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Polemica per i bagni no-gender in un liceo a Trieste, la preside della scuola: "Tutela e rispetto di tutti"

La preside del liceo scientifico Galilei di Trieste ha avviato una "proposta organizzativa" che prevede la dotazione di bagni no-gender. Le reazioni della politica

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Alberto Cantoni

GIORNALISTA

Giornalista professionista. Scrive di cronaca e attualità, ma le passioni più grandi sono la tecnologia e l’innovazione. Dopo una laurea in Comunicazione e un master in Giornalismo muove i primi passi nelle redazioni di alcune testate nazionali tra Milano e Roma. Attualmente collabora con diverse realtà editoriali.

Fa scalpore la sperimentazione avviata al liceo scientifico Galilei di Trieste, dove la nuova dirigente scolastica dell’istituto ha avviato una “proposta organizzativa” che prevede la dotazione di bagni no-gender, ovvero senza distinzione tra maschi e femmine. L’iniziativa ha suscitato diverse polemiche, con reazioni dure da parte dell’Ufficio scolastico regionale e dell’assessorato.

La proposta di bagni no-gender in un liceo a Trieste

I servizi igienici senza indicazione di sesso sono in fase sperimentale in un piano della sede centrale della scuola superiore triestina, che conta 44 classi e quasi 1000 alunni in totale.

L’obiettivo, ha spiegato la preside a Repubblica, è “garantire la tutela e il rispetto di tutti“.

Poi la precisazione: “Se le ragazze mi dicessero che la soluzione non le fa sentire a loro agio o è poco funzionale, sono pronta a fare marcia indietro“.

Il liceo nei prossimi mesi avvierà anche “momenti di formazione” dedicati a stereotipi e discriminazioni per il collegio docenti.

Le reazioni della politica

“Non penso che il bagno senza genere sia una delle priorità dei nostri ragazzi e ragazze, penso sia una misura molto ideologica”, ha dichiarato a proposito della vicenda il presidente del Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga.

Della stessa opinione del governatore anche la dirigente dell’Ufficio scolastico regionale, Daniela Beltrame, che ha definito “ridicolo” coniugare la discriminazione ai servizi igienici.

“Stupisce che una dirigente appena insediata ritenga prioritario intervenire non sull’offerta formativa o sulla didattica, ma utilizzi il serissimo tema dei diritti per un’iniziativa che lascio agli studenti e ai genitori valutare”, ha fatto sapere l’assessore regionale all’Istruzione Alessia Rosolen.

Di diverso avviso, invece, la consigliera regionale del Patto per l’Autonomia-Civica Fvg Giulia Massolino: “Una tale levata di scudi a fronte di una più che legittima sperimentazione, mossa da un obiettivo di inclusione, è davvero anacronistica nel 2024. Il fatto che la Regione intervenga anche per decretare chi possa entrare o meno nei bagni di una scuola è incommentabile. Dov’è l’autonomia scolastica?”.

Il precedente della Bocconi

Anche l’Università Bocconi di Milano, già da tempo, ha aperto ai bagni gender neutral.

L’iniziativa era stata avviata dopo un dialogo tra l’ateneo e Samuele Appignanesi, presidente dell’associazione arcobaleno Best Bocconi.

Successivamente, a febbraio 2024, era stata diffusa la notizia di una sospensione di 6 mesi per 3 studenti dell’Università che avevano pubblicato sui social una serie di commenti ironici ritenuti “offensivi” e “discriminatori” nei confronti dell’iniziativa. Non si esclude che nel mirino dell’ateneo fossero finiti anche altri commenti “provocatori e offensivi verso persone con disabilità“.

Fonte foto: 123RF

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