 mila euro che Toto avrebbe versato a Bianchi per una consulenza relativa a un contenzioso da 75 milioni con Autostrade. Si è poi venuti a conoscenza che parte dei soldi erano stati verso la Fondazione e pure al comitato per la riforma costituzionale (che fu bocciata al referendum).
Sempre secondo quanto formulato dagli investigatori, tra il 2012 e il 2018 la Fondazione avrebbe ricevuto “in violazione della normativa” 7,2 milioni di euro, spesi in parte, sempre stando a quanto sostengono gli inquirenti, per sostenere direttamente l’attività politica di Renzi e del cosiddetto Giglio Magico.
Matteo Renzi, inchiesta Open: “Non ho commesso reati”
“Io non ho commesso reati, spero che i magistrati fiorentini possano in coscienza dire lo stesso. Nella giornata di oggi è stata fissata l’udienza preliminare per il processo Open che si terrà il giorno 4 aprile. Si tratta di un atto scontato e ampiamente atteso che arriva ad anni di distanza dai sequestri del novembre 2019 poi giudicati illegittimi dalla Corte di Cassazione”, Così una nota dell’ufficio stampa di Renzi.
“Finalmente – aggiunge la nota – inizia il processo nelle aule e non solo sui media. E i cittadini potranno adesso rendersi conto di quanto sia fragile la contestazione dell’accusa e di quanto siano scandalosi i metodi utilizzati dalla procura di Firenze. È utile ricordare a questo proposito che la richiesta è stata firmata dal Procuratore Creazzo, sanzionato per molestie sessuali dal CSM; dal Procuratore Aggiunto Turco, che volle l’arresto dei genitori di Renzi poi annullato dal Tribunale della Libertà e dal Procuratore Nastasi, accusato da un ufficiale dell’Arma dei Carabinieri di aver inquinato la scena criminis nell’ambito della morte del dirigente MPS David Rossi. Questi sono gli accusatori”.
E ancora “Il senatore Renzi nelle scorse settimane aveva chiesto di essere interrogato dopo che i PM avessero risposto alle istanze della difesa. Tale risposte non sono mai arrivate. Per questo nelle prossime settimane la difesa del senatore Renzi si riserva di produrre memorie difensive in vista dell’udienza preliminare anche prima del dibattito parlamentare in Senato sul conflitto di attribuzione che si terrà ragionevolmente nel mese di marzo”.
“Nella giornata di oggi intanto il senatore Matteo Renzi ha provveduto a firmare una formale denuncia penale nei confronti dei magistrati Creazzo, Turco, Nastasi. L’atto firmato dal senatore sarà trasmesso alla Procura di Genova, competente sui colleghi fiorentini, per violazione del’articolo 68 Costituzione, della legge 140/2003 e dell’articolo 323 del codice penale. Renzi ha chiesto di essere ascoltato dai PM genovesi riservandosi di produrre materiale atto a corroborare la denuncia penale contro Creazzo, Turco, Nastasi”, conclude il comunicato.