Psichiatra che giudicò Alessia Pifferi capace di intendere e di volere attacca in aula le psicologhe indagate
Al processo su Alessia Pifferi parla lo psichiatra che ha giudicato la donna capace di intendere e di volere: l'attacco alle psicologhe
È stato “inappropriato” l’intervento svolto dalle psicologhe del carcere di San Vittore su Alessia Pifferi, la donna a processo per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana di 18 mesi. Lo ha detto in aula lo psichiatra che ha giudicato la donna capace di intendere e di volere.
- Caso Pifferi, perito ascoltato in aula
- Psichiatra attacca le psicologhe indagate
- Alessia Pifferi, il ritratto fatto dal perito in aula
Caso Pifferi, perito ascoltato in aula
Nell’udienza di lunedì 4 marzo del processo a carico di Alessia Pifferi, la donna imputata per l’omicidio pluriaggravato della figlia, è stato ascoltato dai giudici lo psichiatra forense Elvezio Pirfo, l’esperto nominato dalla Corte d’assise di Milano che ha effettuato la perizia psichiatrica sulla donna.
Una udienza che si è svolta in un clima molto teso, dopo il fascicolo aperto dal pm Francesco De Tommasi che vede indagate la legale di Pifferi, l’avvocata Alessia Pontenani, e due psicologhe del carcere che seguivano la 38enne.
Come riporta Ansa, la difesa ha chiesto un rinvio per la discussione della perizia che ha trovato Pifferi in grado di sostenere il processo e capace di intendere di volere.
La richiesta di rinvio è stata accolta dai giudici della corte d’Assise di Milano, dopo l’esame della relazione dello psichiatra. Si torna dunque in aula il prossimo 15 marzo.
Psichiatra attacca le psicologhe indagate
Ascoltato dai giudici, lo psichiatra Elvezio Pirfo ha attaccato le due psicologhe del carcere di San Vittore che seguivano Alessia Pifferi, affermando che “l’intervento delle due psicologhe a mio avviso non era appropriato“.
Secondo il perito il test di Wais, l’esame condotto su Pifferi in carcere che ritenne il quoziente intellettivo della donna pari a quello di una bambina piccola, è “non attendibile né utilizzabile”, perché contiene “parzialità” come ad esempio l’assenza, rispetto al protocollo, delle spiegazioni delle modalità in cui è avvenuto.
Per l’esperto non è possibile stabilire se Alessia Pifferi sia stata influenzata o suggestionata dalle due psicologhe, in quanto i colloqui non sono stati videoregistrati.
Ma, ha aggiunto, Pifferi “usa spesso delle parole e delle espressioni tipicamente psicologiche”, dimostrando capacità di apprendimento, di comprendere e riutilizzare le parole delle psicologhe.
Alessia Pifferi, il ritratto fatto dal perito in aula
Come riporta Repubblica, il ritratto di Alessia Pifferi che lo psichiatra restituisce è quello di una persona che si sente “perennemente inadeguata” e con una “confusione identitaria“, con dei “deficit di natura neuropsicologica” ma non cognitivi.
Il perito parla di apatia, di distanza emotiva e affettiva. E di alessitimia, cioè la difficoltà nel riconoscere e gestire le emozioni.
Secondo l’esperto nella 38enne la dimensione di madre è “secondaria”, Alessia Pifferi avrebbe vissuto la maternità “come obbligo o fatica, non che gratifica o rende compiuta una persona”.