Raggi ancora candidata a Roma: i retroscena e i dubbi di Di Maio
Resistenze tra una grossa frangia dei 5 Stelle per la ricandidatura di Virginia Raggi. Di Maio lascia intendere la sua posizione e poi rettifica
Ci sarebbero grossi dubbi sulla seconda candidatura di Virginia Raggi alla carica di sindaco di Roma. La prima cittadina non sarebbe disposta a scendere a compromessi e allearsi con il Pd, come una grossa frangia del Movimento 5 Stelle vorrebbe, per confermare la coalizione di governo e portarla anche sul territorio. Lo rivela l’Agi, sottolineando l’importanza dell’esito delle amministrative della Capitale e di Milano, Torino, Bologna e Napoli per rafforzare – o indebolire – l’esecutivo.
“Dobbiamo investire in sindaci che siano in sintonia con la coalizione di governo”. Lo ha tuonato Luigi Di Maio, che a Mezz’ora in più, su Rai 3, ha dichiarato che “in questo Governo si lavora bene. Abbiamo un buon rapporto con Nicola Zingaretti, Dario Franceschini e Roberto Gualtieri. La mia idea è fare un’alleanza programmatica nelle grandi città, così come si è fatta nel Governo, e dovremo fare al più presto un tavolo nazionale. Io non mi fossilizzerei sul singolo nome, noi dovremo affrontare insieme il tema di tutte le città senza scaricare nessuno”.
L’ex ministra per il Sud Barbara Lezzi, vicina alle idee granatiche di Alessandro Di Battista riguardo la gestione del M5s, ha sostenuto che “non si tratta di fossilizzarsi” su un nome, ma di “coerenza. Virginia Raggi merita il rispetto di tutti”. Lo staff del ministro degli Esteri ha così dovuto precisare che Luigi Di Maio “ha sostenuto e sostiene la sindaca. Troviamo becera la strumentalizzazione delle sue parole molto chiare e nitide”.
Secondo quanto rivela Agi, la prossima mossa di Carlo Calenda potrebbe essere determinante tanto per il Partito Democratico quanto per i pentastellati: se dovesse correre alle primarie dem, e vincerle, sarebbe un candidato troppo lontano dalle idee del Movimento per poter ricevere i voti dei 5 Stelle. A centrodestra invece si ricorrono voci di candidature più popolari, come quella di Massimo Giletti, per una corsa al Campidoglio quanto mai difficile e segnale dell’umore politico nazionale.