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Perché la Bce ha alzato i tassi e quali sono le possibili conseguenze: dall'inflazione ai mutui

La Banca centrale europea ha annunciato un nuovo aumento dei tassi d'interesse per contrastare la corsa dell'inflazione: gli effetti sui mutui

Pubblicato:

Marco Vitaloni

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista esperto di politica e con una passione per tecnologia e innovazione, scrive quotidianamente di cronaca e attualità. Marchigiano, studi in Comunicazione, collabora con diverse realtà editoriali locali e nazionali.

La Banca centrale europea ha deciso giovedì 16 marzo di alzare i tassi d’interesse di mezzo punto percentuale (+0,5%). Ennesimo rialzo che fa parte della strategia della Bce per contrastare la corsa dell’inflazione nell’area dell’euro, deciso nonostante le turbolenze registrate nel settore bancario.

Il nuovo rialzo

Secondo quanto deciso dal consiglio direttivo della Bce, con questo nuovo rialzo il tasso sui rifinanziamenti principali sale al 3,50%, quello sui depositi al 3% e quello sui prestiti marginali al 3,75%.

Si tratta dell’ennesimo aumento deciso dalla Bce negli ultimi mesi per frenare l’aumento dell’inflazione, che spinge i tassi d’interesse di riferimento a livelli mai così alti dal 2008.

La Banca centrale europea aveva iniziato ad aumentare i tassi la scorsa estate, +0,5% il 27 luglio. Poi una serie di rialzi nei mesi successivi: 14 settembre (+0,75%), 2 novembre (+0,75%), 21 dicembre (+0,5%) e 2 febbraio (+0,5%).

Perché la Bce ha alzato i tassi d’interesse

Confermate dunque le previsioni di analisti e mercati: nessuna frenata alla stretta monetaria decisa dalla Bce per contrastare l’inflazione, nonostante le turbolenze che stanno investendo il settore bancario in seguito al fallimento di alcune banche statunitensi e la crisi di Credit Suisse.

La decisione della Bce di alzare i tassi è stata presa “a larga maggioranza” e sono stati contrari “3-4 componenti del board” che “volevano più tempo per monitorare la situazione”, ha spiegato la presidente della Bce Christine Lagarde in conferenza stampa.

La presidente della Bce Christine Lagarde

Questa volta però c’è stata una prima frenata sulle intenzioni della Banca centrale europea riguardo a futuri aumenti dei tassi. La Bce infatti non ha voluto preannunciare le prossime mosse, a differenza di quanto fatto le volte scorse.

“L’elevato livello di incertezza rafforza l’importanza di un approccio dipendente dai dati nelle decisioni sui tassi d’interesse”, si legge nel comunicato della Bce.

Il commento di Christine Lagarde

Lagarde ha spiegato che il sistema bancario europeo è più solido e meglio preparato rispetto al 2008, quando la crisi di liquidità bancaria partita negli Stati Uniti contagiò l’Europa. Dunque al momento, nonostante le turbolenze nei mercati, non c’è motivo per cambiare la strategia seguita fin qui per contenere l’inflazione.

La presidente della Bce ha  poi rassicurato sul fatto che la Banca centrale europea “dispone di tutti gli strumenti necessari per fornire liquidità a sostegno del sistema finanziario dell’area dell’euro, qualora ve ne sia l’esigenza, e per preservare l’ordinata trasmissione della politica monetaria”.

L’inflazione

Il nuovo rialzo dei tassi è stato deciso dalla Banca centrale europea per contrastare l’inflazione, che “dovrebbe rimanere troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato”.

Secondo le nuove stime della Bce “l’inflazione si collocherebbe in media al 5,3% nel 2023, al 2,9% nel 2024 e al 2,1% nel 2025″. L’inflazione al netto dei beni energetici e alimentari ha continuato ad aumentare anche a febbraio, gli esperti della Bce si attendono una media del 4,6% nel 2023, un “livello più elevato di quello anticipato nelle proiezioni di dicembre”.

Le conseguenze sui mutui

I tassi della Bce riguardano il costo che le banche pagano per scambiarsi tra di loro denaro depositato presso la Banca centrale e a cascata finiscono per influenzare il costo dei vari finanziamenti attivati dagli istituti bancari.

A farne le spese saranno le famiglie e le imprese, che si troveranno davanti a finanziamenti più costosi e a maggiori difficoltà nell’accesso al credito. Per le famiglie l’effetto più diretto e misurabile è l’aumento del costo delle rate sui mutui a tasso variabile.

L’aumento dei tassi comporta di solito l’incremento di pari entità di Euribor e Eurirs, i due indici di riferimento dei tassi di interesse sui mutui. In concreto, un aumento dello 0,5% comporta circa 40 euro in più al mese ogni 100 mila euro per i mutui di nuova stipula.

Per i finanziamenti in corso invece l’entità dell’aumento dipende da vari fattori, in primis il tasso iniziale del mutuo, la durata e i debiti residui.

Fonte foto: ANSA

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